Schiaffino su "L'uomo che salva il mare"
Pur pienamente consapevole che i Gigliesi non sono mai contenti, nemmeno quando uno fa loro un regalo (“Capitan Beppino qui l'ore vi dà ma scarse al mattino” fece incidere sul marmo della meridiana del Campese il Capitano D'Albertis per sottolineare tale singolare prerogativa del popolo gigliese, che pur tanto amava) ma incuriosito dalla grandinata di critiche, da parte di tanti paesani, sul monumento denominato “L'uomo che salva il mare” e realizzato nella piazzetta del Demo's a Giglio Porto dalle società Neri-Smit per ricordare il naufragio della Costa Concordia, mi sono voluto lo stesso recare a esaminarlo di persona: curiosità personale motivata anche da precedenti polemiche, dato che il consorzio Neri-Smit, nella vicenda “Concordia”, aveva eseguito le operazioni di svuotamento del carburante (defueling) operazioni (a parere di molti marittimi gigliesi già imbarcati su super-petroliere) non assolutamente necessarie, trattandosi di frazioni pesanti di distillato del petrolio (heavy fuel oil) che, essendosi solidificate, non comportavano immediato pericolo di sversamento e che si sarebbero potute effettuare con minore spesa e minor pericolo, dopo lo spostamento del relitto.
Condizionato comunque dalle dichiarazioni ufficiali secondo cui tale opera artistica era stata realizzata e donata “per ricordare il coraggio e l'abnegazione degli abitanti dell'isola del Giglio portando davanti al mare con la sua presenza un messaggio di speranza”, alla vista del monumento sono rimasto sconcertato.
Come ben sanno gli studiosi di comunicazione inter-umana, solo il 7% della comunicazione stessa è legata al contenuto espresso dalle parole, il 38% è ascrivibile al tono della voce e ben il 55% è di competenza del “linguaggio corporeo”. Secondo lo psicologo Albert Mehrabian (uno dei più qualificati esperti di tale disciplina) “la comunicazione non verbale, nello stile comportamentale aggressivo, è caratterizzata da postura eretta, protesa in avanti, braccia tese, pugni serrati”: esattamente la descrizione del monumento che dovrebbe essere invece “espressione di coraggio e comunicare un messaggio di speranza”.
Ho osservato e riflettuto a lungo sul monumento e sono arrivato all'unica conclusione logica possibile e cioè che l'artista conoscesse molto bene le vicende gigliesi e volesse più realisticamente comunicare, al di là delle motivazioni ufficiali, un messaggio subliminale di protesta per come l'amministrazione locale avesse gestito l'intera vicenda, a cominciare dal suo primordiale atto, allorché cestinò la proposta di area marina protetta, elaborata dalla precedente amministrazione, che prevedeva, nella zona delle “Scole”, solo la possibilità di avvicinamento per barche da diporto di lunghezza non superiore a 25 metri. Decisione scellerata, inquadrata in un contesto di più grave miopia politica nella gestione del nostro patrimonio naturale a terra e a mare e dei relativi strumenti legislativi di tutela (un esempio valga per tutti: il prodotto commerciale “ISOMAR” fatto con acqua di mare del Parco Marino delle Cinque Terre (sicuramente pulita ma non migliore dell'acqua di mare delle zone più selvagge della costa gigliese) è uno dei prodotti sanitari più commercializzati e diffusi a livello nazionale e molto venduto anche nella farmacia della nostra isola !!!). Una politica timorosa di ogni cambiamento, sostenuta da un consenso ottuso per il mantenimento di uno “status quo” a favore di una economia di rendita, nella fallace convinzione che potesse persistere all'infinito e che ha invece comportato una recessione economica, sociale (e anche morale) che la vicenda “Concordia”, almeno nei suoi aspetti economici, ha solo arginato e non aggravato: vicenda che avrebbe veramente potuto rappresentare un'occasione irripetibile per affrontare e risolvere molti problemi dell'isola, che invece si ritrova (per incompetenza, imprudenza contabile e per discutibili spese finalizzate solo al culto di facciata) un bilancio comunale sull'orlo del dissesto finanziario e una statua in riva al mare che urla disperata al vento tutte le occasioni perse per salvare veramente il nostro mare.
Armando Schiaffino - ex Sindaco dell'Isola del Giglio
SPIEGATE ALL'ULTIMO VIETCONG CHE LA GUERRA E' FINITA! Avevo lasciato lo Schiaffino nei panni più confacenti di Sibilot, satiro partigiano, sedicente sagace, e me lo ritrovo nei panni di (ex?) politico astioso che prova ad ergersi a paladino della buona amministrazione, dimentico del suo catastrofico passato amministrativo che i gigliesi ricordano ancora nei loro peggiori incubi! Lo avevo lasciato, insieme ai suoi compagni, plaudire sulla pubblica piazza, la candidata Muti che, in una accorata promessa elettorale, firmava con il sangue la sua contrarietà al "Parco Marino" e me lo ritrovo qui a ricavalcare senza la minima coerenza l'arcaica posizione degli "ambientalisti senza se e senza ma", posizione così anacronistica che anche molti degli ex talebani del protezionismo hanno ormai abbandonato. Mi ritrovo soprattutto a leggere un ragionamento patetico e demagogico sullo stile "se impedissimo alle auto di circolare sulle strade eviteremmo sicuramente gli incidenti stradali". Il tutto prendendo spunto da un'opera donata ai gigliesi, opera che ha lasciato inizialmente qualche perplessità ma che adesso, mi dicono, abbia accomunato tutti sul positivo e riuscito intervento di riqualificazione di una piazza. Mi aspettavo di più dallo Schiaffino. Se fossi gigliese, arcigno, mai contento e dissacrante, potrei insinuare che questo suo pezzo non è altro che la triste deriva di quello "schiaffino", anzi "schiaffone", elettorale dello scorso giugno ancora da digerire, il prodotto incoerente di un fegato comprensibilmete ingrossato che neanche il più bravo dei medici riesce ancora a curare!
SCHIAFFINO, “IL SUBLIMINALE” “Alla faccia del caciocavallo!”, lo Schiaffino ha rotto lo “stallo”, co’ ‘no schiaffo al bel “piedistallo”, quasi fosse un imberbe camallo che attenziona od esegue un imballo. Lui ci dice che c’è critica attorno, sia di notte com’anche di giorno, al giovin di bronzo ch’è storno, e che Siena direbbe ch’è “sciorno”, coi capelli all’indietro avventati, che vuol dire che son ventilati. Guarderebbe, con fare furente, come pure del Giglio la gente, il Comune di Destra, sventato perché tosto avrebbe cassato, quei che furono i “deliberata”, dell’accorta Sinistra passata, che volea ben fosse interdetto, come dir sol’apert’al traghetto, l’areale che fu di Concordia, evitando così la discordia sui destini della Gabbinara, dall’acqua ‘sì pura e ‘sì rara, da poter distillare e filtrare, quale fosse il vin per l’altare, quale medica merce da dare a chi, pur di poter governare, togliendoselo dalla saccoccia, invece di ben farsi una doccia, a menda d’ave’ “sministrato”, e appellarsi a Dio od al Fato, ti sublima, ben goccia per goccia, quasi fosse affetto da Prostata, ogni futile o falsa “protestata”.