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Ciao Giglio
Sono ormai moltissimi gli studi sui circuiti cerebrali della così detta “prima impressione”, quella che fa scattare simpatia, amore o avversione “a prima vista”. Il cervello umano è in grado, in un brevissimo arco di tempo, di trovare schemi e modelli per situazioni o persone e formulare una valutazione su cui prendere decisioni, il tutto con pochissime informazioni e in maniera totalmente inconscia. Per alcuni ricercatori questo tempo si può ridurre a due, tre secondi appena. A me, per innamorarmi del Giglio, ne è bastato uno soltanto.
Era un tardo pomeriggio di una splendida domenica d’estate, il traghetto partito da Porto Santo Stefano era carico dell’eccitazione di un manipolo di turisti e di un’emozione indefinibile, la mia, che turista non ero. Superata la punta a nord dell’Argentario, lo sguardo finalmente riuscì ad immergersi nel mare aperto. E lì, sulla linea dell’orizzonte, vidi per la prima volta la sagoma di quel posto dove ero stato mandato a vivere e lavorare: l’Isola del Giglio.
Forse è stato l’odore del mare, esotico e accattivante per me che vengo dalla montagna, o forse una leggera brezza sul viso che s’è portata via in un istante la pesantezza di giorni e giorni di afa insopportabile. Magari c’entrano qualcosa i tanti racconti di pirati, mercanti e avventurieri letti da ragazzo, oppure solo perché “era già l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core..”, ma il fatto è che quest’isola, davvero, m’ha conquistato fin da quel primo sguardo. La sensazione di dirigermi verso un luogo dove sarei stato “accolto” è stata da subito nitida e profonda, ed il tempo che ho trascorso qui, un soggiorno meraviglioso che purtroppo sta per finire, è la dimostrazione che quella “prima impressione” fosse giusta.
Le cose pregiate si apprezzano col passare del tempo sempre di più, come la bottiglia di un grande vino lasciata a decantare. Allo stesso modo conoscere il Giglio, coglierne i vari caratteri e le varie sfumature, è stato un crescendo di esperienze indimenticabili.
Neanche il tempo di scendere dalla nave e ti senti circondato da una natura e da un mare di una bellezza quasi commovente. Poi, a poco a poco, ti stupisci di quanti paesaggi incredibili e diversissimi tra loro possano concentrarsi in un territorio così piccolo. Col passare dei mesi impari a distinguere il sapore dell'acqua delle varie sorgenti, il giusto punto di maturazione del corbezzolo, del mirto o della mora, le migliori piante di fichi, l'ansonaco più sincero. Vivi le suggestioni di una tradizione culinaria ricca e genuina, le usanze e la cultura di un popolo perennemente diviso al suo interno da rivalità millenarie ma graniticamente unito verso l'esterno nella difesa della propria autonomia, della propria unicità. E infine scopri la sua gente, un caleidoscopio di umanità che si schiude in modo discreto ma onesto.
Vorrei potervi ringraziare tutti, uno ad uno. Grazie a chi mi ha fatto ridere, a chi mi ha raccontato la propria storia e chiesto di raccontare la mia. Grazie a chi ha avuto fiducia in me, a chi mi ha fatto assaggiare con orgoglio i frutti del proprio orto o il vino della propria vigna. Grazie a chi mi ha fatto conoscere i sentieri dell'Isola, le cale più belle e inaccessibili. Grazie a chi mi ha portato a pesca, a chi mi ha invitato in cantina, a chi ha cucinato per me. Grazie a chi mi ha portato in barca, a chi mi ha insegnato a distinguere i venti. Grazie ai compagni del teatro e a chi ha avuto la bontà di applaudirci. Grazie a chi mi ha permesso di vivere questa esperienza unica, ai miei impareggiabili colleghi di lavoro e alla pazienza dei nostri clienti. E infine grazie a chi, pur magari non sapendo neppure chi fossi, con un sorriso o un cenno di saluto mi ha fatto sentire parte di una vera comunità. Come molti già sanno, lascio il Giglio perché ho vinto un concorso e a breve inizierò un periodo di formazione che spero si riveli importante per la mia crescita professionale.
Vado, si, ma qui lascio un pezzo del mio cuore, nascosto in un luogo sicuro alla maniera dei pirati, come nella leggenda dei "francesconi d'argento".
Vado, portandomi dentro un tesoro di esperienze, immagini, colori e sapori, con la speranza di poterne vivere di altrettanto belle lì dove andrò a stare ma con la consapevolezza che certe cose, “come vènghino in Giglio, non c’è eguali al mondo..”.
Vi aspetto tutti per una bevuta e un saluto venerdì sera dalle ore 21,30 al bar Ajo! su al Castello,
A presto,
Mauro (il Turco)
Ciao Mauro quando mi hanno detto i tuoi colleghi che te ne andavi dal Giglio mi e' dispiaciuto tantissimo. Quello che hai scritto colpisce pienamente. Mi ha fatto tanto piacere conoscerti. Sei una persona gioviale, disponibile, ma soprattutto alla mano. Non ho mai sentito il muro che ci può' essere tra un direttore ed un cliente, con te e' sempre stato come parlare con un amico. Ti auguro che vada tutto bene e che tu riesca a realizzare i tuoi progetti, visto che sei ancora così giovane. Spero che ogni tanto tu riesca a fare un salto qui al Giglio e quando lo farai faccelo sapere. Ti abbraccio e a presto P:s: Meno male che ci lasci in mani buone quelle dei tuoi due colleghi che hanno lavorato fino ad ora con te. Eravate un bel trio che ora diventa un duetto. Diego e Francesco.
Ho avuto la fortuna di assistere allo spettacolo "Un turco in cantina" e lui sembrava nato per quella parte...