Pagine che s’intrecciano tra storia e mito, che scorrono via veloci come il vento e dolcemente come le onde del mare per raccontare “La leggenda del faro”. E questo è il titolo del volume che Dario Alfonso Ricci, per La Bancarella Editrice, ha presentato ieri sera, lunedì 5 agosto, in piazza della Dogana a Giglio Porto nell’ambito della rassegna estiva “I colori del libro” organizzata dal Comune di Isola del Giglio e dal portale Toscanalibri.it in collaborazione con la Pro Loco e con il Circolo Culturale Gigliese.
Davanti ad un pubblico attento ed interessato la serata si è aperta con il saluto del Sindaco Sergio Ortelli che ha introdotto l’autore piombinese, funzionario della Protezione Civile, ed espresso i sentimenti reciproci di stima maturati nei mesi di collaborazione durante la fase emergenziale in occasione del naufragio Costa Concordia.
Il Presidente del Circolo Culturale Gigliese, Armando Schiaffino, ha poi illustrato, attraverso un interessante excursus, la storia dei fari e delle postazioni di segnalazione luminosa sulla nostra isola dai tempi degli etruschi fino ai giorni nostri mentre il poeta locale, Tonino Ansaldo, ha recitato una sua poesia sul triste e dismesso faro delle Vaccarecce.
Il Giglio fonte d’ispirazione - L’esperienza di lavoro al Giglio è stata decisiva per l’autore nella seconda stesura del suo romanzo. “La leggenda del faro” infatti fu pensato e scritto nel 1998 e sulla nostra isola sono nati tantissimi spunti inseriti in questa 2° edizione. "Ho avuto modo di conoscere un vero guardiano del faro, Luigi Baffigi, che mi ha fatto visitare la struttura di Capel Rosso facendomi catapultare in un mondo magico – ha detto l’autore -. Ho trovato in lui una persona squisita che mi ha raccontato una moltitudine di storie, leggende e avventure che ho così riportato, romanzandole un po’, in questa nuova avventura letteraria. Qui all’Isola del Giglio ho conosciuto persone stupende e umanamente molto ricche”.
Chi è Luigi Baffigi, l’ultimo farista del Giglio? – L’avventura di Luigi come guardiano del faro è cominciata nel 1975 al Capel rosso. Proprio lì Luigi ha abitato con moglie e figlia fino all'87. E per altri 20 anni ha gestito anche il faro del Fenaio e i due all’ingresso del porto. "Mi spiace – dichiarò Luigi al momento del suo congedo - è ovvio che non è la stessa cosa. Ad esempio se c'erano fulmini, io andavo a controllare di persona al faro. Oppure io l'apparato ottico lo tenevo bene, con cura". Ma ormai, largo alla tecnologia. Che in questo caso è gestita dal comando spezzino che controlla Liguria e Toscana, mentre in caso di necessità ed emergenze intervengono fisicamente i colleghi di Porto Ercole. Al suo posto (di lavoro) ora sono gli occhi elettronici della Marina militare, dal comando zona fari di La Spezia, a vigilare sui quattro fanali che illuminano l'isola dal tramonto all'alba. Luigi però un occhio lo butterà lo stesso ai suoi fari. "Mi affaccio sempre a vedere se sono accesi, un po' di responsabilità me la sento ancora ...".
Il volume - Si tratta di una bella storia che parla di mare e di vento, onde e scogli, navi e barche, naufragi e salvataggi, soprattutto delle storie e delle leggende dei faristi, fedeli custodi, per oltre un secolo, fino all’automazione, dell’affascinante lanterna marina: il faro di capo Arocco. Ricca di passaggi magici ed immagini poetiche, sempre l’autore guardando al mondo con gli stessi occhi incantati che aveva da bambino, “La leggenda del faro” narra le vicende che si snodano per oltre un secolo, dei faristi e degli altri personaggi, intorno al leggendario faro di capo Arocco, dalla sua fondazione all’automatizzazione, presenza viva, tangibile, animata, quasi “creatura” vivente, dotata di proprie pulsioni e volontà, in rapporto ambivalente con l’Uomo, ora in armonia ora in conflitto, ora presenza benevola e salvifica ora forza distruttrice e devastante, comunque sempre in sintonia con la Natura. L’ultimo capitolo, poi, similmente ad una conchiglia che racchiude in sé la perla preziosa, è il racconto dell’antefatto, il disvelamento delle motivazioni che hanno spinto alla stesura del libro; un finale perfetto e ad effetto: romantico, quasi magico appare il verso finale, con l’alternanza fra luce ed eclisse, espressioni del faro che, per tutta la storia, ora ha illuminato ora ha celato, ma anche metafora della vita, sempre in sospensione fra chiarità e ombra.
Dismesso quello delle Vaccarecce.
E gli altri due fari? Anni fa' andai al Fenaio e rimasi allibito dello lo stato di quel favoloso edificio. Si il faro funziona, ma lo stato delle antiche stanze che erano adibite alle famiglie che lí avevano vissuto e' triste se non deplorevole. Fara' questa fine anche il capelrosso? Sicuramente, gia' che non vi e' piu' il fanalista da anni: lo stesso che puliva la strada/sentiero e quella bellissima scalinata di granito scalpellinato.