Quando ero alle elementari, sul libro di lettura, c’era una favola che raccontava di un povero che aveva da mangiare solo un pezzo di pane secco. Passato vicino alla cucina di un ristorante da cui usciva il fumo di un arrosto che stava cuocendo ed emanava un intenso profumo, per rendere più appetitoso il suo pezzo di pane lo espose al fumo. Il ristoratore accortosene, uscì e disse al povero che doveva pagare per aver usufruito dell’aroma del suo arrosto. Il povero, senza battere ciglio, entrò nel locale e, tirata fuori l’unica moneta che aveva, la batté su un marmo e se la rimise in tasca dicendo al ristoratore: “Io mi sono accontentato dell’odore del tuo arrosto, tu accontentati del suono della mia moneta!”.
Ho sempre pensato che il fatto narrato fosse inverosimile e non sarebbe mai potuto accadere nella realtà ma qualche giorno fa al Campese è successa una cosa ancora più incredibile.
Una famigliola (babbo, mamma e bambino in carrozzina) si sono recati sulla spiaggia e si sono sistemati (la spiaggia, come sappiamo tutti, è libera), vicino a un ombrellone di un affittaombra, senza nulla chiedere e senza usufruire di nessun servizio da spiaggia. Passando il tempo, (si sa che il sole gira!), l’ombrellone ha finito per proiettare la propria ombra sulla famigliola in vacanza. A quel punto sembrerebbe (ma è sicuro perché la cosa è successa alla presenza di testimoni) che il solerte titolare della licenza di affitta ombrelloni sia andato dal turista e l’abbia apostrofato dicendo: ”Non fare il furbo! Hai usufruito della mia ombra e pertanto mi devi sei euro!”
Facilmente immaginabili le proteste della famiglia, che giustamente si è rifiutata di pagare.
Ho ritenuto giusto raccontare questo episodio e dedicarlo a tutte quelle persone che tanto si danno da fare per salvaguardare l’immagine della nostra isola.
SIBILOT
Per commentare occorre accedere con le proprie credenziali al sito www.giglionews.it
Login
Non riesci ad accedere al tuo account? Hai dimenticato la password?