Capraia non deve pagare la luce dei fari
Nonostante la spending-rewiev, la Cassazione ha dato ragione alla piccola isola di Capraia, nell’arcipelago toscano, affermando il suo diritto a non contribuire alle spese per la manutenzione del faro dal momento che il suo porto è classificato come porto rifugio, di aiuto ai naviganti, e il fatto che ci sia anche un porticciolo turistico che si giova delle segnalazioni luminose, non è un buon motivo per mettere mano al ‘salvadanaio’ del Comune.
Manutenzione e costi dell’illuminazione sono a carico dello Stato, ha stabilito la Suprema Corte – sentenza 23386 – confermando il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Firenze il 16 novembre 2010. In primo grado, invece, il Tribunale fiorentino nel luglio 2001 aveva deciso che l’amministrazione isolana doveva pagare allo Stato circa 105 milioni di vecchie lire in quanto, a suo avviso, “i tre fari sono destinati a servizio del porto di Capraia e non della sicurezza della navigazione”.
“La Corte di Appello – scrive invece la Suprema Corte condividendo il punto di vista – ha ritenuto in base alla descrizione operata dal Ctu della situazione attuale del porto, che il faro e le altre segnalazioni siano necessarie a permettere l’atterraggio nella rada del porto, il quale è qualificato e assolve di fatto la funzione primaria di porto rifugio, senza negare che delle stesse segnalazioni si avvale il piccolo porto turistico”. “In considerazione di ciò – proseguono gli ‘ermellini’ – la corte fiorentina ha ritenuto prevalente la qualificazione e la funzione di porto rifugio propria del porto di Capraia e l’afferenza delle segnalazioni esistenti a tale funzione primaria”.
“Deve quindi ritenersi insussistente una insufficienza della motivazione nei termini ipotizzati dalle amministrazioni ricorrenti”, conclude il verdetto della Cassazione esentando Capraia dal concorso spese.
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