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Sibilot: "Almeno chiedere scusa"
Sibilot: "ALMENO CHIEDERE SCUSA"

La storia e la vita amministrativa del Comune di Isola del Giglio è ricca di aneddoti relativi a tempi più o meno passati e caratterizzati da clamorose gaffes o divertenti equivoci.

Uno degli episodi più datati risale sicuramente ai primi del ‘900 in occasione di una visita ufficiale del Prefetto agli amministratori dell’isola: un assessore di allora per chiedere al Prefetto di avere la compiacenza di aspettare la delegazione locale e cercando di parlare con un linguaggio forbito, gli si rivolse dicendo: “Sua Eccellenza, abbiate la sfacciataggine di aspettarci sotto la ficaia del Mèndola”, dando per scontato che il Prefetto sapesse dove si trovava la ficaia del Mèndola, indicata, fra l’altro, con il soprannome e non con il nome del proprietario.

Celeberrima, sempre in quel periodo, la seduta della Giunta Comunale dove il Sindaco comunicò alla Giunta che l’ostetrica, con gravi problemi alla vista, aveva chiesto un breve periodo di congedo per recarsi da un o-culista, si sentì rispondere da un assessore: “Che la levatrice fosse quasi cieca lo sapevo, ma che avesse pure problemi al culo lo so ora!”

Nel periodo fascista, un importante gerarca venne in visita al Giglio. Mentre parlava con il Podestà dell’epoca nel centro di Giglio Porto (pressappoco dove c’è ora la pizzeria Portavia) tutto impettito nella sua divisa d’ordinanza e sotto lo sguardo ossequioso degli altri camerati, la moglie del Podestà –che abitava lì sopra- famosa per la sua immediatezza e sincerità, si affacciò sul terrazzo e urlò al marito “Lascia perde quesso segaiolo e viene a mangià che la pasta è bozzima!”.

Nel dopoguerra, in una seduta del Consiglio Comunale, la minoranza accusò il Sindaco di avere già promesso i contributi ECA (Ente Comunale Assistenza) in precedenti occasioni secondo logiche clientelari e che la seduta del Consiglio per approvare i criteri di assegnazione era solo una farsa. Il Sindaco rispose che non era vero e che lui non ricordava nessuna riunione o altra occasione in cui avesse già preso impegni. Un consigliere di maggioranza, che si era un po’ appisolato, sentendo l’ultima frase del Sindaco circa la sua difficoltà a ricordare, pensò che parlasse sinceramente e credendo di aiutarlo, fra le risate del pubblico cominciò a “ricordargli” con insistenza tutte le occasioni in cui aveva già promesso i fondi ECA.

Non meno divertente una votazione “a scrutinio segreto” in cui il vigile in servizio durante la riunione consiliare, non avendo abbastanza penne biro, distribuì ai consiglieri 14 penne nere e una rossa.

In un'altra occasione, dovendo nominare un membro in una certa commissione, la minoranza protestò che era già stato deciso tutto e che la votazione sarebbe stata ancora una volta una farsa. Il Sindaco rigettò anche questa volta l’accusa e disse che niente era stato preordinato e che ognuno avrebbe potuto democraticamente votare chi voleva: immaginabile l’ilarità del pubblico allo spoglio delle schede allorché risultò evidente che la maggioranza aveva votato in blocco per una certa “Dondolini Franca” che nessuno conosceva ma che poi si seppe essere la levatrice dell’epoca, che al Giglio tutti conoscevano come “la Baglioni”, dal cognome del marito.

In tempi più recenti, durante una campagna elettorale che aveva come tema fondante l’opportunità o meno della costituzione del Parco, uno dei sostenitori della lista contraria sostenne che, se avessero vinto loro, ci sarebbe stata un’inversione di rotta della politica gigliese di 360 gradi (nota per il lettore distratto: per invertire completamente la rotta la rotazione deve essere di 180 gradi, con 360 si continua con la stessa rotta).

In tempi ancora più recenti un amministratore, cooptato dal Sindaco –si dice il peccato ma non il peccatore- ha affermato subito dopo le elezione sarebbero stati fatti interventi sul territorio a 365 gradi, confondendo questa volta i giorni dell’anno con i gradi dell’angolo giro. In tanta confusione, viene in mente la famosa barzelletta del candidato a un concorso a cui fu chiesto a quanti gradi bolle l’acqua e che rispose a 90°. Alla contestazione della commissione che l’acqua bolliva a 100° si scusò dicendo: “Scusate è vero, è l’angolo retto che bolle a 90°!”.

Morale: ci si può anche confondere, è umano, ma almeno si chieda scusa. L’attuale Giunta sta evidentemente attraversando un momento di grande confusione mentale, lo dimostra la recente perdita del finanziamento a fondo perduto per la bonifica della discarica e la perdita imminente di altri due finanziamenti (per il rischio idrogeologico dell’Arenella e per la strada dell’Allume): in momenti di confusione ci si può anche sbagliare, ma, soprattutto se si ricoprono incarichi istituzionali, questo non esime dall’obbligo morale di chiedere almeno scusa ai cittadini.

Sibilot