Nuova creazione artistica del poeta gigliese Tonino Ansaldo. Dopo gli emozionanti versi di "Figlio del Giglio", scritti nel turbinio emozionale dei giorni successivi al naufragio Costa Concordia e "Gabbianara Cara", poesia in omaggio di uno scoglio tanto amato dagli isolani, Tonino aveva voluto concedere un saluto particolare a Costantino Fanciulli in occasione della sua scomparsa con "Costantino Vive". Poi ancora un omaggio in versi ad una delle punte e della cale tanto care alla gente del Giglio ed ai suoi innamorati turisti con "Divina Torricella".
Oggi il poeta sceglie ancora le nostre pagine, e di questo lo ringraziamo con orgoglio, per raccontare a suo modo una delle pagine più celebri della storia isolana, quella in cui un manipoli di gigliesi, per intercessione del Santo Patrono Mamiliano, riuscirono a respingere l'ultimo assalto all'isola dei pirati saraceni il 18 Novembre 1799.
1799: L’eterni eroi
Andiedero sciabecchi sette sotto costa di levante nel golfo del ponente. Andiedero ove l’astro vive e tardo muore lo splendente. Andiedero veleggiando minacce e quadre.
I dritti di prora verso le Secche punte e di Sparavieri. Arduo approdo a turchi guerrieri. In ansia l’alba d’un autunno.
Messero a terra il pie’ pur nella piana piaggia etrusca. In detto loco, Torre Magna poco difese poco foco accese.
Moltitudini scesero duemila fieri dicesi. Di vermigli vessilli e verdi, di curve lame lucenti e cariche armi d’intenti.
Dal forte visti vennero. Di araba stirpe, mori, di pelo in volto assai più l’orrido crine. Non parenti, salienti al monte nostro d’acqua cinto e dai quadranti venti.
Lesto il sacro bronzo toccò a martello. Lesto, eroi chiamò nei campi oltre il muro fratello.
Sola e sorda l’età rese così “Aragosta” fora coi pecori restò. Nessun male nessun fece.
Sù pel Gronco schiere dal Vernaccio alla Fontuccia tra coti, vigne e greppie sopra Santa Croce armati e bandiere. Quivi a insetti pari saliendo giunsero. Pochi di numero d’armi mal pratici. Tredici sottocento, leoni sui trioni s’opposero. Simile Termopili Parti a migliaia di Sparta sol trecento.
Sù altari esposte reliquie col Braccio Santo. Accesa molta cera in chiesa, grida nell’eco nella preghiera. Terrore nei lumi di piccoli e vecchi inabili alla difesa. L’aiuto dei santi cuor loro spera.
Dalla Casamatta scoppiò, falciò corsari del cannon la sfera. Posero alti guai Aldi, Bancalà, Giudici, Danei e Mai. Di Dio ministri, manipolo presente c’era. Di patria eroi nonmai.
Di gloria coperti graniti otto trioni. Lassù, Baffigi, Brizzi, Brothel, Bartoletti, Centurioni. Di scompiglio artefici fiamme nella lotta. Torri nel mito. Vive Sant’Anna, la Sentinella, dei Lombi e di Scotta.
Da l’orto del comando Intenso foco volse Rosa, Stefani, l’Arienti. Sargenti, tenenti superbi combattenti. Pur principiò Pini, Modesti, Martini. Da epiche feritoie, coro di spari, mortale concerto, di note sempre pari. Lassù Rossi, Miliani, Lubrani, Pellegrini. L’amazzoni tra loro sù scale giù i macigni coi turchi in volo.
Poi … La decimasesta ombrò il meriggio. Luce fece invece su quel coraggio. Fugaci presto mise tra valli quell’indegni. Potiedero sul mar issar le vele salpa’ i ferri e naviga’ i legni.
Lassarono in insula pochi armamenti. Lassarono sette immoti, privi di sentimenti. Solo e briaco uno rimase, più mai galleggiò saraceni bastimenti.
Narrò di mura d’isola di folla popolate. Difeso il borgo di gremiti spalti, di gente armate.
Nostro Mamiliano Santo I mori orbi rese. Parve un miracolo sulla cinta in mezzo a costoro, Costui scese.
Vita e sangue Il moro stiavo mestiò poi coll’eterni eroi.
Clementi padri. Impavidi padri. Maggiori nostri padri.
Tonino 2014
Anche tu, a modo tuo e con la grande emozione che caratterizza sempre i tuoi componimenti, sei un po' un eroe ;-)
ONORE A TONINO (ed a San Mamiliano)
E cosa mai può dirsi ancora di quel Novembre antico, di quel freddo diciotto del ’99, che già non abbia detto il “gran” Tonino?
Giornata d’armi isolane? Sì! Ma che giornata!! (non a caso una lapide l’effigia entro la porta).
Un pugno, solo un pugno d’eroi, descritti, giustamente, uno ad uno, contro ‘na masnada, (quasi duemila) di pirati bramosi di bottino.
Uomini e donne, insieme, accorsi, al rintocco, dal contado, a difender la casa e la famiglia da chi, per secoli, aveva schiavizzato isole e costa.
Ma quello fu, pei Saraceni, l’ultimo assalto ché, decimato, dovette pur tornare agli sciabecchi. Ed uno lo "lasciorno" sull’aspra riva, a brancolar briaco come un cieco, ché pure l’Ansonico avea ben fatto la sua parte.
Che epica battaglia, fu quella sottomura, pugnando dai Trioni, siccome l’ha descritta il “gran” Tonino, col suo linguaggio “oscuro” e pertinente, fatto d’idioma, tant’è che sembra d'udir clangor di mazze e spade ed "anatemi" quali descrisse Omero sotto Troia
Ed alle Termopili, isolane, a quegli ardimentosi, neppure ebbe a mancare Leonida di Sparta, perché San Mamiliano li guidava e, col suo braccio offeso, contro ogn'"infedele" indirizzar ben seppe le "quadrelle".