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"La strada vecchia": una poesia di Tonino Ansaldo

Una nuova poesia di Tonino Ansaldo che ancora una volta sceglie GiglioNews per presentarla ufficialmente ai gigliesi ed agli amanti della nostra isola. Per chi volesse leggere i versi pubblicati negli ultimi anni, può visitare l'apposita pagina LE POESIE DI TONINO ANSALDO.

Oggi Tonino con i suoi versi dà voce al Giglio e, come in altre occasioni, non fa parlare solo i personaggi ma anche e soprattutto i nostri straordinari luoghi.

E a raccontarsi oggi è l'amata "strada vecchia", antica e prima arteria che univa, ed unisce ancora oggi, il centro abitato di Giglio Castello con la Marina di Giglio Porto attraversando la valle orientale dell'isola che guarda l'Arenella.

Inizia a raccontarsi "rimproverando" il poeta per non essersi mai ricordato di lei in tutti questi anni, restando ancor muto. E poi si inorgoglisce paragonandosi all'Appia Antica e definendosi, a giusta ragione, la madre di tutti i sentieri che unisce il cielo e il mare, il PAESE raro e cinto da mura al porto romano, millenario approdo immerso nei celesti flutti del mare.

Ricorda ancora, la strada vecchia, l'amico e amato asino i cui zoccoli nel passato hanno fatto sali e scendi sul suo selciato di lastre levigate e incastonate come pietre preziose. E percorrendo il suo manto gli isolani hanno fatto per decenni baratto di cibarie: frutta, fichi, uva e verdure portavano giù i contadini mentre i pescatori salivano al tramonto, stanchi al cammin con il pescato.

Oggi, conclude triste e malinconica l'ormai inutile arteria, che con affetto chiamiamo "mulattiera", sono per lo più i forestieri che percorrono il suo storico selciato e, nudi e ignari della sua storia e del suo antico vanto, scattano foto ammaliati dall'incanto di un luogo magico.

LA STRADA VECCHIA

Dimmi
o vecchio cantore
di dove sei?
Che di me
ancor muto resti.

Di me
secolare via
com'APPIA antica.
Madre dei sentieri tutti.
Donde univo
il cielo e il mare
diversamente unici e posti
quel colle PAESE raro e cinto
inbasso al millenario approdo
romano immerso
nei celesti flutti.

Donde
lo zoccolo d'un amato
saliscendeva
sul mio selciato
sulle mie levigate lastre
incastonate
come pietre preziose nostre.

E lor nativi
sul mio manto
al baratto di cibarie.
Frutti, fichi ed uva
verdure, il pescato.
Lassù e laggiù
tra l'alto il basso
abitato.

Donde salivano
quei marini
sul mio dosso.
Al tramonto
stanchi al cammin ...
Appresso lo squamoso
l'amico sale addosso.
Dentro la tenebra dentro la cinta
dal pirata trovavano ridosso.

Eppoi ...
L'odierno mio
dove il foresto
di me di storia nudo
foto scatta
al mio incanto.

Rimanendo ignaro
al mio antico vanto
Malinconico rimpianto.

Così triste resto
inutile arteria.

E tu
vecchio cantore
ancor muto peccatore ...
Canta la memoria
d'una vecchia mulattiera.

Tonino, gennaio 2023

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