Digitando su Google le parole “Polpo Paul Elba” si ottengono circa 6.000 risultati. Usando le stesse parole, ma opportunamente tradotte, si passa dalle oltre 50.000 voci in spagnolo, a 950.000 in tedesco, fino al non trascurabile traguardo di 3.500.000 (tremilionicinquecentomila....) risultati per la dizione inglese.
Dovrebbero essere dati sufficienti a far capire quanto tutti noi Elbani abbiamo di che essere grati al defunto Cefalopode. Grazie alle sue “mirabolanti predizioni” il nome della nostra Isola, in un modo o nell’altro, ha fatto il giro del mondo, e fortunatamente non per una qualche catastrofe o, come purtroppo succede in questi giorni, per un aberrante omicidio: per un semplice, curioso e innocuo gioco. E, detto fra di noi, negli ultimi anni non sono stati molti i casi in cui siamo stati menzionati dai mass-media per notizie “positive” ...
Perché la provenienza “elbana doc” del polpo Paolo può essere catalogata solo come “positiva”: un mollusco geniale, figlio di acque trasparenti, incontaminate e ricche di vita ... niente di sensazionale, naturalmente, e certamente un po’ forzato ...
Ma, a costo zero, ha comunque prodotto decine di passaggi su TG, radio e giornali nazionali e stranieri. Poi, grazie alla giocosa ironia di assegnargli ufficialmente la cittadinanza Campese, con tanto di certificato di nascita, o di festeggiare un ipotetico quanto improbabile “compleanno”, la pubblicità, gratuita e positiva, ha continuato nel suo cammino.
Se nessuna persona dotata di normale intelligenza e realismo dovrebbe davvero credere a maghi e fattucchiere umani, ancor meno è possibile pensare a reali capacità paranormali in un simpatico, ma del tutto “normale”, polpo. Ed è pertanto giustificato e comprensibile che si ironizzi anche sull’ultimo atto della vita di Paul: inevitabile, come per tutti gli esseri viventi, giunge il momento della morte. Avrebbe potuto finire in un ottimo antipasto, in un gustoso sugo per spaghetti o, come i suoi remoti antenati (i polpi vivono al massimo un paio d’anni), “appezzato” per “granfie” e servito con sale e zenzero sulla pubblica via.
Si è invece congedato in pompa magna, col lutto appeso sulla sua immagine in Germania e con la Spagna in gramaglie. Se “sfruttare” una disgrazia (o una tragedia, come nell’inqualificabile caso di Avetrana) è moralmente inaccettabile, “approfittare” per l’ennesima volta di una inaspettata “notizia” è invece, e mi perdonino gli animalisti più radicali, semplicemente doveroso.
Almeno per chi vive di turismo. O per chi amministra un Comune che vive di turismo.
Il polpo Paul ha concluso la sua esistenza terrena, o meglio, acquatica, in maniera del tutto naturale.
In realtà, nessuno può sapere quando o dove sia nato, né come e quando avrebbe dovuto morire: gli animali a sangue freddo non seguono le regole di noi omeotermi, e vivono e crescono in base a fattori esterni, quali temperatura, disponibilità di cibo, spazio, concorrenza intraspecifica e presenza più o meno determinante di predatori.
“Ringraziarlo”, intitolandogli un bellissimo sentiero panoramico, lungo una splendida costa rocciosa terminante in una insenatura che, a dispetto del nome cacofonico di “Porto Caccamo”, è in realtà uno degli anfratti più deliziosi e caratteristici della nostra Isola, è un atto non solo assolutamente dovuto, vista la pubblicità gratuita che ci è stata regalata, ma anche un’eccellente motivazione per dare una “spinta” alla valorizzazione delle nostre ricchezze naturali.
Un sentiero pulito, agibile e dotato di un’adeguata cartellonistica che (si dovrebbe dire “con la scusa di Paul”, ma è più carino “grazie a Paul”…) non solo inviti alla scoperta di luoghi tanto belli quanto poco conosciuti, ma che allo stesso tempo educhi ad un rapporto più “intimo” con la Natura, e che permetta di vedere un “luglierino” di 100 grammi non come un inutile antipasto da anoressici, ma come una spettacolare forma di vita da osservare e studiare, e con la quale confrontarsi e giocare per poi lasciarla libera di crescere, proseguendo in quello che nel “Re Leone” era chiamato “il cerchio della Vita”. Che può finire in una pentola d’acqua bollente o fra i denti aguzzi di una murena: ma la murena non deve, perché non può, scegliere il momento più consono. Noi invece si, e forse anche un banale sentiero, “turisticamente sfruttato”, come ci impone la logica del mercato, ma adeguatamente “cartellonato”, può servire a prendere i classici due piccioni con una fava.
O più fave, quelle che non hanno capito, o hanno fatto finta di non capire, solo per atavica necessità di criticare senza prima pensare.
Ps: la presa per i fondelli, in casi come questi, è del tutto legittima. Peraltro, a nessuno poteva venire in mente un monumento o l’intitolazione di una via cittadina: stiamo parlando di un semplice “gioco”. Ed è anche evidente che le problematiche ambientali o turistiche prioritarie non sono certo queste. Ma, ed è difficile provare il contrario, quando capita una buona occasione, lasciarsela sfuggire solo perché “ci sono cose più importanti” sarebbe da stupidi.
E, in quest’ottica, credo che qualcuno farebbe bene a fare un po’ di autocritica, e magari a dare atto all’Amministrazione di Campo di aver saputo “sfruttare”, senza spendere una sola lira, una “notizia”, magari sciocca, ma indubbiamente di risonanza mondiale, per scopi assolutamente positivi.
Yuri Tiberto
Il Polpo Paul
Autore: Yuri Tiberto
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