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Mufloni: intervista a Genovesi, responsabile fauna di ISPRA

Proseguono i pareri tecnici sul progetto di conservazione della biodiversità dell'Isola del Giglio promosso dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano che prevede, tra le varie iniziative, l'eradicazione dei mufloni dal territorio gigliese.

Oggi siamo riusciti ad intervistare Piero Genovesi, responsabile per la fauna dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, tra i massimi esperti mondiali di specie invasive e di biodiversità, collabora con la Convenzione Biodiversità delle Nazioni Unite e con la Commissione Europea, e dal 2009 presiede il gruppo mondiale di specialisti sulle specie invasive dell’IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e nel 2018, 2019 e 2020 è stato inserito dalla prestigiosa Web of Science tra i ricercatori più influenti a scala mondiale. Un suo libro divulgativo è stato premiato nel 2019 come Libro per l’Ambiente.

Dr. Genovesi, lei è uno dei maggiori specialisti mondiali sulle specie aliene, ma sono veramente così pericolose per la conservazione della biodiversità?

I dati scientifici raccolti in ambito mondiale indicano in modo oramai inoppugnabile che le specie aliene invasive rappresentano una delle principali minacce per la biodiversità e sono responsabili di un numero elevatissimo di estinzioni. Il rapporto prodotto nel 2019 dal panel intergovernativo International Platform for Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), denunciando l’attuale gravissima crisi che sta attraversando la biodersità, segnalava che i cinque fattori di minaccia responsabili di questa crisi sono la distruzione degli habitat, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, l’inquinamento, i cambiamenti generali e – appunto – le specie aliene invasive. Sottolineo che i dati scientifici raccolti dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura indicano che negli ultimi secoli le specie aliene invasive hanno rappresentato il principale fattore di estinzione di specie autoctone.

Lei conosce il progetto Let’s Go Giglio, che giudizio ne dà in generale?

Non conosco tutti i dettagli del progetto, ma sicuramente Let’s Go Giglio affronta minacce molto rilevanti, in particolare in un contesto insulare come quello del Giglio. Gli obiettivi del progetto mi sembrano assolutamente condivisibili e sono convinto che i risultati delle azioni previste potranno concorrere alla conservazione di specie e habitat naturali di grande importanza.

Il Prof. Masseti in un recente intervento sulla nostra testata sostiene che è sbagliato eradicare i mufloni dal Giglio, in quanto “... si sono integrati nellambiente naturale non provocando alcun documentato danno alle risorse vegetali dellisola ...” qual è la sua opinione a riguardo?

Tutte le evidenze scientifiche confermano che i mufloni sono tra le specie aliene invasive che causano impatti rilevanti agli habitat naturali e gli effetti sono particolarmente severi nelle isole, ecosistemi estremamente fragili e vulnerabili. Dalle Hawaii alle Canarie, ovunque questo ungulato è stato introdotto gli effetti sulla biodiversità sono severi, sia per l’attività di alimentazione sia per il calpestio. Almeno 50 specie di piante nel mondo sono minacciate da questa specie e in una recente analisi globale degli impatti degli ungulati alloctoni, il muflone è risultato la specie con i più gravi effetti negativi (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.15467).

Sempre Masseti critica il fatto che in un decreto la specie viene definita aliena per l’Italia peninsulare e per la Sardegna para-autoctona, dicendo che tale definizione “... non è scientifica ma fuorviante, scorretta ed erronea ...” e che secondo il principio utilizzato al Giglio dovremo comportarci in Italia nello stesso modo nei confronti “... del cervo sardo e di quello della Mesola, di tutti i daini, dellistrice, di molte popolazioni di lepri europee, di gatti selvatici” europei, di lupi, di cinghiali e di caprioli ...” Le sembrano condivisibili queste affermazioni?

Senza entrare in una polemica squisitamente accademica, la definizione di specie aliena utilizzata in Italia è quella adottata dalla Convenzione Biodiversità delle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, e comprende tutte le specie introdotte in ambienti naturali dall’uomo, intenzionalmente o accidentalmente. Il muflone all’isola del Giglio ricade pienamente in questa definizione.

Qualcuno sostiene che i danni che possono fare i mufloni all’Isola del Giglio non sono documentati e che prima di pensare all’eradicazione si doveva fare uno studio specifico in tal senso, qual’è la sua opinione in merito?

Come ho già detto, gli impatti del muflone sono stati oggetto di molti studi in tutto il mondo e sono estremamente ben documentati. Nei casi di introduzione di specie invasive le raccomandazioni della Convenzione Biodiversità e della Commissione Europea, anche ribadite dalla comunità scientifica internazionale, sono molto chiare; occorre agire tempestivamente, perché aspettare di studiare gli effetti ecologici delle specie invasive rischia di determinare impatti ancora più gravi e di rendere sempre più difficile intervenire.

Altri ancora sostengono che il Muflone non è inserito tra le specie aliene dall’Unione Europea, se questo è vero come ha fatto a finanziare un progetto che ne prevede l’eradicazione?

A fronte delle almeno 1200-1800 specie invasive che mettono in pericolo l’Europa, solo 66 sono per ora inserite nella lista delle specie aliene di rilevanza Unionale dal Regolamento 1143, ma questo non vuol dire che non sia necessario intervenire a scala più ampia, come affermano anche tutti gli organismi europei. Anche il ratto non è stato inserito nella lista, pur essendo stato oggetto di moltissimi interventi di rimozione finanziati dall’Unione Europea che hanno permesso di proteggere la biodiversità di numerose isole del Mediterraneo. L’Italia è un paese ricchissimo di biodiversità, ma questo patrimonio ci assegna la responsabilità di proteggere le specie e gli habitat del nostro Paese. Occorre moltiplicare non ridurre gli impegni per ridurre gli effetti negativi della distruzione degli habitat, dell’inquinamento e delle specie invasive, e il progetto del Giglio va nella direzione giusta.