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Caro Gianluca,
prima di scriverti in merito al tuo articolo “La religione è un cosmetico per abbellire l’anima?”, su Giglionews il 6/10 c.a., ci ho pensato a lungo, perché non sapevo, né so ora se valga la pena scambiarsi idee sulla Religione e sull’accoglienza dei profughi, problemi così grandi, difficili da capire per la loro complessità. Sappi che in merito alla Religione non desidero convincerti, perchè gli atei ed i credenti si sono confrontati a lungo, per secoli e con grande convinzione sulla esistenza divina o meno, rimanendo poi ognuno nel proprio parere. Nel problema dei profughi extracomunitari e noi europei o occidentali riconosco significative differenze culturali, che comportano problemi sociali, pieni di incognite per il futuro. (ricorda le invasioni barbariche).
Proverò comunque a risponderti sui punti che credo importanti.
Dici: ”Sono ateo”; se questa è una tua scelta di vita, maturata, dedotta dal confronto approfondito e non superficiale con le dottrine monoteiste, è degna del massimo rispetto, come quella di chi crede. Quindi rispetto il tuo pensiero, ma non lo condivido (non lo faccio mio), ovviamente, perché sento un bisogno viscerale della Sua esistenza. Credere per me significa avere fiducia in un Essere superiore, che chiamo Dio. Lo scopriamo e lo conosciamo a poco a poco, proprio come il ragazzo scopre le vicende umane (es. la storia conosciuta alle Elementari non è quella proposta alle Superiori). Fargliele conoscere prima non gioverebbe, perché egli non ne ha le capacità.
“Credo che la religione sia una specie di batterio…” Beh !, c’è chi ha detto di peggio; deve però essere non un batterio, ma un virus ultrafiltrabile se dall’inizio del mondo le religioni esistono; se quelle venute dal deserto si sono propagate ed hanno attecchito, significa che quelle animiste, quelle precedenti non soddisfacevano, non rispondevano ai bisogni della persona. Venire dal deserto è una qualità, non un limite, perché essere andato là significa aver elaborato, approfondito i contenuti, idee; altrimenti perché andare nel deserto, in cui difficilmente ed a stento si vive, dove l’isolamento stesso induce a riflessioni profonde da sconvolgere la vita ?
Tu mi dirai che il Cristianesimo e l’Islam si sono propagate con la forza, facendo vittime a non finire. In certi momenti della storia è stato vero, ma non puoi giudicare, come dicono gli esperti, gli eventi di allora con il pensiero, la capacità critica di oggi. Se lo fai, manchi di senso storico (sia chiaro giustifico nulla). Di un’idea, di un avvenimento se ne parla, perché richiama l’attenzione, l’interesse delle persone. Se non fosse così, dopo poco tempo andrebbero nel “dimenticatoio”, nessuno le seguirebbe. Allora pensi vera-mente che :”…l’idea si propaga per un suo istinto forte incessante ed opprimente” ? In tempi più recenti l’ateismo ,sì, è stato “opprimente”; pensa ha ciò che hanno fatto le dittature per sopravvivere (vedi comunismo russo e cinese, fascismo, il quale della religione cattolica aveva fatto una religione di stato, misconoscendo le altre). “L’idea si propaga”: certo un’idea valida si diffonde, ripeto, perché va incontro ai bisogni umani. Poi dici che le religioni animiste sono valide. Forse hai dimenticato o non letto la storia , tanto per fare un esempio, delle tribù animiste africane , che si sono scannate con stragi e carneficine fino a raggiungere l’antropofagia.
Nella tua lettera ci sono poi, non solo secondo me, due equivoci (forse perché non conosci bene il Vangelo, né il Corano); dici: ”… le religioni hanno bisogno di sofferenza, o la cercano o la creano, al fine di proporre un bene ultimo , che è dio”. I due testi contengono molti Versetti e Sure che inneggiano alla carità, alla misericordia, all’amore. Quando si ama qualcuno si vuole il suo bene ,la sua felicità e non il contrario. Non confondere la dottrina, le idee con chi le professa o cerca di metterle in pratica o di imporle; costui è uomo come noi, con limiti e difetti, spesso grossi . Se molti o pochi preti o altri religiosi hanno dato o danno il cattivo esempio, violentano, ciò non significa che la religione sia negativa per la vita. Quanti padri e madri fanno del male ai loro figli ? Dobbiamo forse annullare , abolire la paternità e la maternità ? Occorre valorizzare il buono, il positivo, purtroppo l’animo umano è di difficile comprensione e nasconde spesso veri drammi.
Pensi davvero che le religioni inneggino alla sofferenza ?; questa affermazione poi richiederebbe un volume per parlarne in modo esauriente. Quello che mi preme sottolineare è che il sostegno che la religione cattolica, meglio il Vangelo danno alla sofferenza non è perché così auspica o crea dipendenza, come dici tu, ma perché la sofferenza fa parte della vita, cioè è inevitabile ed allora la sua accettazione significa impegnarsi per affrontarla, avendo la consapevolezza di considerarsi uomini limitati, imperfetti, anche tolleranti e comprensivi verso il prossimo. La Chiesa cerca di stare a fianco di chi soffre (vedi quante istituzioni di volontariato esistono). Chi non accetta i propri limiti e le conseguenze dell’imperfezione umana rischia d’impazzire, fino al punto di togliersi la vita (gli esempi sono numerosissimi) . Cristo ha detto che chi lo vuol seguire prenda la sua croce e lo segua, cioè si riconosca uomo, con la consapevolezza di sbagliare pur impegnandosi per il miglioramento delle propria e altrui esistenza. Perché altrimenti dovremmo tendere a migliorarci e quindi a cambiare ?
Parli delle missioni e dei missionari , dell’Azione cattolica (cioè i laici) come degli agenti politici infiltrati, ipocriti . Ma hai parlato o sei mai stato a vedere cosa fanno? Parla un poco con il cardiologo Pellegrini Pietro (laico), con i volontari, i frati della mia Parrocchia per sapere quali sacrifici devono superare per il bene di quelle popolazioni, cui mancano ogni cura e spesso gli alimenti vitali. Ti sembrano ipocriti? Il nostro Luciano Baffigi dove credi che sia morto e perché?
Attribuisci la mancata realizzazione della Conferenza internazionale sulla contraccezione in Africa, organizzata dell’O.M.S., alla influenza, al potere papale. Ma ti rendi conto di ciò che dici? Se fosse vero che il Papato ha tanto potere, ora non si parlerebbe dei problemi dei gay, né in passato si sarebbe fatta la legge sul divorzio, ecc. Pio XII era contro la guerra (la seconda in ambito mondiale), ma si è fatta ugualmente: magari lo si fosse ascoltato ! Oggi il Papa parla dell’inutilità della “guerra” fra Israele e la Palestina: ha qualche riscontro positivo ? Un merito l’ha avuto nel processo di riappacificazione fra Cuba e gli Stati Uniti, ma solo perché i tempi erano maturi.
Per non farla tanto lunga, commento un altro punto: “…la volontà di fare del bene si potrebbe esaudire anche dalle persone singole..” Ti ricordo che l’unione fa la forza: se uniamo l’impegno dei volontari, facciamo molto di più del singolo, che rischia di vanificare il proprio impegno, tanti e grandi sono i problemi da affrontare. Vieni a vedere ciò che viene fatto dai volontari nella sola zona Ovest di Firenze: dalla Misericordia, dalle Parrocchie, dalle Associazioni, ecc. sono offerti a chi li vuole pasti gratuiti ogni giorno: solo per il pranzo siamo arrivati a distribuirne oltre 400. Hai per caso frequentato le Suore di Teresa di Calcutta? Sono a disposizione 24 ore al giorno per chi ne ha bisogno. Perché, tu che sei un laico, un ateo, non dimostri la tua vicinanza a chi sta male facendo al Giglio concreta-mente qualcosa, senza aspettare che altri prendano l’iniziativa ?
Dici ancora:”… prendere delle persone senza tetto in uno dei comuni TOSCANI, …” pensando forse che esse non siano bene accolti. Perché no !, se venissero ci sarebbe posto per loro come per altri. Far venire degli Italiani sarebbe un errore, perché significa sradicarli dal loro territorio, dove hanno sempre qualcosa (anche affetti), cui attaccarsi e su cui far leva per ritirarsi su le maniche e ricominciare. Magari avrebbero bisogno di aiuto sul posto. Gli extracomunitari fuggono dalla guerra, che distrugge la vita, la casa, ogni cosa, compresa la speranza di vedere un futuro per i loro figli. Tu non hai provato cosa significhi fuggire dalla guerra; nel suo piccolo “andare sfollato, per esempio, al Serrone, al Campese”, come accadeva al Giglio, era , in piccolo, un dramma: non sapevi cosa avresti trovato al tuo ritorno al Paese. Cecchino, il fratello di Gesualdo, rimasto a casa, fu mitragliato e morì. La guerra per capirla si dovrebbe provare: io ne porto i segni, per fortuna non gravi, sul mio corpo.
Avrei da dire tante altre cose, ma concludo con due pensieri (purtroppo non miei):
Consideriamo le sfide come un opportunità di crescita; siamo sfidati a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata e a scoprire il grano che cresce in mezzo alla zizzania. Non lasciamoci rubare la speranza !
Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse: ”Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci. - I tre setacci?- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero? - No... ne ho solo sentito parlare...- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono? - Ah no! Al contrario - Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico? - No, davvero. - Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo? Se ciascuno di noi potesse meditare e mettere in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.
Ho citato il pensiero di Socrate perché c’è sempre da migliorare.
Un sincero saluto, Alberto Centurioni
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