Anno 1955: 7 mufloni vengono caricati sull’AEGILIUM, per essere trasportati all’Isola del Giglio

MARIO SPAGNESI DIFENDE LA POPOLAZIONE DI MUFLONI DEL GIGLIO

Docente di Zoologia generale all’Università di Bologna e per oltre vent’anni Direttore Generale dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ora ISPRA), il Professor Mario Spagnesi esprime la sua perplessità riguardo alla questione relativa all’eradicazione dei Mufloni dall’Isola del Giglio:

"Non condivido la tendenza attuale di una parte del mondo scientifico di considerare sempre e comunque necessario ricorrere a interventi di eradicazione di specie animali o vegetali per ripristinare uno status precedente di equilibrio naturale. Nel caso in parola, potrei condividere una eventuale azione di controllo numerico della popolazione se quest’ultima fosse all’origine di significative perturbazioni ambientali, di competizione con altre popolazioni autoctone, ecc. Mi pare viceversa poco credibile che esista al Giglio la necessità di ricorrere ad una definitiva eradicazione del Muflone. Sono più propenso a pensare che si tratti di una strategia di politica ambientale messa in atto dall’Ente Parco per sostenere una filosofia di purismo naturalistico nel contesto di un’area protetta. Se così fosse, speriamo in un ravvedimento prima che sia troppo tardi".

I professori Alessandro Ghigi, Augusto Toschi e Renzo Videsott nel 1955, assieme al professor Ugo Baldacci, costituirono l’ormai famoso nucleo di Mufloni della Riserva Storica del promontorio del Franco, all’Isola del Giglio, per mettere in salvo il Muflone in un periodo nel quale se ne temeva l’estinzione e per conservarne la specie in Sardegna ed in Corsica.

La recente scoperta scientifica pubblicata su Diversity conferma l’importanza, il successo e la validità ancora attuale del progetto dei tre grandi naturalisti italiani e sottolinea come questo nucleo di mufloni del Giglio costituiscano un elemento unico di Biodiversità. Una popolazione, quella del Giglio, unica al Mondo, che conserva ancora l’eredità genetica presente nei progenitori neolitici trasferiti in Sardegna dalla Mezzaluna Fertile, circa 8.000 anni fa.

L’alta priorità di conservazione suggerita nello studio, condotto utilizzando il più ampio dataset ad oggi disponibile sul muflone sardo, è motivata da chiare ed inequivocabili evidenze genetiche e non geografiche. Infatti, le popolazioni continentali, in parte di derivazione sarda ma prevalentemente di origine corsa, pur condividendo una medesima origine geografica, hanno perso quei tratti esclusivi conservati invece in Sardegna e al Giglio.

Ringraziamo Mario Spagnesi, allievo dei professori A. Ghigi e A. Toschi, per contribuire a difendere i mufloni del Giglio.

Cesare Scarfo’ per SaveGiglio.org