Vi riproponiamo, dedicandola a tutti i nostri caduti per la Patria, una toccante testimonianza trascritta e già pubblicata dalla nostra redazione il 3 novembre 2007. Si tratta della lettera che Stefano Rum, un giovane isolano impegnato nella Prima Guerra Mondiale, invia al suo bambino di 4 anni dal fronte nel 1916.
Ci colpì la saggezza e la virtuosità di sentimenti con cui un padre si rivolge al figlio cercando di trasmettergli valori ormai svaniti nelle nostre giovani generazioni. Le sue mirabili parole testimoniano una padronanza della lingua italiana impensabile per chi, come lui, ha frequentato soltanto la Seconda classe Elementare. Stefano non conoscerà mai il suo bambino perché rientrerà dalla guerra gravemente ammalato di polmonite e morirà dopo pochi giorni.
Era ed è ancora nostro intento, così come quello di chi ce l'ha proposto, rivolgere questa emozionante missiva ai più giovani perché imparino a vivere quel senso di Patria ed appartenenza alla nostra Italia per la cui libertà hanno sofferto e perso la vita persone come Stefano.
Somma Lombarda 1916
Amatissimo figlio Giovanni,
benché piccolo ed innocente bambino, tuo padre, tanto lontano, che forse a rivederlo non lo riconosceresti, vuole darti un consiglio che terrai a memoria fino a che avrai conoscenza: per tutta la vita ubbidisci alla tua mamma, siili fedele e affettuoso non mancando mai ai suoi detti, rispetta i vecchi e aiuta i poveri, adempi i tuoi doveri verso il prossimo e verso la tua Patria.
Sii virtuoso nei tuoi sentimenti e vedrai che Dio ti darà la Santa Benedizione come te la offre tuo padre ora che si trova fra la vita e la morte.
Questo sarà un mio ricordo, un mio testamento se la sfortuna a me toccasse di non rivederti assieme a mamma e al tuo caro fratello, e ti raccomando di dare anche a lui i dovuti consigli quando sarai nell’essere di conoscenza. Ma se la fortuna mi assiste per poter ritornare sarà e dovrà restare conservata questa carta come una memoria eterna nell’avvenire.
Con la penna non posso dirti quanto soffre il tuo genitore per sé e per la sua Patria; tutto è dovuto all’istinto di conservazione di questa vita, tutte le sofferenze ed i disagi, la morte momentanea che legge impone, come quella che si impose al nostro Altissimo Creatore Iddio, che morì per noi sul patibolo della Santa Croce.
Amato figlio, avrei troppo da narrarti e benché tuo padre non è tanto padrone della penna e della lingua con questo poco scritto ti inculca generosità ed educazione.
Mi piange il cuore a doverti dire questo e ne avrei ancora, ma non posso perché dovrei rigare queste pagine di pianto.
Stai buono, educato ed obbediente, ama le tue nonne e mostrale sempre ed ovunque il tuo rispetto, abbi per ultimo ancora tanto rispetto per il nonno Nicolaio che il tuo padre tiene in cuore come memoria.
Basta. Baci ad Emanuele e mamma, tanti alle nonne e nonno, zie e zii tutti.
Ti bacia tanto tuo padre che tanto ti pensa.
Rum Stefano fu Giovanni
Egregio Sig. Fanciulli, desidero soltanto informarLa che nel mese di giugno 2018 a Montegrotto Terme (PD), verrà allestito un evento rievocativo sul centenario della fine della Grande Guerra con testi e musiche originali, nel quale è previsto un momento in cui la toccante lettera di Stefano Rum costituirà parte della serata con un brano musicale inedito a lui dedicato. Grazie dell'attenzione e cordiali saluti. Antonio.
Le parole di Stefano Rum sono veramente “toccanti” e al limite della commozione , lo scritto di un uomo che percepisce chiaramente il segno del suo destino.
Mi assale per un momento la rabbia nel leggere la frase “la morte momentanea che legge impone”, nel pensare a coloro che scelgono le guerre seduti prima, durante e dopo, sempre sulla stessa poltrona.
Il mio pensiero vola anche ad un altro compaesano Gigliese, fratello di mia Madre Ester, che fu ordinato a 20 anni al “sacrificio” quasi collettivo per la campagna di Russia, non ebbe nemmeno il tempo di scrivere, disperso nelle steppe gelate e quindi non più ritornato al sole della sua Isola e all’amore della sua famiglia. Anche il suo nome, Alvino Bartoli, è scritto sulla lapide affissa sull’esterno della parete della Guardia Costiera al Porto…Un dato genealogico: Stefano dovrebbe essere il figlio di Pietro Rum fratello a sua volta di Giovanni “Morena” mio bisnonno.__ E’ vero, un po’ più spesso bisognerebbe “trovare il tempo” per “pensare” e commemorare i nostri morti, riscoprire i valori che possedevano e trasmettevano ai loro figli ……. Anche con lettere, come è il caso di Stefano, che sapevano già destinate ad essere “postume”.
Bella e commovente. Grazie Giorgio per averci raccontato un'Italia che, forse,non c'è più.