Nei giorni scorsi La Nazione ha celebrato con un articolo l'anniversario dalla fondazione del Gorgona Club Pisa, circolo subacqueo di pesca in apnea fra i primi in Italia, che ha festeggiato 75 anni di immersioni. Fra i soci fondatori: Rodolfo Betti (Marò) che tanto ha fatto per la diffusione della pesca in apnea in Italia.
Marò, personaggio indissolubilmente legato al Giglio, è stato uno dei pionieri a scoprire la bellezza dei fondali della nostra isola attraverso la pesca in apnea.
Nelle foto che seguono, estrapolate da un vecchio libro, alcune uscite in mare del gruppo di Marò sull'Annunziata, la barca di Antonio "Spazzolone", loro fedele traghettatore. In una delle foto si riconosce anche Adriano, uno dei figli dell'anziano marinaio.
D'accordo quasi in tutto e per tutto con il commento di Marco Iorio. Mai considerata la pesca subacquea, così come la caccia, come uno sport. Piuttosto una passione da praticare, perché no, anche con etica, anche se può sembrare una parola grossa. Tanto per parlare più chiaro, se alle sette di mattina sei alla Croce e hai preso un bel dentice, per quello che mi riguarda la giornata può finire lì. In questo a volte anche in disaccordo con il "mio Maestro" oggetto dell'articolo. Meno che mai penso che la pesca subacquea possa essere oggetto di gare, ma dietro ci sono fortissimi interessi economici che vanno in direzione opposta. Tutto ciò però chiaramente in dissenso con chi pensa che vietando sempre più la possibilità di praticarla, si tutela il nostro caro mare. Altre, ben più importanti, sono le cause del suo progressivo impoverimento.
90 minuti di applausi a Marco Iorio da una giovane pescatrice subacquea!
Dall'articolo sulla Nazione: "in campo agonistico gli atleti del Circolo stanno ottenendo riconoscimenti importanti." Penso che Marò si stia rivoltando nella tomba a vedere che (A) in Italia la pesca in apnea è oramai di fatto vietata con grande gioia della FIPSAS per cui esiste solo la pesca di superficie da difendere a spada tratta, mentre (B) i circoli di pescasub fanno poco o nulla per questo e pensano agli "agonisti" e ai "campioni", ossia gli individui che contribuiscono alla cattiva nomea della pesca compiendo stragi per "sport". Per A), Il divieto di fatto si attua attraverso le AMP, che coprono oramai la quasi totalità delle coste Italiane e che escludono solamente la pesca in apnea mentre permettono qualsiasi tipo di pesca amatoriale e professionale, in qualche caso persino lo strascico. Trovare un fazzoletto di mare ancora adatto a tirar fuori faticosamente un pesce per cena è oramai un'impresa ardua. Per quel che riguarda invece (B), i cosiddetti agonisti costituiscono il peggior danno di immagine per la pescasub, alimentano un enorme equivoco. Questi (e la FIPSAS) dovrebbero capire che la caccia e la pesca non sono "sport". Casomai sono arti marziali. Lo sport propriamente detto è sublimazione della violenza. Non si possono fare "gare" ad uccidere.