Caro Alessandro, la scorsa settimana sono stato a Roma per impegni comunali ed ho incontrato il Direttore Generale del Minambiente Dottor Aldo Cosentino, una vera istituzione del Dipartimento della Tutela del Mare. Mi ha riferito che andrà in pensione fra qualche settimana e quindi, con l’occasione, si è concesso qualche confidenza di troppo, più di tutto quando si è parlato della legge 394, una legge che lui cambierebbe da subito. “Musica per le mie orecchie” ho subito detto sbalordito, “ma allora non siamo i soli” ho poi esclamato. E gli ho raccontato le vicissitudini del Giglio sulla questione area marina protetta, delle proteste e delle pessime esperienze risultate su Giannutri e degli atti che ha decretato questa amministrazione in questo primo anno che hanno avuto il prologo nella bocciatura della proposta di AMP, un progetto assolutamente non allineato con la tutela della nostra preziosa isoletta. 

Tu sai, ed i gigliesi sono con noi, siamo da sempre contrari ad un Progetto “Parco” che scippa il territorio alle amministrazioni democraticamente elette dai cittadini, ma qualcosa di questo Parco che ormai esiste si può adattare alla nostra realtà solo collaborandoci nel rispetto delle nostre prerogative. Vorrei inoltre dirti di non lasciarti trascinare dai facili principi: il risultato della giornata ecologica non può essere un risultato personale come qualcuno vuol far credere ma un successo della comunità che è leader di un processo nel quale è protagonista da secoli, a differenza di quanti (pochi) vogliono far credere, e ama il suo ambiente più di se stessa. 

Quando hai organizzato la giornata di pulizia, da noi promossa, in collaborazione con l'Ente Parco, con il quale vantiamo un rispetto reciproco anche se le posizioni restano contrarie, non hai strumentalizzato l’evento ma hai pensato ai benefici che questa operazione, ancora non conclusa per le tappe che ci aspettano, avrebbe apportato al nostro territorio. Hai in generale pensato che un’amministrazione ha il dovere di programmare non solo opere pubbliche ma anche iniziative di questo genere, che non attenuano ma alimentano i pessimi giudizi che noi poniamo nei confronti di proposte disgraziate sul territorio e sul mare. Perché ho sempre pensato che l’ambiente non appartiene a questa od a quella fazione politica ma lo si deve sentire dentro, altrimenti è pura demagogia o meglio una bufala nella cui trappola cadono molti cittadini spesso poco informati sui retroscena. 

Per dare senso ai nostri propositi oggi ho scritto al Parlamento su invito specifico della Commissione Ambiente a relazionare e fornire informazioni sull’impegno che il governo dovrà assumere in materia di modifica della legge 394, che oggi vede non solo la nostra iniziativa, oramai approdata nella fase istruttoria. Non è facile mettere d’accordo un Parlamento intero ma è un tentativo che, grazie ai nostri politici, ci sentivamo di promuovere. Le note che accompagnano il processo di modifica sono molto interessanti ed in linea con quanto ci siamo detti in tutti questi anni. E forse aggiungerei qualcosa in più.

La nostra proposta di modifica alla L.394/91, redatta dopo uno studio accurato, parte dal presupposto che la legge quadro sulle aree protette sia uno strumento e per questo motivo lo vogliamo idoneo, proprio come un coltello da cucina che diventa pericoloso proprio quando non è affilato. Non nuoce ricordare che la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha accolto favorevolmente la nostra proposta che vede le amministrazioni locali gestire i Parchi in prima persona proprio perché depositari di quei valori e quella cultura locale da tutelare insieme all'ambiente. Contrariamente a quanto si legge qua e là, la legge non garantisce e non promuove l'applicazione dei metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione fra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo pastorali tradizionali, ma ingrippa un sistema economico-sociale che è bisognoso di regole, certe e chiare, che vadano nella direzione delle giuste aspirazioni dell’essere umano.

La legge, come è disegnata oggi, quindi non salvaguarda l'integrazione fra uomo e ambiente, i valori antropologici e le attività agro-silvo pastorali tradizionali; ogni qualvolta un figlio di un contadino ha abbandonato la propria terra si è visto negare l'autorizzazione per la rimessa a coltura dell'orto di famiglia. Per quali regole?

Ti prego infine di fare sì tesoro delle tue esperienze ma di non raccoglierle a futura memoria in scritti personali perché potrebbero sforare i limiti della demagogia pura e, in questo caso, il rischio di manipolare la verità a discapito dell’avversario è troppo alto. 

Non fare questo ti prego, non è nel nostro stile. Sono convinto che il fondamentalismo e la ragione parlano due linguaggi diversi.

Sergio