L'organo dell'Arcipretura di San Pietro e Paolo in Giglio Castello
Agli inizi della seconda metà dell'ottocento un' apposita deputazione composta dai maggiorenti gigliesi dell'epoca decise di dotare la chiesa parrocchiale di Giglio Castello di un nuovo organo a canne, degno del decoro e dell'importanza della principale chiesa dell'isola. Per la fornitura del suddetto strumento si decise di rivolgersi alla ditta Tronci di Pistoia, celebre fabbrica di organari toscani fondata nel '700 che, come impresa familiare, interessò ben cinque generazioni, fino ai primi del 1900 e che raggiunse il massimo della fama nel 1903 con la costruzione del grande organo per la chiesa degli Olandesi Alemanni di Livorno definito, all'epoca, come il migliore della Toscana, ditta che esiste ancora e produce piatti musicali con il nome di UFIP.
Il rappresentante di tale ditta che a noi interessa è Luigi Tronci, vissuto dal 1823 al 1911.
Il contratto per la costruzione del nuovo organo fu stipulato all'isola del Giglio il 23 febbraio 1852 e sottoscritto da Luigi Tronci, Giuseppe Aldi, Antonio Brizzi, Daniele Brizzi, Francesco Baffigi, Stefano Rosa, Francesco Mai e Stefano Aldi. Nelle intenzioni dei committenti c'era di poter inaugurare il nuovo organo per la festa di San Mamiliano dell'anno successivo:
“Pella presente benché privata scrittura apparisca e sia noto qualmente la deputazione composta dei Signori Arciprete Don Daniele Brizzi, Don Francesco Baffigi e l'Avvocato sig. Antonio Brizzi tutti possidenti e domiciliati all'Isola del Giglio commettono al Sig. Luigi Tronci di Pistoja fabbricante d'organi la lavorazione dell'organo della Chiesa Parrocchiale sotto il titolo dei SS. Pietro e Paolo dell'Isola del Giglio, obbligandosi le parti contraenti in tutte e singole le cose descritte nella relativa perizia rilasciata dal medesimo Sig. Tronci sotto questo giorno stesso e che si annette all'atto presente
Le parti medesime convengono sul prezzo descritto nella perizia uniformandosi a tutti gli articoli in essa contenuti, dichiarando che senz'obbligo di fare il cassone del tutto nuovo ed a tutte sue spese, come pure di mantenere dai difetti di fabbricazione dell'organo medesimo per anni dieci, purché l'organo stesso venga accordato in ogni due anni.
Convengono parimenti le parti di distribuire il pagamento della corrispondente somma di Francesconi dugento cinquanta nelle mani del sig. Tronci in tre rate, la prima di Francesconi cento alla stipulazione del presente contratto, la seconda di Francesconi settantacinque alla consegna dell'organo e finalmente il saldo nel Settembre Milleottocento cinquantatre”.
Il prezzo pattuito per l'acquisto dell'organo fu abbastanza consistente, trattandosi di 250 “francesconi” (il francescone era una moneta dell'epoca, in argento e del valore di dieci paoli, fatta coniare da Francesco di Lorena, Granduca di Toscana).
Qualcosa però non dovette andare per il verso giusto e i lavori e la conseguente consegna dell'organo subirono dei ritardi al punto che uno dei membri della deputazione, l'avvocato Antonio Brizzi, fu costretto ad inviare la seguente lettera:
“Giglio li 10 Settembre 1852, Stimatissimo Signor Luigi
Abbiamo ricevuto la vostra datata del dì 3 Settembre andato diretta al Sig. Antonio Baffigi in quest'oggi, dalla quale rileviamo, che non avete potuto e diciamo meglio voluto servirci per la festa di S. Mamiliano come si desiderava e convenuto. I vostri discorsi sono belli e buoni, ma a noi non appagano in quantoché se volevi fare, come avete fatto, potevate scrivere che non eravate in pronto e non impegnarci di spedire appositamente una barca a Livorno per prendere la macchina dell'organo (….). Concludendo in poche parole voi dovete francamente scriverci quando potete essere in pronto di spedire qui l'organo per la via di Livorno e insieme avvisarci quando possiamo di qui spedire il bastimento per tale oggetto. Ci dite che vi abbisognano dei denari per le spese e di vettura, facchinaggio ecc. Quando ci avviserete, troverete presso il Sig. Pratesi di Livorno L. 100, che tante calcoliamo abbisognano a tale scopo.
Se voi mancassi alla promessa di ciò non portare l'organo nel più breve termine del mese di Settembre fareste e ci mettereste nella posizione di non poter corrispondere nelle altre rate, che abbiamo convenuto, non potendo dal popolo ricevere con la questua quelle elemosine del vino ed altro, perché il popolo stesso è un poco sdegnato per la tardanza che avete fatto dell'organo, giacché attendeva di sentirlo suonare per la festa del dì 15 Settembre andato”.
L'organo alla fine fu consegnato con grande soddisfazione di tutti e, posizionato sopra l'entrata della porta della chiesa, deve aver funzionato bene per tanti anni, visto che solo ai primi del 1900 si ritrovano notizie sulla riparazione di alcune canne e sulla ricostruzione dei soffietti. Dopo la seconda guerra mondiale, in occasione di alcuni lavori di manutenzione della chiesa, l'organo con varie componenti (come il cassone e il mantice) ormai danneggiate dall'usura, venne rimosso. Sicuramente si sarebbe potuto restaurare, ma con ogni probabilità le limitate disponibilità economiche del periodo post-bellico non lo consentirono.
La musica dell'organo della ditta Tronci accompagnò per un secolo, nella chiesa di Giglio Castello, tutte le più solenni cerimonie religiose. Uno dei più noti organisti fu Giovanbattista Andreini detto “Giammaria”, nonno del maestro di musica Francesco Aldi (Cecchino) che, a soli dodici anni, iniziò in pubblico la sua carriera di musicista, dovendo sostituire all'organo, all'ultimo momento, il nonno ammalato, il giorno di Natale del 1920.
Armando Schiaffino
Foto di Giovanbattista Andreini detto Giammaria (per gentile concessione della “nipote” Danei Novemia).
Per commentare occorre accedere con le proprie credenziali al sito www.giglionews.it
Login
Non riesci ad accedere al tuo account? Hai dimenticato la password?