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"C'è sempre un modo di salvare capra e cavolo"
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Ispirato dalle bellissime rime di Palma Silvestri (Palmaperla Isola Silvestri su fb) sento di scrivere due mie righe sulla nostra testata ufficiale online esprimendo che sono d'accordo con lei e chi la pensa allo stesso modo sul fatto che questo animale simbolico dovrebbe essere un nostro vanto al Giglio, come pure lo sono le nostre coltivazioni "eroiche" dell'uva e altri prodotti.

Questo nostro muflone è un animale selvatico al top di una catena alimentare in un ecosistema che tende ad auto-equilibrarsi e quindi difficile da controllare ma se lo si vuole controllare si potrebbe. A mio modesto parere, invece di schierarsi contro la presenza del muflone al Giglio ed eliminarlo - perché si, l'animale può arrecare danni se non controllato o se non isolato bene da recinzioni apposite - credo sarebbe molto produttivo che i nostri "viticoltori e agricoltori eroici", i primi fra tutti a lavorare nella e con la Natura da cui traggono frutti, invece di incanalare le loro energie verso l'eradicazione del muflone potessero, sempre eroicamente tutti uniti insieme, incanalare le loro forze per fare in modo di ricostruire i recinti rotti della zona incontaminata dove originalmente i mufloni venivano con cura e custoditi cioè l'area del Franco, e/o recintare maggiormente le loro terre di coltivazione. E' una questione di umanità e di volontà per far catena l'uno nella mano dell'altro per ricostruire quei recinti e forse ancora meglio, se possibile, intrattenendo un discorso con gli attuali proprietari del Franco per una rivalutazione di quell'area - tante sono le idee - in quel modo potendo o cercando almeno di salvare "capra e cavolo".

Per descrivere meglio lo spirito di comunità e forza di unione sopra menzionato non posso fare a meno di portare un piccolo paragone sebben riferito a persone e non ad animali (n.b. entrambi creature della natura e di chi crede creature del creato)... quindi ritorno ad un ricordo particolare degli anni '70. Ero bambino e in piena stagione turistica prese fuoco un ristorante ben noto al Porto e ancora molto in auge oggi (non faccio nomi per discrezione)... non esistendo in quel tempo un sistema di spegnimento immediato con vigili del fuoco pronti, si formò una lunga catena di uomini e donne dal ristorante sulla spiaggetta fino al mare e fino dentro l'acqua dove la persona più alta poteva ancora toccare il fondo marino con i piedi... dico tutti ma tutti a doppia e tripla fila parteciparono secchio dopo secchio a portare l'acqua del mare al ristorante per spegnere quell'incendio che fu domato cosi dai singoli stessi e grazie alla forza di tutti, anche di quelli che fino a quel momento avevano problemi personali o di famiglia e non si parlavano, "autoctoni e non" - cioè Gigliesi e "Forestieri" - ... persone con altre attività come mio babbo che si catapultò dal negozio in prima linea per aiutare un compaesano seppur in piena stagione estiva anche lui perché poteva ben immaginare quello che avrebbe significato perdere un'attività dall'oggi al domani e in piena estate. In quel momento tutte le magagne o interessi personali scomparvero e tutti erano mano nella mano per formare questa catena di salvataggio per aiutare a spegnere un incendio che dal ristorante, avrebbe potuto espandersi ai piani alti e distruggere molte più cose e persone...

Insomma il Giglio io me lo ricordo così. Fatto di persone che salvano il salvabile e si aiutano, ancora credo che questi valori importanti di unione in momenti perigliosi possano risvegliarsi anche oggi e non è mai troppo tardi. Si tratta di salvaguardare i vigneti e l'agricoltura Gigliesi ovviamente, allo stesso modo si tratta di salvaguardare la vita di animali indifesi che possono solo, con la loro maestosa presenza, onorare ancor di più la bellissima Natura del Giglio.

C'è sempre un modo di salvare "capra e cavolo" se si vuole ... speriamo.