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Un saluto ad un amico
Passava spesso, in quei pomeriggi fatti di musica, anche solo per un breve saluto a babbo Cecchino e a mamma Novemia, magari dopo una dura giornata di lavoro terminata con una "scappata" all'orto o alla vigna.
Quello che colpiva di più del Suo apparire era, per me che avevo allora poco più di dieci anni, che la stanza posta sotto al livello della piazza della Rocca nella quale Cecchino ci faceva scuola di musica, nel momento in cui Lui si affacciava sulla porta, si oscurava quasi del tutto a causa della Sua mole imponente, datagli da madre natura e scolpita dalle fatiche del lavoro quotidiano.
A questo aspetto fisico così importante faceva da contraltare una mitezza di carattere e una bontà d'animo come difficilmente si può trovare in una persona; forse in questo aspetto assomigliava più a Novemia che non a Cecchino.
Grandissimo nel "tiro della fune" ho avuto anch'io, crescendo ed aspirando sempre più ad entrare nella "squadra di quelli grandi", il privilegio di fare, assieme, alcune "tirate" in occasione della festa del Santo.
Siamo rimasti sempre in ottimi rapporti e scambiare due chiacchiere con Lui era sempre piacevole; gli piaceva molto pescare e quindi si parlava spesso di pesci, presi e da prendere, ma la chiacchierata andava a finire quasi sempre su argomenti nei quali io ero per così dire poco ferrato: l'orto appunto, la vigna ecc. .
Caro Peppe, se, come penso e spero, ad accompagnarti nel Tuo ultimo viaggio ci sarà la banda, credo che occorra proprio, magari per suonarti "Addio amico" , il ... clarinetto buono.
Angelo Stefanini - 10 Maggio 2015
P.S.: Le condoglianze più sincere a tutta la famiglia da parte mia e di Barbara
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