La palestra di Campese, a buon punto di costruzione fino a qualche mese fa, suscita in noi oggi grande preoccupazione per la sua definizione. Il cantiere è fermo, il Sindaco non risponde alle interrogazioni in materia (sono scaduti i termini), si fanno strane supposizioni e si mettono le basi per la generazione di gravi danni economici e di servizio alla collettività.
Con una ulteriore lettera diretta al Sindaco viene sollecitata una risposta all’interrogazione del 31.07.2009, essendo scaduto il termine, secondo le previsioni delle statuto e dal regolamento consiliare (T.U. art.43,c.3).
Con l’occasione è stata chiesta copia delle documentazione intercorsa tra l’Amministrazione Comunale ed il Direttore dei Lavori, dal 1 luglio alla data odierna, riferita all’opera pubblica indicata in oggetto, sulla quale viene ipotizzata la riduzione di un metro in altezza, in seguito alle polemiche verificatesi ante elezioni del giugno c.a.;
Sull’argomento è stato evidenziato che una simile ipotesi comporterebbe sicuramente la necessità di dover sospendere i lavori per un periodo abbastanza lungo, oltrechè sostenere spese ed oneri a carico dell’Ente – a parere dello scrivente – assolutamente non giustificabili.
Sul tema della sospensione dei lavori è stata richiamata l’attenzione sul contenuto della Determinazione numero 9/2003 con la quale l’Autorità di Vigilanza sui lavori pubblici torna (dopo la numero 3/2003), per fissare nuovi vincoli al regime dell’istituto richiamando le stazioni appaltanti a svolgere in modo più attento le fasi di programmazione e di progettazione delle opere, che ha ammonito che, in difetto, oltre al «giudizio negativo sull’attività tecnico-amministrativa svolta dalla stazione appaltante» consegue la responsabilità per danni erariali.
Nel caso specifico occorre precisare altresì che qualsiasi variante sostanziale, non viene ammessa ed annoverata tra i casi possibili praticabili secondo la norma vigente (art. 132 del D. Lgs. 163/06); ricordo inoltre che la delocalizzazione già praticata, e' gia' una variante sostanziale anche per imprevisto archeologico al sito del Porto.
Successivamente, è bene ricordare che in fase di Conferenza dei Servizi fu stabilita la necessità di delocalizzare l'opera in Variante sostanziale, rispetto al progetto precedente e con contratto a corpo con l'impresa.
La modifica che si vorrebbe fare, pare, sia ben più della riduzione di un metro in altezza (forse si tratta di un piano addirittura); ciò significa che il procedimento che si dovrebbe attuare costituisce una variante sostanziale al contratto, e pone l'Impresa in un gradino più alto del Comune ai fini dello stesso, volendone ridurre in questo modo, il tornaconto all'Ente, perché avrebbe meno prodotto.
Aggiungo e ricordo inoltre a chi di dovere che la variante comporta:
1. Variante urbanistica con riverifica di tutti i dimensionamenti dell'opera, da sottoporre anche all'ente finanziatore che dovrà preventivamente accettare (come si fa ad immaginare una palestra bassa che non risponde alle altezze standard ?);
2. Variante paesaggistica perché l'oggetto risulta sostanzialmente modificato;
3. Variante strutturale, quale edificio strategico, non può non essere sottoposta a nuova autorizzazione del Genio Civile;
4. Variante economica contrattuale (con modifica sostanziale dei flussi di cassa dal quadro economico al computo metrico, capitolato di appalto e chi più ne ha ne metta);
Il danno che si prospetta è chiaro ed evidente a tutti, per tanto ricordiamo che l’opera pubblica serve all’intera Comunità (di cui il Sindaco dovrebbe essere il primo garante): particolarmente ai ragazzi della scuola elementare e scuola media, ai giovani, agli anziani, ai ricchi e poveri e, certamente, l’Amministrazione Comunale deve tutelare l’interesse pubblico, rispetto alle richieste private le quali, prima di formulare istanze, dovrebbero guardare dentro le proprie situazioni, tenuto conto che determinati interventi urbanistici, anche di tipo privato dovrebbero restituire a ricaduta, quelle opere di urbanizzazione dovute (parcheggi e spazi pubblici) che la Comunità attende da un decennio e sulle quali si è formato il più assoluto silenzio.
Su questo non potremo far altro che vigilare in modo molto serio, al fine di salvaguardare il bene pubblico e non lasciare in eredità, ai posteri, una struttura monca che rimarrebbe a testimoniare l’ incapacità amministrativa di questi anni, difficilmente cancellabile e con pesanti penalizzazioni alla collettività tutta.
Attilio Brothel
Consigliere Comunale
''PALESTRA DI CAMPESE: ECCO PERCHE' NON SI PUO' ABBASSARE''
Autore: di Attilio Brothel, Consigliere comunale di Minoranza
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