palma_pasqua160324
"Prima della Settimana Santa" ... tradizioni perdute del mio paese

PRIMA DELLA SETTIMANA SANTA ... tradizioni perdute del mio paese

Le pulizie pasquali

Prima della settimana santa, che portava riti importanti da svolgersi all'interno della parrocchia di Giglio Castello, la gente del borgo, in un tempo divenuto lontano anche per me, si preparava all'accoglienza della Pasqua con le grandi pulizie della casa che iniziavano almeno quindici giorni prima in onore della benedizione pasquale. Ogni famiglia si accingeva a rivoltare intere stanze, sgrufando, sbattendo coltroni alla finestra e spostando bauli e canterani, o, imbiancando le pareti annerite dal foco del camino, unica fonte di calore, tenuto acceso nei lunghi mesi invernali.
Gli imbianchini più ricercati perché disponibili a poco prezzo, erano i fratelli Pieroni Corrado e Giglio maestri della decorazione e del colore, che con umiltà e candore, celavano vero ingegno e fantasia. (Ma questo la popolazione, ingannata dalla loro condizione misera e solitaria, lo capirà nel tempo. A ragion veduta).

Se c'era qualcosa da buttare quello era il momento, se c'era qualcosa da rinnovare quello era il momento.

In onore della benedizione e della primavera, i pizzi più belli adornavano mobili con centrini ricamati a mano alla luce della finestra nei chiari meriggi, poi inamidati per l'occasione.
Le brocche per l'acqua, di rame, venivano lucidate col sidol, i tavolini, di legno e non in formica (arredo moderno come il buffet e contro-buffet, che arriverà sull'isola negli anni '60), venivano portati fuori nel vicolo e trusciati con spazzola e varechina.

Il prete, vestito di stola talare e aspersorio con l'acqua benedetta, entrava nelle nostre case come un re seguito dai chierichetti in cotta bianca e panierino per le offerte.
Tutto era perfetto, perfino le uova adagiate nei piattini del servizio buono: le une, da dare alla questua, le altre per la famiglia, da mangiare, dopo la processione per il paese con la statua del Resurexit, la mattina di Pasqua, accompagnate dalla coratella in umido, (piatto e usanza che si perde nei tempi delle capre e delle pecore pascolate sull'isola.)

Quel tipo di pulizia, che lasciava buon odore alle pareti per settimane, per me rappresentava (proprio come l'ingresso atteso del sacerdote e il suo seguito), l'arrivo gioioso della primavera e di ciò che le correva dietro; di tutto un mormorio di voci isolane portate dalla natura con le api, le rondini, i passerotti sui tetti e i tramonti sempre più lontani all'orizzonte. La vita acerba mi si apriva alle speranze dell'imminente giovinezza.

Tradizioni perdute non nel ricordo e nel piacere di condividere tali usanze con chi apprezza senza rimpianto piccoli eventi di un amato paese, oggi vuoto di persone, ma non di memoria storica.

Buona Pasqua di resurrezione a tutti.

Palma Silvestri

brocca_palma_pasqua160324