L’ISOLA CASA NOSTRA.

Pensiamo all’ISOLA come alla propria casa.
La casa propria tutti noi cerchiamo di migliorarla, di darle quel decoro che gli spetta, di fornirla il più possibile di quelle comodità che fanno parte di questa nostra vita contemporanea. Non uso il termine “moderna” perché è un termine di contrapposizione a qualche altra cosa e cioè “antica”. L’aggettivo “contemporanea” invece esprime il presente, con tutto il bagaglio del passato e le aspettative del futuro.

L’ISOLA è tutto questo: un presente con tanto passato ancora attuale e con una aspettativa del futuro enorme.

Tornando al concetto iniziale, mi sono accorto che ho un po’ divagato, se consideriamo l’ISOLA come casa propria ognuno di quelli che ci lavorano e che ci hanno lavorato dovrebbero contribuire a fornirla di quei mezzi che possano rendere attuale il passato e realizzato il futuro.
Ognuno dovrebbe secondo le sue possibilità tendere a questo scopo.

Ho già citato Rum Giuseppe, Capitani Santi, Brizzi Autolinee e un po' anche me stesso. Ora che sono fuori sto cercando di realizzare il sogno di un altro che aveva a cuore il bene dell’ISOLA e cioè di quel sig. BAFFFIGI che voleva per l’ISOLA una struttura fissa, chiamata funivia o cabinovia. Ci sono i progetti di massima, si sta cercando di capire quali enti oltre il Comune debbano intervenire nel progetto, vedi Provincia e Regione.

Anche chi non ha una attività e quindi non “usa” l’ISOLA per i propri guadagni deve considerarla come casa propria e quindi rispettarla.

Un esempio grandioso ci viene da un normale, onesto, cittadino lavoratore che si chiama BRIZZI SANDRO. Non so quale è il termine giusto ora che tutti hanno degli appellativi pomposi, un tempo lo si sarebbe chiamato “scopino” (cantoniere?). Egli considera la strada provinciale come il proseguimento del corridoio di casa sua. Ne ha cura, cerca di migliorarne costantemente l’aspetto, ne ha fatto un piccolo giardino fin dove è stato possibile, ha dato sfogo alla sua fantasia per rendere più gradevole e personale una qualsiasi siepe. Anche un muretto di cemento al bivio è un po’ più inserito nell’ambiente camuffato da muro a pietra. Può essere una soluzione discutibile, ma dimostra la volontà di migliorare.

Chi invece va diritto verso una tendenza contraria è la soc. S.I.E. Avevo già parlato dell’illuminazione pubblica e dico che sono stato profetico. Infatti ho potuto constatare personalmente che una parte del Campese è stata lasciata al buio per 2 o 3 giorni. Inoltre la chiusura degli uffici al Porto. Portando gli uffici al Campese si è procurato un ulteriore disagio alla popolazione, gli uffici al Porto erano insieme ad altri uffici: Posta, Banca, o quant’altro poteva essere ad essi collegati. Gli uffici al Campese stanno invece nel deserto dei servizi. Ma tutto questo rientra nell'ottica della convenienza economica dell’Azienda che si considera privata e non tiene conto che, beneficiando di soldi pubblici, è a servizio pubblico e, in quanto tale, deve tenere in prima considerazione il benessere dell'utenza. Con le scelte che sta facendo, di quelle già dette e di questo altre, non mi sembra che la soc. S.I.E. stia attuando le competenze che sono proprie di una società a servizio pubblico.

Sono presuntuoso? Può darsi … , alla prossima!