Attacco a scoppio ritardato (la notizia è di due mesi fa), attacco duro, offensivo quello di Cameron Smith a Marina Aldi, nonché a Verdi e WWF, a proposito del famoso “Progetto di Riforestazione dell’Isola del Giglio“ prima, di “Rivegetazione” successivamente, e di “Rinverdimento” alla fine.
Neanche la stessa proponente sa come chiamarlo; figuriamoci chi avrebbe voluto (o dovuto) esaminarlo.
Detto progetto parrebbe dover avere un carisma scientifico assoluto, che tuttavia non ha riscontri con i necessari parametri e le leggi che – anche in Regione Toscana - disciplinano l’argomento.
Il progetto non potrà essere realizzato se – come pare - le osservazioni presentate alle istituzioni competenti dagli esperti (tra cui Marina Aldi), hanno messo in luce lacune, incompatibilità e soprattutto il mancato rispetto di norme che regolano le aree attraversate da incendi, in particolare per la zona scelta per il progetto.
La Cameron Smith, che appare risentita, avrebbe potuto tener conto dei risultati raggiunti dallo studio sulla vegetazione dell’isola presentato proprio al Giglio il 1 luglio 2005 dal Laboratorio di Fitogeografia dell’Università di Firenze, alla presenza di rappresentanti di Comune, Provincia e Regione.
Lo studio, effettuato sotto la supervisione del Professor Arrigoni, dimostra che il territorio del Giglio è un laboratorio vitale e vivente, unico nel suo genere, in fase, per così dire, di riforestazione autonoma e spontanea. Tutto ciò rende ogni tipo di sperimentazione decisamente superflua, se non potenzialmente dannosa.
La semina a dispersione non vincolata (autosufficiente), il processo attentamente studiato dalla signora Cameron Smith, è spontaneamente, quotidianamente e soprattutto gratuitamente attuato da migliaia di animali, selvatici o non, sparsi nel mondo, che con i propri escrementi disperdono e seminano ovunque le specie vegetali più varie.
Basta guardare una foto aerea a colori dell’Isola del Giglio per comprendere quanto il Giglio possa fare a meno di non ben definiti Progetti (con spesa di 18.000,00 € da parte dei contribuenti) essendo in grado di andare tranquillamente avanti con l’aiuto della sola madre natura, per di più a costo zero.
Inoltre in passato il coinvolgimento di “scolaresche” in simili progetti si è dimostrato privo di significati didattico-educativi: una cosa è voler capire e comprendere “il territorio” nei vari aspetti antropico-naturali, altra cosa è usarlo per finalità promozionali e/o sperimentali in campo professionale.
Qualsiasi intervento “sul territorio” presume comunque una conoscenza adeguata dello stesso (nel presente caso l’ambiente vegetale dell’isola e le specie che di questo micromondo fanno parte). Questo avrebbe dovuto dimostrare il progetto della Dr.ssa Cameron Smith.
La stessa, laureata come pare in materie Forestali, avrebbe dovuto infine sapere che la materia è espressamente regolata nella Regione Toscana dalla Legge Forestale 39/2000, ove viene fatto divieto, almeno per 5 anni dal verificarsi dell’incendio, di ogni attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale in boschi e nei pascoli percorsi dal fuoco (art. 76, comma 7) in particolare se sostenuta con risorse finanziarie pubbliche!
Dunque, sia che ci siano stati incendi, o che non ci siano stati, per un motivo o per l’altro, il suo famoso “progetto di riforestazione o rivegetazione o rinverdimento“ allo stato attuale appare “improponibile”!
Ci sentiamo infine di stigmatizzare l’atteggiamento irrispettoso, irriverente e spesso offensivo nei confronti di coloro che svolgono il proprio compito con attenzione e professionalità, intendendo parlare con ciò non solo dei funzionari e degli esperti della Consulta Tecnica delle Aree Protette della Regione Toscana, del Prof. Baldini e del Prof. Arrigoni, ma anche di Marina Aldi, tanto denigrata da essere additata come “incompetente“.
La Sig.ra Cameron Smith avrebbe potuto apprezzar meglio le capacità e conoscenze di questa nostra validissima rappresentante, ove avesse partecipato anche Lei nel maggio scorso alle 4 giornate di studio trascorse al Giglio da un gruppo di lavoro e di escursione (60 partecipanti tra professori universitari e ricercatori di fama nazionale e internazionale: si veda pubblicazione della Società Botanica Italiana stampata in tale occasione).
Avrebbe anche avuto modo di ascoltare quanto emergeva a proposito di certa “riforestazione”, “rivegetazione”, o “rinverdimento“. Lo stesso avrebbe potuto fare in occasione delle diverse visite al Prof. Arrigoni dell’Università di Firenze, in occasione del secondo tentativo di “aggiustamento” del progetto.
Non è stata comunque l’incontestabile competenza di Marina Aldi lo scoglio più grosso alla realizzazione del progetto, ma, a quanto pare, le stesse mutevoli e pur sempre inesorabilmente errate scelte della proponente.
Nel 2008 potrà riprovarci ancora, sempre che non scelga nuovamente una Zona Parco, un SIC (sito di interesse comunitario) o una ZPS (zona a protezione speciale). Magari usando meno protervia e maggior rispetto delle competenze altrui, meglio se rispettando le Leggi Regionali, le Norme e i Regolamenti Comunitari.
Per i Verdi comunque prima si verifica che esiste un problema, quindi si individua la soluzione e solo successivamente chi effettua l’intervento e con quali risorse.
Parrebbe davvero strano si volesse a tutti i costi partire dalla coda, dall’individuazione del soggetto e delle risorse, per poi decidere cosa sia meglio (e lecito) fare o fargli fare, purché qualcosa faccia.