Petizione per una famiglia grossetana bloccata in Congo

Riceviamo dai familiari di una coppia grossetana volata in Congo per completare e portare a termine la lunghissima pratica burocratica relativa all'adozione di un bambino congolese, la notizia che i due ragazzi, insieme ad altre 25 coppie italiane, sono bloccati nella Repubblica africana che non vuole rilasciare ai bambini il visto per l'espatrio, nonostante la piena regolarità delle procedure.

Pubblichiamo un articolo di Gianluca Bosia per "Il Giorno" che spiega meglio i termini della vicenda ed in calce ad esso un link per firmare una petizione rivolta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

coppie italiane adozioni congo isola del giglio giglionews«Da qui non ce ne andiamo senza i nostri figli. L’ambasciatore a Kinshasa, Pio Mariani, ci ha consigliato di rientrare in Italia e di chiedere aiuto direttamente al  presidente Napolitano. Ma non esiste. Non se ne parla. I nostri figli non li lasciamo. Certo domandiamo al presidente di intervenire e di portarci via, tutti, da qui. Ma lo chiediamo anche al Papa: aiuto».

Rabbia e incredula disperazione nella voce, che arriva da Kinshasa, di Maria, nome di fantasia di una mamma lombarda, bloccata con suo marito e altre 25 coppie di italiani da un mese nella capitale del Congo insieme ai loro 32 figli adottivi. A impedire il rientro in Italia è un pasticcio burocratico e diplomatico: per la legge congolese i bimbi sono figli degli 52 italiani ma di lasciare Kinshasa senza il timbro d’uscita della Dgm, la Direzione generale per la migrazione, non se ne parla. E il timbro sui passaporti non viene messo perché il Congo ha sospeso da fine settembre l’uscita dei bambini dal suo territorio anche se regolarmente adottati.

Inutile per ora l’intervento della Farnesina e del ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, che nella Repubblica Democratica del Congo vi è nata. E che ha fatto di questa vicenda una questione personale visto che in Congo le avevano fatto precise promesse anche se non nero su bianco, leggi la felice risoluzione del problema di queste coppie, che poi non sono state rispettate.

Maria legge con voce monocorde un documento parlando anche a nome delle altre famiglie. «Chiediamo aiuto a Napolitano. Chiediamo, presidente, un suo intervento immediato presso le autorità congolesi competenti per risolvere questa situazione che si sta protraendo da più di un mese, con notevoli disagi emotivi, psicologici ed economici sia per i genitori sia per i bambini. 

L’ambasciatore italiano a Kinshasa, Pio Mariani, ha consigliato alle coppie da lui convocate il 6 dicembre 2013 di rivolgersi a Lei come ultima speranza per poter tornare a casa con i loro bimbi che hanno già un cognome italiano e sono già stati autorizzati all’ingresso e alla residenza permanente in Italia dalla 
Commissione italiana per le Adozioni internazionali».

Poi l’emozione la travolge come un fiume in piena: «Abbiamo bisogno di aiuto per i nostri figli e per noi. Hanno diritto a una famiglia. Hanno diritto a una casa. E la loro è in Italia. Hanno diritto a un Natale normale». Silenzio al telefono. La voce ritorna: «Papa Francesco riceverà il presidente Joseph Kabila (oggi in udienza privata ndr). Fate sapere anche a lui del nostro dramma. Chiedete il suo intervento.

A Maria la voce un po’ trema: «Debbono capire tutti che non lasciamo i nostri figli. Ci serve anche un aiuto logistico. Siamo sparsi un po’ ovunque per Kinshasa: chi in hotel, chi in residence, chi addirittura vive in orfanotrofio. Alcuni funzionari degli enti italiani per le adozioni ci hanno detto che nei 
prossimi giorni rientreranno a Roma per le feste e allora noi saremo ancora più soli».

Dei 52 italiani e dei loro 32 figli oltre al ministero degli Esteri e della Integrazione si sta occupando la Cai, la commissione per le adozioni internazionali. La vicepresidente Daniela Bacchetta non si è sbilanciata sui tempi o le modalità di risoluzione del caso ma ha assicurato che «non sono e non resteranno mai soli».

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