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"Fate la Ninna, fate la Nanna": una tenera storia in occasione del 2 Novembre

Il 2 di novembre.
Il nostro camposanto in questi giorni diventa un tripudio di colori dei tanti fiori portati sulle tombe o nei "fornetti" delle care persone estinte.
Scendo sempre un po' contrita al Pianello, col batticuore per i numerosi amici volati in cielo ultimamente, anche se i ricordi, che restano ingabbiati nei sentimenti per sempre, lasciano sospiri e rassegnazione, ma il 2 di novembre, nel via vai di parenti e figli, e paesani, entro più leggera perché trovo l'anima del mio Paese, altrimenti sopita dalla lontananza forzata, di chi torna sull'isola in codesto giorno.
Sembra quasi una festa.

E nell'illusione della festa, nel nostro piccolo mondo del riposo eterno, una breve storia emerge ispirata da una foto in bianco e nero passatami diversi anni fa da Argentino Stefanini - di Ottavio.

FATE LA NINNA FATE LA NANNA

1950. Non ci poteva credere, i suoi bimbi avevano quasi sei mesi; erano belli, paffuti e tranquilli: succhiavano il suo latte per poi addormentarsi beati, ma lei li guardava ancora meravigliata come il primo giorno, quando la levatrice, la signora Icara, che in paese tutti chiamavamo "la Balia", le comunicò che stavano per venire al mondo due gemelli; o come quando glieli mise delicatamente sul petto, uno di qua uno di là, non sapendo se ridere o piangere tanto era confusa e sopraffatta dalla gioia.

Maria dagli occhi brillanti, scrutava i suoi figli seguendo come una carezza la pelle bianca che odorava di candore, e percorreva con lo sguardo tutta la figurina dei suoi figli avvolti serenamente dalle fasce.
Angelo e Argentino, nati nello stesso anno, mese, giorno e l'iniziale dei nomi in comune: la lettera A come Attesa e come Amore.
Il parto e l'allattamento, emozioni che hanno bisogno di quiete e tranquillità.
Madre, figli, e nessun'altra preoccupazione.
E Maria, dondolava due culle, fasciava i due esserini che imparava a conoscere giorno dopo giorno.

Il loro padre non steva più nella pelle e lo ripeteva ai parenti, agli amici, ai paesani.
A tutti, con incredulità e un bicchiere di vino alla salute dei figlioli, ripeteva:
"du' gemelli! vi rendete conto! E come so' belli, come mi ridono e che forza nelle manine mentre stringono il mi' dito".

Per il giorno del battesimo, Maria prese il suo vestito da sposa confezionato a suo tempo da Cecchina di Vasco e lo portò a Eda, giovane sarta dalle mani di fata, che trasformò quel bellissimo tessuto in due vestine candide e identiche.

Il risultato lo spiega la foto scattata alla Porta (piazza Gloriosa) dal loro amico di famiglia, Pietro Vecchietti.
Non ci sono altre parole se non il sorriso con i castani capelli al vento e la nanna dei figli, beati tra le sue braccia; e come la primavera spande petali e polline, così Maria offriva il suo canto di madre alla primavera della vita.
Ma il destino del piccolo Angelo si spense verso i sei mesi e riposa qua, nel nostro cimitero.
Fai la ninna fai la nanna Angelino gioia di mamma.

Palma Silvestri - di Barroccio - 2 Novembre 2024
Dedicato ad Argentino e Angelo Stefanini, fratelli del piccolo Angelo.

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