Sulla moria di Pinna nobilis che sta interessando le acque del Giglio
Nello scorso mese di agosto, durante i nostri consueti monitoraggi in area di cantiere, avevamo notato la presenza di numerosi esemplari del bivalve Pinna nobilis, la cosiddetta gnacchera, in posizione verticale sul fondale ma con le valve aperte, senza l’animale dentro, e di esemplari, sempre aperti, caduti sul fondale. Allarmati, abbiamo effettuato alcune immersioni lungo la costa orientale dell’Isola e constatato la morte di P. nobilis di tutte le taglie e a varie profondità. Indagando presso i diving locali, questa massiccia mortalità ci è stata confermata un po’ ovunque intorno l’isola. Contatti con colleghi sparsi per l’Italia ci hanno parlato di una moria di questi animali in Sardegna, all’Elba, a Ponza e, già dallo scorso anno, anche a Ventotene. Un evento di mortalità di massa che ha interessato la gnacchera era stato segnalato da un team di ricercatori spagnoli già dall’autunno del 2016. Questa mortalità toccava punte del 100% nella Spagna centrale e in quella meridionale, incluso le Isole Baleari.
La gnacchera, Pinna nobilis, è il più grande mollusco del Mediterraneo: la sua conchiglia arriva a 15-35 cm, con lunghezze eccezionali fino a 120 cm. E’ una specie endemica del Mediterraneo, cioè si ritrova solamente in questo mare, a profondità che possono arrivare fino a 65 m. L’accrescimento di questa specie dipende dalle condizioni ambientali, potendo arrivare a 50-60 cm di lunghezza in 7-12 anni.
La specie è inserita nella Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat) dell'Unione Europea, e nel successivo aggiornamento Direttiva 2006/105/CE, elencata nell'Allegato IV - Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e perciò ne è vietata la raccolta se non per scopi scientifici.
I ricercatori spagnoli hanno scoperto la presenza all’interno della ghiandola digestiva della gnacchera di un Aplosporide parassita. Gli Aplosporidi sono Protozoi della classe Sporozoi, endoparassiti dei tessuti di Anellidi, Crostacei, Molluschi e Pesci. Gli Aplosporidi sono responsabili delle pesanti morie che hanno devastato negli anni passati le popolazioni di Crassostrea virginica lungo le coste atlantiche degli Stati Uniti o quelle di Ostrea edulis in Europa.
Questi piccoli organismi svolgono il loro ciclo vitale attraversando diversi stadi di sviluppo che vanno ad infestare il tessuto dei tubuli digestivi del mollusco provocando gravi disfunzioni organiche. Non è stato ancora stabilito se il parassita sia l’unica causa della moria ne quale sia la sua origine. Potrebbero esserci delle concause che hanno favorito la proliferazione di questi parassiti e tra queste l’innalzamento della temperatura delle acque è una delle più citate.
Considerando l’ampia diffusione geografica e il fatto che il fenomeno è ancora in corso, è difficile prevedere misure di contenimento e ipotizzare quali potranno essere gli effetti sulla Pinna. La possibilità che esista un numero sufficiente di individui capaci di resistere a questa infezione potrà essere cruciale per il ristabilirsi nel tempo di una popolazione naturale.
Per ora bisogna aspettare che l’infezione compia il suo ciclo fisiologico e, probabilmente, scompaia. Nel frattempo facciamo in modo che gli esemplari di Pinna nobilis che sono rimasti sopravvivano!
Il team CIBM/Università di Roma
E’ una notizia che mi ha veramente addolorato._ Da un articolo del 24 luglio 2018 su OLBIA: Le NACCHERE (o gnacchere come vengono anche chiamate al Giglio) VANNO KO._ Tutta colpa di un killer microscopico che sta seminando morte e preoccupazione nelle acque del Mediterraneo. La pinna nobilis, il bivalve super tutelato che cresce lungo le linee di costa, adesso rischia l’estinzione. È una moria di massa. In Spagna sono stati registrati picchi di mortalità del 100 per cento. In Sardegna le cose vanno poco meglio, ma gli studiosi sono in allarme. Anche perché l’uomo non ha alcuna arma da opporre all’avanzata del terribile protozoo, probabilmente un Haplosporidio, che sta uccidendo la pinna nobilis._ Le aree marine protette dell’isola hanno appena raccolto dei dati che parlano chiaro: la mortalità è diffusa e sembra non risparmiare nessuna zona._