E’ successo ieri l’altro: prima decapitato, poi aperto nel mezzo e infine divelto dalla base. Esigenze di ammodernamento, di adeguamento ai tempi. Pazienza. Il molo di levante va raddrizzato e allungato, per dare più acqua  agli ormeggi e per proteggere la parte di ponente del porto, dalle insidie del grecale e dello scirocco. Più spazio, più barche, e traghetti più lunghi e larghi e alti; e più auto, bus, camper, tir, cisterne; e più gente, tanta gente, folle addirittura sulle poche spiaggette incapaci di contenerle tutte. Lo vogliono i tempi. Solo nella stagione “alta”, però: nel resto dell’anno il molo più lungo e il porto più ampio aumenteranno le dimensioni del vuoto e del silenzio e dell’abbandono cui l’Isola, in quei lunghi mesi è, da molti anni, condannata. Sulla punta del molo allungato ci faranno un altro faro. Speriamo bene.
Quello ora demolito lo avevo visto, per la prima volte, quarantadue anni fa, di primavera. Mia moglie aveva dato un anticipo di 500.000 lire per l’acquisto di due camere in un’isola sconosciuta, da qualche parte del mare di Toscana. Andavamo appunto a vedere di cosa si trattava, a bordo del piccolo e agile “Aegilium”. Ecco dunque la sagoma montagnosa del Giglio e poi il Faro Rosso che ci viene incontro, ci passa sulla sinistra e scopre la vista dell’arco di case multicolori dietro la spiaggia del porto. Un incanto!. Poi l’ormeggio al molo e lo sbarco fra tanti ragazzini che chiedono di portaci le valigie.
Da allora siamo tornati ogni anno, anzi ogni mese di ogni anno. Tanti gli anni, tante le cose avvenute sotto gli sguardi di vetro di quella gigantesca sentinella ( o un Santo protettore?) ammantata di rosso: alla sua base, tra il sedile tondo di pietra e la ringhiera di questo    speciale balcone, o pulpito o belvedere, esposto al mare da ogni lato. Sempre tanta gente, ricordo, vi si è assiepata.
A seguire le regate a S. Lorenzo, sotto il controllo di Costanzo;
A guardare il “Rio Marina” che ruota, per ormeggiare al pontile, legato alla grossa tonda,boa metallica, gestita  dall’inseparabile duo Umbertino (Rèfola) e Peppe (Camomilla Kid);
A protestare, con il blocco del porto, per Freda e Ventura indesiderati “coatti” (Ci rimisero i   meno responsabili);
A respirare il brivido e il salso delle sciroccate; a fare lo”struscio” nelle belle serate;
A guardare Campodonico che, ogni sera, col suo passo un poco strascicato, andava ad accenderlo, fra un mugugno e l’altro;
E quanta gente a salutare amici e parenti in partenza o in arrivo col traghetto: per anni lo hanno fatto le nostre figlie, quando noi tornavamo al lavoro e poi lo hanno fatto anche i figli delle figlie.
E quelli che, dalla rotonda, scendevano al mare, per insidiare le boghe o le occhiate; l’ho fatto molte volte, con Lucio o con Toni o con entrambi;
E le coppiette appartate, col buio e la complicità della notte;
E infine, sul suo ampio corpo tondo quanti esercizi poetici o letterari: scritte di ogni colore e dimensione e significato: scritte dolci d’amore, o sfottimenti o inviti o insulti o sconvenienze goliardiche. Tutti segni indelebili, eterni, fino al crollo dell’altro ieri.
Addio vecchio Faro Rosso che, oltre tutto, hai soddisfatto centinaia di bisogni impellenti, come da sempre ci era rivelato dal noto, acuto, caratteristico odore di pipì.

Uno dei tanti