Ha senz’altro ragione Il Tirreno a parlare di rissa riguardo alle aree protette specie marine. Ma forse è bene aggiungere che c’è anche molta confusione su ciò di cui si discute. Le cose belle come il mare vanno ‘vietate’ o consentite a tutti magari a pagamento? Quilici ci ricorda quant’è bello il mare per ora libero più ai bracconieri che ai fruitori legittimi. E già qui bisognerebbe ricordare a Quilici –che pure di queste cose si è interessato anche in libro-intervista a Matteoli- che nelle attuali aree protette marine (lasciando perdere quelle in lista d’attesa dalla notte dei tempi) non vi è spesso alcuna vigilanza perche il ministero ha sbolognato ai piccoli comuni l’onere molto prima che il piatto della Prestigiacomo piangesse a dirotto. Basta leggere le cronache di fine estate per averne documentata conferma dalla Sardegna, alla Campania, alla Sicilia.
Ma torniamo all’ambiente bello e a chi deve gestirlo. Ortelli aveva detto che da fuori nessuno deve metterci becco e questa pare anche l’opinione di Gasparri che ci invita ad andare all’estero a vedere. Ma basta andare nella vicina Francia per vedere che quelli sono parchi marino-terrestri veri senza gli arzigogolati distinguo del nostro ministero che sulle aree marine fa più confusione che altro come dimostra chiaramente proprio la vicenda dell’area marina dell’Arcipelago o la piccola Meloria che non riesco a tagliare il traguardo neppure a spingerle.
Va perciò innanzitutto sgombrato il campo dalla retorica come se tutto dentro o fuori parchi fosse fruibile alla stessa stregua. L’ambiente come i monumenti vanno gestiti in maniera responsabile e tenendo conto dei vari e diversi valori da tutelare e anche per questo nelle aree più pregiate si fanno-in tutto il mondo non solo al Giglio!- i parchi. Nella tenuta di San Rossore la riserva del Palazzetto è chiusa a chiave mentre in altri ‘aree contigue’ al parco è prevista persino la caccia. Scelta saggia di in piano niente affatto cervellotico e non certo improntato all’idea assurda che su San Rossore possono mettere becco solo i pisani. D’altra parte non dice proprio niente il fatto che il Parlamento italiano abbia sia pure con il consueto ritardo approvato un’area protetta internazionale riservata ai cetacei? Bisogna essere del Giglio o dell’Elba per esserne interessati o preoccupati o gioire se si avvista una foca monaca? O si pensa che i comuni grandi o piccoli da soli possano provvedervi tanto più oggi che il piatto piange?
Oggi più che mai è chiaro che l’ambiente è a rischio e che per tutelarlo seriamente nell’interesse del nostro paese e delle nostre comunità servono politiche adeguate e finanziate alle quali i parchi possono e debbono dare un contributo serio, qualificato e specializzato.
Qualcuno all’Elba pensa che alle 5 Terre i comuni e le comunità locali siano state penalizzati dalla presenza del parco? Gasparri può andare a vedere senza bisogno di arrivare nella più lontana Francia.

Renzo Moschini