Ricordo di uno scalpellino alla Madonnina delle Cannelle

Leggendo il recente articolo sulla storia della Madonnina delle Cannelle e delle usanze praticate per il suo festeggiamento dell’8 Settembre, a mio nonno (Luciano Andolfi) è venuto in mente un racconto di un’avventura capitata a suo padre, che era un po’ il responsabile della cava di granito sita in quel luogo, finita con un miracoloso salvataggio attribuito all’intercessione della Madonnina.

Era il lontano 13 Giugno 1935 ed in quel giorno, bisognava far brillare una mina al fine di rimuovere un grosso blocco di granito.

Concluse le operazioni per il posizionamento dell’esplosivo, venne fatto esplodere ma qualcosa non andò per il verso giusto..di fatti l’enorme blocco, percorsi un paio di metri scivolando lungo la scarpata che gli si presentava davanti, si bloccò ed a questo punto era compito del “responsabile” andare a vedere cosa impedisse il proseguimento della discesa. Munitosi di fune, quasi fosse un alpinista, non esitò a salire fino al punto in cui si era fermato per rimuovere l’intoppo; dopo alcuni tentativi vi riuscì ma il masso continuò troppo repentinamente la discesa portandosi l’uomo con se.

Trascinato fino a valle, la situazione sembrava ormai disperata poiché il macigno era prossimo a raggiungere l’uomo che per la botta era rimasto a terra ... ora anche il masso arrivò al piano e con un movimento “ondulatorio” (come quando si butta giù un tassello di un domino) sembrava dovesse schiacciare il mal capitato ma arrivato in posizione perpendicolare al suolo, cadde miracolosamente dall’altra parte cioè verso la scarpata da cui era appena venuto lasciando così incolume l’uomo.

Questo è uno dei tanti episodi narrati da scalpellini gigliesi che ogni giorno non facevano mancare i fiori alla statua della Madonna e durante le pause di lavoro raggiungevano la grotta per dedicarle una preghiera.

Luciano Rosa