Il giro della vita ci porta a conoscere gioie, dolori, a sperare, a esultare per le nascite e soffrire per i decessi. A quante persone, nel tempo, ho fatto le condoglianze per la morte di un caro congiunto? Tante. Certe volte, come Teresa, quel vecchio adagio avrei potuto ripeterlo.
Ma non lo facevo.
Volevo, per un senso di giustizia universale, far tornare l'ago degli affetti alla pari: il padre ti dà dei sentimenti, la madre degli altri.
Da piccini, quando ci chiedevano".. A chi vuoi più bene a babbo o a mamma ?", senza un attimo di incertezza rispondevamo: " A tutti e due ". Quindi un genitore “affettivamente”può sostituire in un figlio,il vuoto che l’altro lascia andandosene per sempre. Eppure…eppure nella società gigliese la figura materna ha sempre avuto una forza in più.
Capelli quasi sempre corvini, ondulati, figura slanciata, sguardo fiero e voce squillante. La mamma del Giglio, bella nel suo genere, oltre alla condivisione naturale dei ruoli familiari, si è assunta nel tempo un onere in più che è quello della protezione dei figli “urbi et orbi”.
Il mare separa l'isola dal resto del mondo, lei cura i suoi figli dal resto del mondo, sapendo bene che un giorno quel mare sarà motivo di separazione da essi.
E attraversare il mare per i gigliesi, non è come prendere un treno o l'autobus in città.
E' un fatto atavico questa protezione,quasi registrato nei cromosomi da mamma a nonna, via indietro nel tempo remoto di quando la famiglia contadina si ritrovava finalmente unita intorno alla minestra della cena. La stufa a legna scandiva le ore dei compiti,delle novelle,dei lavori domestici e la gioia, la certezza della mamma era lì,nello sguardo che abbracciava i suoi cari.
Forse, la grande ansia verso l'ignoto"al di là del mare" ha dato alla mamma gigliese questa forza in più, che l’ha portata a donare, proteggere e soffrire.
Parafrasando una vecchia poesia imparata a memoria alle elementari termino così: La mamma del Giglio è il mare. Perché come il mare nasconde tesori che poi ti dà. E continuamente come l'onda ti culla e ti viene a baciare.
Dedicato alle care mamme del giglio, in particolare un “sospiro” per quelle il cui nome si legge con rimpianto nei cimiteri dei nostri paesi
Palma Silvestri (della Barroccia)
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