Premetto che io sono un uomo di terra, con nessuna esperienza significativa di mare, di navi di comandanti, di equipaggi. Tuttavia il naufragio della Costa Concordia mi ha colpito e perciò desidero fare alcune considerazioni, ripeto, da uomo di terra. Vorrete perdonare quindi la mia ignoranza.
Voglio parlare del comportamento del comandante Schettino. 

Per me, il passaggio così vicino alla costa dimostra una sottovalutazione di possibili rischi e quindi un modo di pensare straordinariamente irresponsabile. Questo si riscontra anche nel ritardo dell’ordine di “abbandono nave”, quando già vi era il locale macchine allagato.
Si verifica anche nell’abbandonare la nave prima che tutti i passeggeri fossero messi in salvo.
Insomma, tre cose imperdonabili sotto tutti i punti di vista.

Per quanto riguarda la manovra di portare la nave ad arenarsi sulla scogliera non so giudicare se sia stata “da manuale”, come alcuni dicono, oppure un colpo di fortuna. 
Penso che se la nave fosse stata al largo, quattromila persone impaurite e pronte a tutto, probabilmente avrebbero determinato un massacro ben diverso. Le scialuppe di salvataggio avrebbero potuto essere messe a mare più facilmente, forse è vero, ma c’era posto per tutti? Chi rimaneva a bordo quali speranze avrebbe avuto di potersi salvare?

E poi: con la nave inabissata completamente quale sarebbe stata la sorte delle quasi tremila tonnellate tra nafta, gasolio, olio, detersisi ecc.?
Io credo che il Comandante, pur nell’angoscia del momento, sia stato capace di decidere prima, e portare a compimento dopo, questa manovra nel giro di pochissimi minuti.
Di questo, io credo, dovrebbe essergli dato atto. 

Mi farebbe piacere conoscere l’opinione degli uomini di mare gigliesi, per i quali comunque voglio manifestare il più grande rispetto per il loro comportamento disinteressato e generoso.

Rodolfo Malquori