“A un passo dalla costa”. Il naufragio della Concordia diventa un rap per esorcizzare la paura
Intervista a Michele Greco, che il 13 gennaio 2012 si trovava sulla nave. «Per un attimo pensai di morire.
E poi arrivò il vicesindaco del Giglio armato di lucidità e altruismo»
«E’ un ricordo che rimane e rimarrà sempre vivo. La musica in generale e il rap in particolare sono stati sicuramente d’aiuto per riuscire ad assimilare al meglio quell’esperienza che comunque non dimenticherò». A parlare è Michele Greco in arte Quara, giovane rapper che dal 2009 lavora sulle navi Costa e da novembre 2011 era imbarcato sulla Concordia. Nel cuore e nella musica porta con sé il ricordo del naufragio perché la sera del 13 gennaio 2012 era sulla nave che speronò gli scogli davanti all’Isola del Giglio. Per esorcizzare quella notte le ha dedicato un rap e un videoclip dal titolo “A un passo dalla costa” in cui canta «Mi manca il fiato per un attimo, forse pure il battito se per un istante mi ritrovo là». Entrambi sono usciti nel giorno del primo anniversario del naufragio. Ansia, paura di morire e, poi, la gioia di sentirsi ancora vivo. Quara ha ripercorso con agenziampress.it quella notte.
Perché un rap un anno dopo?
«A onor del vero la canzone l’ho fatta qualche mese dopo l’accaduto. L’ho scritta perché ormai è da più di 10 anni che faccio musica rap e, come credo tutti quelli che fanno questo genere, ho sempre utilizzato questo mezzo come valvola di sfogo, mettendo in rima tutti i miei pensieri e le mie esperienze. Un episodio come questo non poteva quindi passare inosservato al mio lato “artistico”. In un primo momento però reputai il pezzo troppo personale per condividerlo con altre persone al di fuori della mia cerchia. Pian piano ho realizzato che forse “A un passo dalla costa” non era del tutto personale come pensavo inizialmente, forse in quel testo della gente ci si sarebbe potuta ritrovare e forse poteva essere un piccolo gesto per non dimenticare. E appunto per non dimenticare ho deciso di divulgare la canzone proprio un anno dopo l’incidente come data significativa»
Tutto il video è girato in penombra e grazie agli effetti speciali sembra che tu canti sott’acqua: hai voluto ricreare la situazione all’interno della nave quella notte?
«L'elemento acqua domina il video per rendere esplicito il legame tra il pezzo e l'avvenimento. Volevo fare qualcosa di sobrio perché parlare di una tragedia è sempre una cosa molto difficile, oltre che estremamente delicata. L'acqua, gli oggetti che passano, la penombra, le bolle, sono tutte metafore di valenza emotiva che vogliono raccontare le emozioni di quei momenti».
Nel rap racconti che hai avuto notizia di quello che stava accadendo in cuffia. Invece tu dove ti trovavi al momento dell’impatto con lo scoglio?
«Era il secondo spettacolo del teatro di bordo; io ero il fonico. La nave si è inclinata a sinistra e i colleghi che stavano dietro le quinte mi hanno comunicato in cuffia che le attrezzature per lo spettacolo stavano cadendo e scivolando. L’artista che quella sera si esibiva ha provato a continuare il suo spettacolo fino al black-out delle luci e dell’audio».
C’è stato un momento in cui hai pensato davvero di morire?
«La rovesciata brusca avvenuta mentre ero dall'altro lato della nave rispetto a quello citato nella prima parte del pezzo. In quel momento ho avuto paura. Per un attimo ho pensato di non farcela, ma non c'era tempo da dedicare alle preoccupazioni. In ogni caso, quell'istante è stato il più difficile da vivere».
Nel rap racconti la confusione, la calca e la gente che dava in escandescenza. Le persone non sapevano cosa fare e non ricevevano aiuto?
«La gente era assistita da tutto il personale presente là sui ponti ma, come si può intuire, il panico e la paura possono giocare brutti scherzi».
Nella canzone dici che hai consolato chi pensava di morire. Hai più rivisto quelle persone?
«Ho provato a tranquillizzare le persone con cui ho avuto occasione di parlare, anche se non c'è stato molto tempo per fermarsi. E no, non ho avuto più modo di vedere nessuna di queste».
Quando pensavi di essere rimasto solo, hai incontrato il vicesindaco del Comune di Isola del Giglio, Mario Pellegrini. Che ricordo hai di quegli istanti?
«Di Mario Pellegrini in quel frangente ricordo la lucidità e l’altruismo. Se pur sporadicamente, ci siamo tenuti in contatto durante tutto l’anno trascorso e, in occasione dell’anniversario celebrato all’Isola del Giglio lo scorso 13 gennaio, abbiamo avuto modo di rincontrarci a distanza di un anno esatto e ricordare assieme la “nostra avventura”. E’ stato un piacere rivederlo!»
Insieme a lui hai salvato 6 persone e hai salvato te stesso. Nel passaggio dedicato al vicesindaco dici “aveva un piano”. Era tra i pochi che sapeva cosa fare?
«”Aveva un piano” è un'espressione che semplicemente “romanza” un'intenzione. Non so se era tra i pochi a saper cosa fare, di fatto lui è il capo della Protezione Civile dell'Isola, per cui sicuramente aveva e ha le competenze giuste per gestire situazioni simili».
Sei tornato sull’Isola del Giglio in occasione del primo anniversario della tragedia. Che effetto ti ha fatto?
Non ero mai ritornato prima del 13 gennaio di quest’anno. E’ stato pesante da un certo punto di vista, ma rivedere qualcuno dei vecchi colleghi e il vicesindaco Pellegrini è stato bello»
Hai avuto modo di cantare questo rap alla gente del Giglio? O pensi di farlo?
«No, non ho avuto modo. Quello che posso dire è che, una volta pubblicato “A un passo dalla costa” (essendo un brano no profit, è stato divulgato solo sul web e attualmente lo si può scaricare gratuitamente tramite link sulla pagina Facebook: www.facebook.com/QuaraOfficial, o con il download diretto sulla pagina Soundcloud: www.soundcloud.com/quara-official), attraverso i social ho ricevuto tanti ringraziamenti per la testimonianza e credo che la maggior parte di questi venissero proprio da persone che erano a bordo quel giorno. C’è anche chi mi ha scritto di essersi perfettamente ritrovato nelle mie parole e, considerando che il brano deve essere una dedica, leggere questo per me è stato gratificante».
Hai avuto modi di conoscere il comandante Schettino?
«Non l’ho mai conosciuto di persona, l’ho sempre visto in nave, ma non ho idea di che persona sia».
Hai altri progetti per questo videoclip?
«A breve pubblicherò il backstage, così verranno svelati i retroscena della realizzazione. E con degli amici musicisti, stiamo lavorando alla versione acustica del pezzo. Credo che a breve realizzeremo anche un altro video che diffonderemo sempre sui social per proporre la versione unplugged».
Dopo quella notte sei più risalito su una nave da crociera?
«No. Per ora non me la sento di risalirci».
"A un passo dalla costa": il naufragio diventa rap
Autore: Susanna Danisi, AgenziaImpress.it
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