Il Salone dell’Arte e del Restauro, allestito alla stazione Leopolda di Firenze dal 29 al 31 ottobre 2009, è stato per tre giorni la Mecca di soprintendenze, storici dell’arte, maestri del restauro e addetti ai lavori, arrivati nel capoluogo toscano da tutto il mondo. In questo contesto autorevole hanno avuto un ruolo da protagonista piccoli “monumenti” della civiltà agricola del passato: i palmenti. Si tratta di antiche vasche in pietra, di diversa datazione, utilizzate nelle vigne per lavorare le uve.

L’incontro “I palmenti nel Mediterraneo, prospettive di ricerca, conservazione e valorizzazione integrata”, organizzato sabato 31 ottobre al Salone dell’Arte e del Restauro dall’associazione no profit Patrum-Centro studi e ricerche sulle colture autoctone, è stato l’occasione per un confronto sul tema da parte di  studiosi ed esperti, provenienti da Paesi diversi del Mediterraneo. Durante il convegno sono stati esposti i dati delle ricerche condotte negli scorsi anni, relativi ai manufatti presenti e rinvenuti in Toscana (Isola del Giglio e Capraia), in Calabria (Ferruzzano, S. Caterina dello Ionio, Pollino) in Basilicata (Pietragalla), sull’Isola di Malta, e in altre aree mediterranee come Spagna e Israele.

Alla tavola rotonda, moderata da Santino Pascuzzi della Patrum, sono stati invitati: Palma Silvestri, autore de "Nella mia isola, palmenti e Capannelli, frammenti di memorie dell'Isola del Giglio"; Mario Brandaglia, autore del saggio "Il vitigno Ansonica della provincia di Grosseto e della regione Toscana"; Naida Panicucci Gruppo Archeologico Pisano "I palmenti dell'Isola di Capraia"; Vincenzo D'Angelo, autore del libro "I palmenti di Pietragalla"; Orlando Sculli, esperto del territorio; Paola Rendini, responsabile della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

Il convegno si è posto l’obiettivo di riconoscere nuova autorevolezza ai palmenti, evitando che questa importante testimonianza del passato sia dimenticata e abbandonata definitivamente.

La presenza dei palmenti è capillare all’Isola del Giglio, soprattutto quelli con volta a botte, che gli isolani chiamano in gergo familiare capannelli. Particolare rilievo  hanno assunto, pertanto, le relazioni di due rappresentanti del Giglio, Palma Silvestri e Mario Brandaglia.

“Nel silenzio sacrale, che sola la natura fa sentire, i palmenti si ergevano muti, diroccati, ma consapevoli del loro passato… Quel giorno vidi veramente la mia isola, l’isola dei miei avi, abitatori di quelle terre che vissero zappando e sgobbando senza chiedere niente in cambio e senza mai attraversare il mare e che io ho definito il mondo vero degli uomini silenziosi”. Questo è solo un frammento della relazione di Palma Silvestri, che ha toccato con la poesia della sua scoperta e dei ricordi raccolti, il valore del convegno: impedire che la memoria di questo passato scompaia. Un altro gigliese doc, il professor Mario Brandaglia, è intervenuto al convegno con un fondamentale contributo scientifico, tratto dai suoi studi sul vitigno ansonica. In particolare il relatore  ha esposto i risultati delle proprie indagini sulle varie tipologie di palmenti gigliesi. Nello specifico: pietre monolitiche su liscioni granitici, forse risalenti al neolitico; vasche scavate nella viva roccia del periodo romano; vasche a esedra; costruzioni in muratura con edicola databili al XVI-XVII secolo.

Dopo gli interventi di altri appassionati della materia, le conclusioni sono state affidate a Paola Rendini, responsabile della Soprintendenza toscana che si occupa della Bassa Maremma, del Giglio e di Giannutri. La dottoressa ha dato merito al convegno organizzato dalla Patrum e ha sottolineato positivamente il moltiplicarsi di iniziative simili, che uniscono vino e archeologia, nell’intento di raggiungere un importante obiettivo: valorizzare la storia locale e creare nuove forme di turismo più cosciente e consapevole.

Laura Tabegna


Isola del Giglio I PALMENTI DEL MEDITERRANEO PROTAGONISTI A FIRENZE 1