La Pasqua 2010 ha portato come gradita sorpresa l'uscita in banda di tre nuovi componenti: Palma, Ursula e Angelo. Voglio fare ovviamente i complimenti a tutti i nuovi musicanti dando loro il benvenuto ma una menzione speciale la merita Angelo per la poesia da lui scritta per l'occasione. 

Il testo lo allegherò alla fine di questa mia lettera e invito tutti a leggerlo non solo per le rime ma soprattutto per il contenuto, uno spaccato che evidenzia la nostra grande storia musicale, di come una piccola comunità come la nostra sia in grado di vantare una elevata percentuale di persone legate direttamente e indirettamente alla musica intesa sia come arte che come tradizione. 

Ieri mattina eravamo più di trenta in banda e se pensate che i residenti sono poco più di mille allora potete capire l'eccezionalità della tradizione musicale gigliese, non è certamente un caso se la banda suona ininterrottamente da 158 anni.

Tornando al testo scritto da Angelo non nascondo che ha suscitato in me una certa commozione, parole che mettono in evidenza non solo la sua "piccola storia musicale" ma tutto quello che è il Giglio dal punto di vista socio-culturale, l'amicizia, il ricordo di persone care, il Capodanno, le serenate, le serate nelle cantine, la tradizione dell'insegnamento fin da bimbi, la solennità delle processioni.

Angelo è uno di quelli che definisco non solo gigliese vero ma soprattutto gigliese dentro, uno che ama e vive il Giglio a 360 gradi, quindi era scritto che prima o poi si sarebbe aggregato alla banda, espressione storica e artistica più antica della nostra comunità.

Un musicante

Testo della poesia:
"La mia piccola storia musicale"
(scritta da Angelo Stefanini per la sua uscita in banda. Pasqua, 4 aprile 2010)

Ero appena un ragazzino e già andavo da Cecchino;
si scoprì che avevo in dote, la passione per le note.

Il solfeggio un po' imperfetto, produceva un languoretto
e Novemia al tegamino, mi cuoceva un bell'ovino.

Poi pian piano son cresciuto e suonar mi è assai piaciuto;
con la "fisa" da suonare, un po' pesa da portare.

Capodanni e serenate, agli sposi dedicate;
nenie, valzer e gran cantate, che magnifiche nottate.

Va un ricordo un po' speciale, a un virtuoso eccezionale;
al "Camorro" con affetto, "professor" di clarinetto.

Di Tonino dell'Abà, mi rimane un groppo qua;
se dal ciel mi puoi vedere, oggi credo avrai piacere.

Ma ora basta d'esser tristi, son risorti pure i "Cristi".

Mi son messo con diletto, a suonare il clarinetto;
qualche stecca e qualche fischio, ma un c'è gusto se un c'è rischio.

E stamani mi son detto, forza alzati dal letto;
suona come Dio comanda, vai tranquillo ed esci in banda.