COLTIVATORI “EROI” E NON BRACCONIERI
La vicenda sottolineata con enfasi scandalistica da "Striscia la notizia" mi ha molto irritato non solo perché, come al solito, si fa di “tutta l’erba un fascio” ma soprattutto perché non rende onore alla maggioranza dei nostri contadini, “eroi” a causa delle condizioni ambientali in cui sono costretti a lavorare. Nel video vengono mostrati “collettivamente” come delinquenti seriali mentre per noi, e lo diciamo a testa alta, rappresentano l'orgoglio dell'isola poiché mantengono pulito ed in salute il territorio, con sacrificio estremo e disagio per la lavorazione a mano, senza che nessuno venga loro incontro o ascolti le loro difficoltà. Qualcuno, come spesso facciamo noi, si fermi ad ascoltarli. Farebbe, in questo modo, giustizia di un sistema che va alla rovescia. Si tutelano i conigli, specie non protetta, al di là del sistema di cattura, e si tormentano i veri protagonisti della viticoltura, una disciplina tanto declamata nei convegni più importanti. Si capisce benissimo che in giro c'è molta ipocrisia.
Il fondamentalismo ambientale tende a rappresentare i coltivatori della vigna come un nemico da combattere facendo leva su timori irrazionali e atteggiamenti conflittuali che acuiscono le tensioni e rendono il sistema di tutela più fragile. Per far rispettare le leggi ci sono da sempre le Forze dell’Ordine che vigilano costantemente sui reati di questa natura ma, lasciatemelo dire, rifiuto e condanno il messaggio scandalistico e irreale mostrato dal servizio.
Mettere i lacci per difendere la vigna, come si faceva nella tradizione vitivinicola tramandata dai nostri padri, è oggi un reato e pertanto come tale va perseguito ma è reato anche introdursi abusivamente nella proprietà privata, come riferito dai contadini incappati nel servizio di Striscia. Con ciò prendo atto che i sistemi attuali di caccia al coniglio sono illegali ma il biasimo, in tutto e per tutto, va ai contenuti del video trasmesso dalla conosciutissima trasmissione. Poi, da quello che mi dicono, non v’era neanche la liberatoria alla pubblicazione del video che, non v’è dubbio, lo ripeto, lede fortemente l’immagine dell’isola nel modo in cui è stata mostrata. La mia costante preoccupazione, adesso, è per l’ordine pubblico e per le tensioni che potrebbero scaturire da fatti del genere, come accaduto nel passato, e quindi non posso far altro che mettere il caso sotto la lente d’ingrandimento dell’Amministrazione comunale.
Le coltivazioni vanno protette altrimenti perdiamo la ricchezza che proviene dal nostro territorio ed i sistemi attuali non garantiscono la difesa del prodotto finale. Forse manca un’adeguata formazione sui sistemi legali per la cattura delle specie dannose. Ma i nemici della vigna sono parecchi, dall’alto e dal basso. Vedremo come fronteggiare questo deficit. Però, detto ciò, mi piace ricordare che i nostri coltivatori sono persone per bene e che, dopo la fatica della terra lavorata interamente a mano, accolgono i turisti nelle loro cantine, li ospitano nelle loro case, li coccolano amichevolmente mostrandosi da subito generosi e accoglienti mostrando un lato della nostra identità poco conosciuto al mondo esterno. Pertanto, che vi devo dire, non ascoltate i messaggi sbagliati, venite al Giglio e sono certo che proverete incredibili sensazioni; quel “feel the breeze” come dicevamo una volta, che oramai in città, da quei luoghi da cui partono i saccenti dell’ambiente, si sono perse da tempo.
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