UN PATRIMONIO DILAPIDATO
Con queste poche righe vogliamo riassumere il nostro pensiero su quanto sta avvenendo nelle Aule del Tribunale di Grosseto ed ancor più sui media nazionali ed internazionali.
Nella famosa notte del 13 Gennaio 2012 l'Isola del Giglio ed i Gigliesi si conquistarono un patrimonio di riconoscenza a livello nazionale ed internazionale.
Nel corso di questi tre anni lo abbiamo interamente dilapidato, anzi il messaggio che stiamo trasmettendo al Mondo intero si basa unicamente sulla quantificazione "in soldoni" dei danni subiti con richieste francamente poco credibili e con giustificazioni altrettanto labili.
Il nostro pensiero è stato, da sempre, quello di non richiedere denaro al responsabile civile (Costa Crociere) ma solo opere pubbliche con accordi ben definiti da prendersi fuori dalle Aule del Tribunale.
Così facendo avremmo ottenuto quello che veramente manca all'Isola (in pratica tutto) ed il responsabile civile (come adesso viene chiamata Costa Crociere) avrebbe inviato un messaggio al Mondo, chiaro e forte, che dove ha procurato dei danni ha fatto quanto poteva per rimediare.
Pensate, per un attimo, se questo discorso fosse stato portato avanti anziché cambiare atteggiamento un giorno si e l'altro pure fino alla totale cessazione di ogni rapporto.
Pensate, per un attimo, se Costa Crociere, nell'ambito di un accordo con l'Amministrazione Comunale, avesse affidato al più famoso Architetto mondiale (e per di più genovese anch'esso) Renzo Piano la progettazione di una serie di opere pubbliche (lungomare di Giglio Porto, parcheggi multipiano di Giglio Castello e Giglio Porto, sistemazione di Giglio Campese, ecc.ecc.) da donare "chiavi in mano" ai Gigliesi.
Ed era molto più facile di quanto sembri.
Non sappiamo se il Tribunale accorderà la provvisionale tutta, in parte, per niente, quello che ci preoccupa è la strada che l'Amministrazione Comunale sta percorrendo che è senza prospettiva.
Sarebbe ora di fermarsi un attimo, di pensare a quello che è stata questa immane tragedia, fare non uno, ma anche due o tre passi indietro e ridelineare l'intero profilo dell'atteggiamento da tenere.
PROGETTO GIGLIO
RIFLESSIONI SULLE PRESE DI POSIZIONE DELLA MINORANZA E DELLA MANCANZA D’INIZIATIVA IN MERITO ALLA COMMEMORAZIONE DELLA TRAGEDIA DELLE “FOIBE” Ma è mai possibile che il sottoscritto, tarda quanto umile epigone del pensiero mazziniano, che, fino ad oggi , ha rappresentato l’unica ideologia della Sinistra strutturalmente italiana, sia costretto, di tanto in tanto, a schierarsi, su queste pagine, con la Giunta Ortelli, per altro non aliena da errori e difetti amministrativi, come più volte ha sottolineato, anche gravi? E’ questo uno sdoppiamento politico-psicologico, che mal sopporto e che vorrei tanto superare, anche perché ho scoperto che tra le “fila” di “Progetto Giglio” militano ormai vecchi amici repubblicani, che quanto e come me, hanno fatto parte di quel “partitino” di Ugo la Malfa, che Palmiro Togliatti, togliendosi tanto di cappello, ebbe, a suo tempo, a definire letteralmente, facendo uso d’un ossimoro, un “Piccolo partito di massa”. Uno sdoppiamento che vorrei tanto superare per sentirmi, come m’indurrebbero a fare i miei principi, comunque vicino, più di quanto già non lo sia, alla Sinistra “tout court”. Principi che, a suo tempo, a Roma, siccome il P.R.I. si mise a “flirtare” con Storace, mi spinsero a votare per il P. D.. Principi che non tollerano, l’opportunismo, la demagogia, l’incoerenza, il pressappochismo, la lamentazione, la millanteria, la doppiezza, ovvero tutte quelle “virtù teologali”, di cui le forze politiche, nessuna esclusa, fanno spesso sfoggio, per spirito di parte, onde prevalere, in qualsivoglia modo, sugli avversari. Forze politiche che, in prevalenza, hanno in disdoro il “beneficio del dubbio”, virtù laica per eccellenza, di cui il compianto Giovanni Spadolini ebbe l’onore, nel corso d’un comizio di tant’anni fa, in quel di Siena, d’essere il primo assertore, guadagnandosene la primazialità terminologica. Forze politiche cui non piace chi, mostrando d’avere sicura preveggenza, ebbe a dire o dice agli Italiani d’ogni contesto territoriale, la pura verità. Non per caso, quella “superba” Cassandra politica, che fu Ugo la Malfa, che aveva ben previsto, per tempo, tutti i guai in cui siamo oggi immersi, morì inascoltato ed amareggiato. Quel La Malfa che, ad ogni piè sospinto, preannunciava i rischi di “camminare sull’orlo d’un precipizio”. Ossia lo stesso uomo, che, per sollecitare i governi alla programmazione nel campo della spesa pubblica, riducendo innanzitutto quella “corrente”, per rilanciare gli investimenti e l’occupazione, s’inventò la “parabola” laicistica del buon padre di famiglia che, avendo scarsi mezzi per aiutare i suoi tre figli, è costretto a decidere chi “favorire” tra quello occupato, quello parzialmente occupato e quello disoccupato. Per tutte queste ragioni, disprezzo politicamente quel fine millantatore, nonché sfacciato spaccone, che, chiamato, tra le persone con cui ha studiato, “Il bomba”, va sotto il nome di Tommaso Renzi, e che tanto sembra il “miles gloriiosus” di Plauto, ovvero il protagonista della favola esopiana, in cui , secondo la versione latina, al protagonista, “contatore” imperterrito d’imprese atletiche impossibili, compiute in quel di Rodi, uno scettico ebbe, perentoriamente, a dirgli: “Hic Rhodus, hic salta”. Un Tommaso Renzi al qual, quasi gli altri ci mettano le “terga”, afferma, reiteratamente e con particolare iattanza, che, per quanto lo riguarda, negli atti politici che, imperterrito, s’azzarda ad annunziare “coram populo”, ci mette la “faccia”, mi piacerebbe chiedere, cosa ci mette, ora, che, dopo i suoi sei mesi di Presidenza europera, mesi in cui l’unica cosa che ha fatto è stata quella d’imporre la sprovveduta Mogherini a “Capo”, si fa per dire, della Politica Estera Comunitaria, ci tocca assistere ad un “Lodo Ucraina” che vede, quali “interlocutori” di Putin quei due “volponi” della Merkel e d’Holland. Onde non arrischiare, però, di farla troppo lunga e d’andare fuori tema, per quel che riguarda la posizione della Minoranza consigliare di “Progetto Giglio”, animata da volontà, per il momento del tutto velleitarie, d’incalzare la Maggioranza ortelliana, da cui, purtroppo, nasce il mio sostanziale sdoppiamento politico-psicologico, con il cuore che batte a Sinistra mentre l‘evidenza dei fatti, a volte, mi porta a guardare a Destra, alla luce delle ultime due uscite, quella sulla Mensa scolastica e quella sulla questione risarcitoria, relativa alla “vicenda Concordia”, mi viene da dirle che poteva pure risparmiarsele. Infatti, sottilizzare sulla questione mensa, praticamente già risolta, al punto da farne un comunicato–stampa, mi pare esagerato e demagogico, anche se l’indicazione di soluzioni globali e definitive per il futuro, ha certamente ragion d’essere, purché venga corredata di approfondimenti documentali e di ipotesi, concrete, di un progetti organizzativi ed esecutivi, da ben verificare, in primis, nella giusta sede istituzionale, che è l’aula del Consiglio comunale. Quanto alla questione risarcitoria dei danni da rifondere, da parte della Costa Crociere alla Municipalità gigliese, pur concordando, in linea di massima, con chi afferma che ci si trova di fronte a cifre globali che non stanno né in cielo né in terra, per quel che attiene, invece, la “provvisionale”, se, come sembra, s’avvale di documentazione probante, a meno che il contraddittorio, non evidenzi, poi, che è mendace (nel qual caso l’Amministrazione, incorrerebbe, però, nel reato di false dichiarazioni), non vedo perché la “richiesta” non debba essere soddisfatta nella sua interezza. Inoltre, ed è qui che molto dissento dalla posizione di Progetto Giglio, non capisco perché insista sulla suggerita ipotesi della transazione “stragiudiziale” per la realizzazione di opere pubbliche utili alla Cittadinanza, quando, in primo luogo, ritengo non possa essere legalmente percorsa, se non a seguito della “pronunzia” d’un tribunale che ne acclari congruità e correttezza. In secondo luogo, non riesco a capire perché Progetto Giglio non si avveda di alcuni rischi, insiti in quello che, tempo addietro, aveva, appunto, suggerito. Ovvero che livelli e scelte risarcitorie siffatte, non avrebbero fatto altro che innescare un meccanismo di polemiche senza fine, costituito da interpellanze, difformità d’opinione sul tipo e qualità delle opere realizzate o da realizzare a sanatoria del danno subito, etc., ma soprattutto sui rischi di reato che questa specie di transizione avrebbe potuto indurre od insinuare, alimentando, comunque, chiacchiere, illazioni, dubbi e quant’altro sull’operato degli amministratori (gli accordi privati, per solito sono, pressoché inevitabilmente, fomite di insinuazione e, quindi, d’inchieste). Infine, al cospetto delle prese di posizione di “Forza Nuova” sul problema della casa, quale manifestazione d’ideologie xenofobe e razziste, non riesco a capire perché mai, Progetto Giglio, visto che l’isola è tra i pochi destinatari dell’iniziativa per la raccolta di firme contro l’”accoglienza”, non abbia mai preso posizione ufficiale, in quanto espressione della Sinistra, contraria agli speciosi assertori d’una inqualificabile diversità di Diritti tra il Cittadino italiano, rispetto ad altro Cittadino legittimamente acquisito. E, poi, perché Progetto Giglio, ha lasciato in mano a Forza Nuova la commemorazione della tragedia delle Foibe, che è, comunque, assolutamente doveroso non dimenticare, sicché se ne sono fatti ufficialmente “paladini”, ancorché paludati ed acconciati con altre insegne, i discendenti dell’”Uomo di Predappio”, che, soprattutto con gli Ustascia di Ante Pavelic, patrocinò, seppur non di persona, assieme ad Hitler, efferatezze d’ogni genere nei territori della Jugoslavia, a danno della popolazione slava. Efferatezze quali quella riferita, ad esempio, a pagina 304 di “Kaput”, da Curzio Malaparte, che ne rimase inorridito e sconvolto. Curzio Malaparte, a quei tempi, più che fervente sostenitore del Fascismo, così scrisse, infatti, in proposito: “Mentre si parlava, io osservavo un paniere di vimini posto sulla scrivania, alla sinistra del Poglawnik. Il coperchio era sollevato, si vedeva che il paniere era colmo di frutti di mare, così mi parvero e avrei detto di ostriche, tolte dal guscio, come quelle che si vedono talvolta esposte, in grandi vassoi, nelle vetrine Fortnum and Mason in Piccadilly. Casertano mi guardò stringendo l’occhio: ti piacerebbe, eh, una bella zuppa di ostriche?”. “Sono ostriche della Dalmazia?” domandai al Poglawnik. Ante Pavelic sollevò il coperchio del paniere e mostrando quei frutti di mare, quella massa viscida e gelatinosa di ostriche, disse sorridendo, con quel suo sorriso buono e stanco. E’ un regalo dei miei fedeli ustascia, sono venti chili di occhi umani.” P. S. Per scongiurare ogni equivoco circa la mia posizione in merito a quanto sopra, con riferimento specifico alla tragedia delle Foibe e di chi se ne fa usbergo, dimenticando le “colpe” nostrane, non posso esimermi dal far presente che mia moglie è figlia di un’Istriana italiana, Lina Martinci (di Albona, oggi Labin, ubicata a mezza strada tra Pola e Fiume), fuggita, a suo tempo nel nostro Paese, così come, a suo tempo, dopo la guerra, fuggirono, negli Stati Uniti, in Canada, in Europa ed in Australia, moltissimi suoi parenti. Con riferimento più specifico al Giglio, mi ricordo che Lina, aveva un’amica, nata anch’essa in Istria (non ricordo se ad Albona o ad Abbazia, oggi Opatija) che abitava presso la torre di Campese in una delle case del cosiddetto “Treno”.