Si avvicinano le elezioni e guarda caso la questione “Parco” si riprende la scena del dibattito. Il tema è tornato alla ribalta con la risposta del Presidente del Parco al quale voglio sottolineare alcune inesattezze rilevate nel suo intervento. Perché il “cerino” non può rimanere solo e solamente nelle mani del Sindaco, tanto che la verità deve essere detta fino in fondo.
Intanto non è in discussione la gestione del cordiale Giampiero (non lo dico per piaggeria ma credo di essere onesto nell’affermare il mio pensiero) ma è sotto processo il progetto “Parco” e la sua costituzione, in applicazione di una legge ormai vecchia e fuori contesto. Un progetto che su Giannutri ha provocato danni irreversibili, al territorio ed alla sua economia, e gli effetti di questa esperienza, dopo vent’anni, sono sotto gli occhi di tutti.
Facciamo però un passo indietro nella storia.
L’isola subisce i tentacoli del parco una prima volta nel 1989 con una gestione sancita da un decreto provvisorio. Un prima modifica al decreto, nel 1991, ne conferma la volontà istitutiva in attesa di una legislazione quadro che potesse meglio regolare i vincoli ed i presupposti. Nel 1991 viene approvata la legge quadro n. 394 sulle aree protette e nel 1996, terminato il percorso istruttorio, viene emanato il decreto istitutivo che pone fine alla precarietà e sancisce l’ingresso definitivo dell’Ente parco sull’isola di Giannutri.
Fino a quel momento l’isola viveva di una economia pressoché consolidata anche se non priva di criticità come l’approvvigionamento idrico e l’energia elettrica. Ricordo diversi negozi, alcuni bar, alcuni ristoranti ed anche un albergo con piscina. Insomma non si trattava di un’isola d’elite ma era senza dubbio frequentata da un turismo di buon livello che, per ragioni ovvie, si era fatto carico dei servizi comuni e dei costi esosi di una insularità in cambio di una certa autonomia. L’insediamento del Parco, con i suoi disastrosi vincoli a mare (ancora oggi meravigliose parti di costa rimangono chiuse alla navigazione con macroscopiche violazioni legate al fenomeno della pesca di contrabbando), cambiò totalmente il volto dell’isola permettendo al turismo di massa, fino ad allora inesistente, di incrementare le presenze mordi e fuggi sull’isola. Certo, oggi i flussi turistici non possono godere di un’accoglienza degna e di bagni pubblici funzionali ma l’avvento del parco doveva essere preparato meglio nelle necessità e con la corretta pianificazione dei servizi considerando i cambiamenti che avrebbe provocato di lì a poco. La facile demagogia dell’epoca, che ho vissuto in prima persona, presentava il parco come lo strumento per la risoluzione di tutti i problemi patiti fino a quel momento. Occupazione, servizi, sviluppo e turismo sostenibile. Noi non ce lo siamo dimenticati né desideriamo fornire alibi a chi ha avuto responsabilità in questa storia e che oggi non può vantare inconsapevolezza.
E’ divertente ma significativo ricordare che, per palese impossibilità di trovare soluzione ai problemi del territorio, il sindaco dell’epoca, peraltro irriducibile parchista, lanciò una provocazione mettendo la vendita l’isola, un po’ come fece Totò con la Fontana di Trevi.
E’ invece ingiustificato trattare l’Amministrazione come unica responsabile degli insuccessi dell’isola quando è l’unica istituzione ad aver raggiunto, in circa vent’anni di storia, importati traguardi nella direzione dei servizi. La piazzola dell’elisoccorso è una realtà che funziona sul piano dell’emergenza/urgenza sanitaria. L’impianto di desalinizzazione ha permesso all’isola di godere di autonomia idrica. Il vecchio sistema di trasporto marittimo, prima privato a carico del cittadini di Giannutri, oggi è regolato da un appalto pubblico, non ancora definitivo ma suscettibile di miglioramenti. Inutile spendere parole per quanto il Comune, pur non avendone le competenze, sta facendo per migliorare il sistema di produzione e distribuzione dell’energia elettrica. E cosa dire sulla necessità di migliorare la gestione dei rifiuti considerando che da circa due anni siamo in attesa del difficile e burocratico trasferimento dei beni da parte del Ministero dell’Ambiente al Comune di Isola del Giglio? Tutto questo, caro Presidente, non è aria fritta ma il risultato di un impegno costante e continuo, nostro e delle amministrazioni che mi hanno preceduto.
Ma, ripeto, ognuno deve fare la sua parte, senza raccontare ai cittadini una realtà diversa da quella che abbiamo vissuto in oltre vent’anni di storia e con risultati che devono essere guardati con l’occhio obiettivo di chi ha la responsabilità politica di queste scelte e che non può essere imputata a chi ha l’arduo compito di provvedere solo e solamente al benessere degli isolani.
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