C’è una donna al Castello che ha raggiunto un’età considerevole ed ha mantenuto una lucidità di mente e una vivacità di spirito da fare invidia ad una ventenne. È I.B.B. Non vuole che si dica di più, è modesta e schiva.

Ha una dote che nel passato era più diffusa, ma che ora è un’eccezione. Le sue mani che sempre hanno lavorato e accudito una casa e una famiglia, sono mani di fata. I. ricama con una maestria che io non esiterei a definire “Arte” e lo scrivo con la lettera maiuscola. A vedere i suoi piccoli capolavori ti commuovi, tant’è la grazia e la precisione e li tocchi per renderti conto che siano veri. Alcuni appartengono al passato, quando le giovani del vicinato sedute sui baschetti preparavano i corredi da sposa e chiacchieravano e ridevano e accarezzavano i sogni. Altri più recente ed altri attuali.

I. non è stata risparmiata dal dolore: la perdita dei genitori, la meno amara, perché entrambi avevano raggiunto un’età considerevole, poi la lunga e dolente malattia del marito, che privato della voce è vissuto tuttavia abbastanza da rendere ragionevolmente accettabile la dipartita ed infine la più tremenda. Un figlio giovane, sano, adorato, bello, pieno di vita e pronto a rallegrare le serate estive gigliesi con la chitarra in mano in compagnia della bellissima moglie Paola. Non s’è svegliato al suo tenero materno richiamo. Se ne era andato nel sonno. Superfluo ogni commento. Come una roccia di granito I. è rimasta in piedi. E anche gli occhi che hanno tanto pianto, non si sono stancati e hanno trovato la forza di continuare a coltivare l’antica passione per il ricamo.

A me che le chiedevo ipocritamente come andava la salute mi mostrava i suoi gioielli: “Lo vedi, mi fanno tanta compagnia, mi aiutano tanto, li dedico a lui e anche a Paola che lo ha raggiunto da poco”. I.B.B. non so se me lo permetterà di dirlo che ha ben 87 anni!