Faccio le più sentite condoglianze alla famiglia Muti per la scomparsa dei loro cari
DONATO FERRARO e Famiglia
Con Paolo Muti se ne va anche un pezzo importante della mia vita. Ho conosciuto Paolo nella redazione del telegiornale di Milano negli Anni Settanta. Io giovane assistente operatore e Muti era già il grande reporter che girava il mondo. Il suo modo di raccontare attraverso le immagini ha fatto scuola a tutti i giovani reporter della redazione milanese. La prima volta che conobbi quell''omone toscano, anzi elbano, come spesso amava ripetere, ero agitato e mi tremavano le gambe. Da quel giorno tra il maestro e l'allievo nacque una grande amicizia e stima. Io Siciliano e lui burbero solo in apparenza) toscano dell'isola d'Elba. Paolo aveva una grande qualità: sapeva ascoltare le persone e non amava parlare troppo. I suoi erano sempre pensieri e parole mai banali. Per me è stato un punto di riferimento umano e professionale.
Muti è stato protagonista e testimone di eventi storici che hanno segnato mezzo secolo di storia, non solo italiana. Dalla strage di Piazza Fontana, alla crisi del Canale di Suez, all'incontro con l'Imperatore etiope Ailè Selassie, l'ultima intervista che sua maestà concesse a una troupe televisiva. E Muti non poteva certo mancare l'appuntamento con la storia. Sarebbe troppo lungo elencare tutti grandi eventi che il reporter toscano ha documentato con la sua cinepresa Arriflex.
Ora Paolo Muti, da lassù, si potrà godere all'infinito la sua piccola isola che c'è; con i suoi tramonti e le sue mareggiate. Sono certo che sta già pensando al prossimo reportage.
Addio Paolo.
Il tuo allievo (prediletto?)
Sergio
La prima volta che ho visto Paolo credo fosse il 1975, durante una manifestazione in piazza V Giornate a Milano. Mi colpì l'immagine di quest'uomo solido e imponente, immobile tra sampietrini e lacrimogeni, con cinepresa Arriflex St.
Io a quel tempo ero un manifestante, ma da lì a due anni sarei diventato un suo assistente. All'inizio mi intimidiva, ma in breve tempo fu un grande amico, per molti versi anche un padre. Mi educò al racconto per immagini, senza paternalismi. Per me Paolo è stato un maestro vero, sapiente ed ironico. Mi piaceva quel suo parlare toscano, in breve tempo tra noi si creò una bella sintonia. Dopo poco mi aprì la sua casa, dove ho conosciuto Rosalba, donna straordinaria, e sempre attenta ad ogni cosa, insieme alle figlie Paola ed Enrica. Quante trasferte fatte insieme.. Mi svegliava di notte chiedendomi che diaframma avevamo usato in quell'inquadratura. Paolo è stato anche un vero professionista! Era da un po' di anni che non ci vedevamo, ma mi era presente. Chi ti ha insegnato tanto ti rimane negli occhi, nei piedi e nelle mani, oltre che nel cuore. Vi sono vicino e vi abbraccio carissime Rosalba, Paola ed Enrica. Vostro Tanino
Caro collega, non conoscevo Paolo Muti , ne' alcuno della famiglia. Da come, però, ne parli e dal garbo che usi nel descriverlo, mi fai, addirittura, dolere di non averlo potuto conoscere, così diverso dalla gente comune, d'ogni censo, professione o rango, tanto da sentirmi, comunque, autorizzato ad esternare ai suoi familiari, le mie più sentite Condoglianze.
Paolo Muti, amatissimo marito di Rosalba e babbo di Paola ed Enrica, è stato un uomo di altri tempi. Tutto d'un pezzo. Anticonformista. Non conosceva i compromessi. Per questo nella sua casa, frequentatissima dagli amici e dai parenti, si aspettava sempre il suo giudizio secco, chiaro. Su tutto: sul mare o su Renzi, sul vento o sui programmi televisivi. Si aspettava che il giudizio arrivasse e non era mai uguale al tuo, ti spiazzava ed eri costretto a prenderne atto. Perché ne aveva viste tante nella sua vita, in giro per il mondo da cineoperatore provetto della Rai, quale era stato. Aveva conosciuto tanti personaggi ma non stava lì ad allungare il brodo, glielo dovevi chiedere tu l'aneddoto, il particolare decisivo.
Si dice sempre delle persone che non ci sono più: ci mancheranno. Paolo mancherà a tutti quelli che gli hanno voluto bene e anche agli altri, perché effettivamente era diverso da tutti. Per lui bene e male erano due concetti nitidi e ora sarà un po' più difficile riconoscerli
Faccio le più sentite condoglianze alla famiglia Muti per la scomparsa dei loro cari DONATO FERRARO e Famiglia
Con Paolo Muti se ne va anche un pezzo importante della mia vita. Ho conosciuto Paolo nella redazione del telegiornale di Milano negli Anni Settanta. Io giovane assistente operatore e Muti era già il grande reporter che girava il mondo. Il suo modo di raccontare attraverso le immagini ha fatto scuola a tutti i giovani reporter della redazione milanese. La prima volta che conobbi quell''omone toscano, anzi elbano, come spesso amava ripetere, ero agitato e mi tremavano le gambe. Da quel giorno tra il maestro e l'allievo nacque una grande amicizia e stima. Io Siciliano e lui burbero solo in apparenza) toscano dell'isola d'Elba. Paolo aveva una grande qualità: sapeva ascoltare le persone e non amava parlare troppo. I suoi erano sempre pensieri e parole mai banali. Per me è stato un punto di riferimento umano e professionale. Muti è stato protagonista e testimone di eventi storici che hanno segnato mezzo secolo di storia, non solo italiana. Dalla strage di Piazza Fontana, alla crisi del Canale di Suez, all'incontro con l'Imperatore etiope Ailè Selassie, l'ultima intervista che sua maestà concesse a una troupe televisiva. E Muti non poteva certo mancare l'appuntamento con la storia. Sarebbe troppo lungo elencare tutti grandi eventi che il reporter toscano ha documentato con la sua cinepresa Arriflex. Ora Paolo Muti, da lassù, si potrà godere all'infinito la sua piccola isola che c'è; con i suoi tramonti e le sue mareggiate. Sono certo che sta già pensando al prossimo reportage. Addio Paolo. Il tuo allievo (prediletto?) Sergio
La prima volta che ho visto Paolo credo fosse il 1975, durante una manifestazione in piazza V Giornate a Milano. Mi colpì l'immagine di quest'uomo solido e imponente, immobile tra sampietrini e lacrimogeni, con cinepresa Arriflex St. Io a quel tempo ero un manifestante, ma da lì a due anni sarei diventato un suo assistente. All'inizio mi intimidiva, ma in breve tempo fu un grande amico, per molti versi anche un padre. Mi educò al racconto per immagini, senza paternalismi. Per me Paolo è stato un maestro vero, sapiente ed ironico. Mi piaceva quel suo parlare toscano, in breve tempo tra noi si creò una bella sintonia. Dopo poco mi aprì la sua casa, dove ho conosciuto Rosalba, donna straordinaria, e sempre attenta ad ogni cosa, insieme alle figlie Paola ed Enrica. Quante trasferte fatte insieme.. Mi svegliava di notte chiedendomi che diaframma avevamo usato in quell'inquadratura. Paolo è stato anche un vero professionista! Era da un po' di anni che non ci vedevamo, ma mi era presente. Chi ti ha insegnato tanto ti rimane negli occhi, nei piedi e nelle mani, oltre che nel cuore. Vi sono vicino e vi abbraccio carissime Rosalba, Paola ed Enrica. Vostro Tanino
Caro collega, non conoscevo Paolo Muti , ne' alcuno della famiglia. Da come, però, ne parli e dal garbo che usi nel descriverlo, mi fai, addirittura, dolere di non averlo potuto conoscere, così diverso dalla gente comune, d'ogni censo, professione o rango, tanto da sentirmi, comunque, autorizzato ad esternare ai suoi familiari, le mie più sentite Condoglianze.
Paolo Muti, amatissimo marito di Rosalba e babbo di Paola ed Enrica, è stato un uomo di altri tempi. Tutto d'un pezzo. Anticonformista. Non conosceva i compromessi. Per questo nella sua casa, frequentatissima dagli amici e dai parenti, si aspettava sempre il suo giudizio secco, chiaro. Su tutto: sul mare o su Renzi, sul vento o sui programmi televisivi. Si aspettava che il giudizio arrivasse e non era mai uguale al tuo, ti spiazzava ed eri costretto a prenderne atto. Perché ne aveva viste tante nella sua vita, in giro per il mondo da cineoperatore provetto della Rai, quale era stato. Aveva conosciuto tanti personaggi ma non stava lì ad allungare il brodo, glielo dovevi chiedere tu l'aneddoto, il particolare decisivo. Si dice sempre delle persone che non ci sono più: ci mancheranno. Paolo mancherà a tutti quelli che gli hanno voluto bene e anche agli altri, perché effettivamente era diverso da tutti. Per lui bene e male erano due concetti nitidi e ora sarà un po' più difficile riconoscerli