Rilevatori gas: come richiedere il rimborso

Rilevatori gas: come richiedere il rimborso

In merito all'articolo dei giorni scorsi in cui allertavamo i cittadini consigliando loro di non acquistare rilevatori di gas tramite venditori porta a porta (VISUALIZZA), pubblichiamo di seguito, grazie alla consulenza di Luca Mibelli, le modalità per restituire il prodotto e richiedere il rimborso per chi avesse incautamente acquistato il rilevatore.

rilevatori gas truffa rimborso isola del giglio glgionewsE' possibile effettuare il recesso dal contratto d'acquisto facendone richiesta entro 14 giorni dalla data di installazione e acquisto del prodotto. Allegati in calce, ci sono 2 modelli da finire di compilare, a penna o tramite programma di elaborazione testi, ognuno sia in formato pdf che in formato word.

Il primo, denominato "lettera recesso modello – residenti", è per coloro che sono residenti nell'abitazione in cui hanno installato il prodotto (e che sarà quasi sicuramente l'indirizzo riportato in fattura). Il secondo, denominato "lettera recesso modello – non residenti", è per coloro che non sono residenti nella stessa abitazione, pertanto devono essere indicati i due indirizzi in modo distinto.

lettera recesso modello – residenti (formato PDF, formato WORD) lettera recesso modello – non residenti (formato PDF, formato WORD)

I campi da compilare nel modello sono, nell'ordine:

  • numero della fattura da inserire in oggetto.

N.B. Inserire il numero della fattura che trovate in alto a destra e poi i 4 numeri che si trovano sul lato destro, a metà pagina. Questo perché il numero in alto a destra non è sufficiente, in quanto ho visto che più fatture sono state fatte con identico numero in alto, ma differente numero "in mezzo". Ad esempio: se in alto c'è il numero 1045 e a metà foglio il numero 0002, scrivere "Fattura N. 1045/0002".

  • data del giorno in cui si scrive la lettera
  • cognome e nome di colui che ha firmato il contratto
  • indirizzo, città e provincia di residenza
  • codice fiscale
  • nuovamente il numero di fattura, con gli stessi accorgimenti descritti sopra
  • la somma pagata per l'acquisto
  • la modalità con cui è stato effettuato il pagamento: in contanti, tramite bancomat o altro mezzo
  • il codice IBAN del conto su cui si desidera ricevere il rimborso. N.B. Sono stato a parlare con un dipendente della banca e mi ha assicurato che non esiste alcun rischio a fornire il solo codice IBAN, che infatti si trova solitamente scritto nell'intestazione delle fatture di vendita di ogni azienda. Nel retro del contratto c'è scritto espressamente che il rimborso sarà effettuato tramite banca, quindi credo sia inutile chiedere se siano possibili altri mezzi di pagamento. E comunque, l'azienda a sede a Brescia, di sicuro non rimanderanno indietro i contanti in contrassegno.
  • Il cognome e nome di colui che ha firmato il contratto, in stampatello
  • La firma di colui che ha firmato il contratto.

Una volta compilata la richiesta di recesso, occorre allegare a questa la copia originale della fattura di acquisto. N.B. Per ogni evenienza futura, si consiglia di conservare una fotocopia sia della richiesta di recesso (interamente compilata) che della fattura originale.

Successivamente occorre restituire il dispositivo installato tramite un UNICO PACCO inviandolo tramite posta, meglio se tramite pacco raccomandato in modo da avere la ricevuta di ritorno, al seguente indirizzo:

GPM srl Ufficio e deposito Via Creta, 78 25124 – Brescia (BS)

N.B. Sulla scatola è obbligatorio scrivere la dicitura FRAGILE.

Si consiglia inoltre di "imbottire" l'apparecchio con fogli di giornale o simili, in modo che la ditta non possa poi dire che ci sono stati danni durante la spedizione.

A norma di legge, dovrebbero restituire l'intero importo pagato entro 14 giorni lavorativi dalla ricezione del pacco con dentro l'apparecchio restituito, la richiesta di recesso e l'originale del contratto, accreditando la somma sul conto corrente di cui si è fornito l'IBAN.

Nel caso, non impossibile, che la ditta faccia orecchie da mercante o adduca motivazioni inventate per non pagare, occorre rivolgersi a un avvocato, magari con il patrocinio di qualche associazione di consumatori.

La ditta, con sede a Brescia, ha partita IVA attiva dal febbraio 2013 e da allora opera in tutta Italia, con gli stessi metodi utilizzati al Giglio. E' una truffa legalizzata che lo Stato potrebbe facilmente troncare: basterebbe vietare per legge la vendita di tali apparecchiature porta a porta, inserendo l'obbligo di chiamata esplicita da parte del cliente, pena la nullità del contratto e l'arresto dell'agente installatore per tentata truffa. Però non lo fanno, chissà perché... Pare quasi che si vogliano difendere e tutelare i disonesti in questo Paese.

Già, PARE...

Luca Mibelli P.S. Nel caso qualcuno avesse bisogno di aiuto nella compilazione, mi può contattare all'indirizzo mail lucamibelli@hotmail.it, oppure "dalla mi' mamma".