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Ringraziamento per la Serenata
E' passato quasi un mese, scusate il ritardo, ma erano giorni che volevo ringraziare per la magnifica sorpresa sia per noi (me e Giuseppe), ma sopratutto per i miei fratelli che nell'occasione si trovavano con noi a cena. Siamo rimasti piacevolmente "conquistati" da questa tradizionale manifestazione della serenata (i miei fratelli la conoscevano solo per sentito dire).
Ancora grazie ai "ragazzi" della Banda dell'Isola, abbiamo avuto una grande emozione ad ascoltarvi e anche per questo mi avete fatto innamorare di più della NOSTRA Isola.
VISUALIZZA ARTICOLO "LA TRADIZIONE DELLA SERENATA AGLI SPOSI"
Caro Giorgio, valente collega, direttore di "Giglionews", solo adesso ho avuto l'opportunità di leggere quel che tu hai scritto, anni fa, sulle Serenate che, per tradizione, continuate a fare al Giglio. Visto che, sostanzialmente dici, in merito alla conservazione di questo bel "rito", le stesse cose che, in versi, ho cercato di scrivere anch'io, se, da una parte, sono compiaciuto per l'identità di vedute espresse, dall'altra, sono contestualmente dispiaciuto per, quantomeno, non averti citato e non aver preso atto delle belle cose che hai scritto nel 2011. A giustificazione di questao del tutto involontaria "gaffe", voglio solo sperare, che il fatto d'aver "azzardato" il mio "commento", con la presunzione di dire cose sensate ed originali, non sia derivato da una mia, per così dire, distrazione, bensì dalla circostanza che quando ho messo "nero su bianco" la mia modesta fatica d'aspirante poeta estemporaneo, sul sito, non era ancora comparso il "richiamo" che, per circostanziare la lettera di Merin Botalaeva ed aiutare a capire chi l'avrebbe avuta sotto gli occhi, rimanendone colpito, invitava ad andarsi a rivedere quel che, appunto, tu stesso avevi, anni addietro, significato al riguardo. Un caro saluto ed un abbraccio! Gian Piero
LE PICCOLE COSE CHE CONTANO Anche dalle piccole cose, quale, ad esempio (l’apprendo con sorpresa e con vero piacere), una “serenata”, inusitata e gentile, si colgono le diversità della gente dei Giglio. Già l’avevo notato e sottolineato in altre occasioni; buon ultima quella legata alla raccolta di fondi per il Burkina Faso, con l’iniziativa (cito a memoria) d’“Un bicchiere di vino – e che vino! – in Parrocchia”, e me ne sono assai compiaciuto. L’avevo detto altre volte: la tradizione e la memoria di ciò che siamo stati e di cosa potremmo, in fondo, essere ancora, ossia i nostri ricordi, buoni o cattivi che siano, “queste ombre lunghe del nostro breve corpo” come ha scritto un grande poeta di Tarquinia, sono la misura di noi stessi, siccome dell’altruismo o dell’indifferenza comuni. Ed una serenata, fatta, tra l’altro, alla grande, con più strumenti, non è solo un semplice omaggio augurale ad una coppia Merin e Giuseppe, ma un evento, per me, più che importante almeno per due ragioni : per il gesto in sé, che mi commuove in quanto rammemora sprazzi di vita, che pure ho vissuto nella mia breve giovinezza, allorché, di notte, ai piedi d’una finestra, da cui tremolava complice un lume, lasciato acceso a bella posta, sul filo d’un canto d’amore, e l’armonia di corde, strimpellate alla “benemeglio”, pieno di speranza e d’ardore, bussavo a un cuore, che sapevo compiacente, perché m’aprisse; ed anche perché, proprio in questi giorni, sul filo d’una miseria che vieppiù incombe sul Paese, sobillati dalle Destre, incauti cittadini dei sobborghi di grandi e piccole comunità, invece d’accoglierle in pace per vivere insieme fraternamente, assalgono persone inermi, dal cognome esotico e diverso, come quello di Botalaeva, che hanno il solo torto d’essere fuggite da terre altrimenti martoriate e concusse, per salvarsi.