Il rumore degli elicotteri, le sirene delle ambulanze, le persone in preda alle convulsioni, un fuggi fuggi generale. Hanno ancora nelle orecchie e negli occhi l’orrore del naufragio della nave Costa Concordia all’Isola del Giglio Luigi Lamorte e sua moglie Ylenia Martolini di Casteldelbosco. Erano sul “paese galleggiante” insieme a Julia, la loro bambina di 4 e mezzo perché Ylenia, parrucchiera con negozio a San Donato di San Miniato, in via Verdi, era tra i professionisti partecipanti al concorso-corso di formazione per un nuovo reality show.
Proprio a bordo della nave era stato organizzato il corso-selezione al termine del quale sarebbero rimasti trenta parrucchieri a contendersi i posti in gioco. «Eravamo partiti da un paio d’ore da Civitavecchia — racconta Luigi Lamorte, il marito, allenatore della squadra di calcio del Santa Maria a Monte, in Seconda Categoria — ed eravamo a cena quando abbiamo sentito due colpi violenti e due scossoni. La corrente elettrica è saltata e siamo rimasti per due ore in balia degli eventi. Ho capito subito che era successo qualcosa di grave anche se il comandante diceva che era solo problema elettrico. Eravamo in obliquo, come poteva dipendere dalla luce? Diceva di tornare in cabina, ha scherzato con un ‘paese di 4200 persone’».
«Ho detto a mia moglie di salire sulla parte più alta, ho pensato al Titanic — aggiunge Luigi — La nave ha preso la botta a sinistra e si è inclinata, poi ha virato e si è adagiata sulla parte destra dove eravamo noi. Ho lasciato mia moglie con la bimba e sono andato a cercare mia nipote di 22 anni, Eleonora Ventre di San Miniato Basso, che da quattro mesi faceva l’animatrice sulla Concordia. Non l’ho trovata allora sono tornato dalla parte opposta e siamo rimasti in attesa delle scialuppe di salvataggio, ma senza che nessuno ci dicesse qualcosa, ci desse qualche indicazione. Abbiamo visto solo cuochi e camerieri, nessun marinaio, ufficiale o altro. La bimba è stata bravissima, tranquilla, abbiamo cercato di farle passare quei momenti come se fosse un gioco, parlandole della nonna, che si chiama Giglio e che saremmo approdati su una bellissima isola con questo nome».
«La prima scialuppa non si sganciava — è ancora il racconto, drammatico, dell’uomo — Poi ce l’abbiamo fatta e siamo arrivati al porto del Giglio dove abbiamo trovato un ‘Paese di santi’. Non smetterò mai di ringraziare l’hotel Bahamas che ci ha trovato una camera e non ha voluto che pagassimo. Ma dentro di me avevo ancora l’angoscia per mia nipote. Sono tornato al porto, ho visto scene terribili, compreso il comandante della Concordia in salvo, con la nave ancora piena di gente da salvare. Poi, finalmente, verso le 4 ho visto arrivare mia nipote e ho tirato un grande sospiro di sollievo. In quei momenti non ho avuto il tempo di avere paura. Abbiamo perso tutto quello che avevamo portato in crociera. Ma la cosa più importante è che ci siamo salvati, grazie al Signore».
"Alla bimba ripetevamo che era solo un gioco"
Autore: fonte La Nazione
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