L’intervista concessa al Tirreno dall’ex Commissario del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (ed attuale Presidente della Comunità del Parco e Sindaco di Capoliveri) Ruggero Barbetti, dice cose in gran parte condivisibili: mancanza di fondi perché il Parco possa davvero svolgere le sue funzioni (il Governo, a differenza di quelli degli altri Paesi del mondo, ha tagliato oltre il 40% dei bilanci dei Parchi ma intanto ha aumentato parchi ed Aree marine protette); mancata partecipazione delle Amministrazioni Comunali, della Regione e dello Stato alla manutenzione di infrastrutture che sono anche loro (sentieristica, forestazione, Pianosa e non solo); necessità di valorizzare alcune aree “simboliche”… Ma Barbetti sa che quella valorizzazione è prevista nel Piano del Parco (che è praticamente quello redatto proprio dalla sua gestione commissariale) che aspetta ancora di essere recepito da tutti i comuni ed ancor più dovrebbe essere contenuta nel Piano di Sviluppo Pluriennale Economico e Sociale che è fermo nei Cassetti della Comunità del Parco che Barbetti presiede.

E’ anche importante che Barbetti abbia ribadito la necessità di istituire finalmente l’Area marina protetta per rendere “gestibili” le aree a mare del Parco (oggi normate da decreti e Dpr che fissano vincoli non emendabili dal Parco intorno a Gorgona, Capraia, Pianosa, Montecristo e Giannutri) e per estenderle alle altre isole.

Poi, Barbetti tira fuori dal cappello l’ormai invecchiato coniglio della revisione dei confini del Parco, una revisione che deve essere proposta dai Comuni e della Comunità del Parco, e che il Sindaco di Capoliveri sa bene che non potrà essere quella ridicola accozzaglia di proposte indecenti che riuscirono a fare i Comuni elbani solo pochi anni fa e che vennero cestinate dal ministero dell’ambiente come irricevibili (Per chi volesse rendersi conto della “macelleria” allora proposta consigliamo il dossier di Legambiente “Il taglio del Parco”. Dietro quelle proposte si leggevano chiaramente solo due parole: cemento e caccia… e più la prima che la seconda.
Rispetto a quello “scherzo” la situazione è ulteriormente cambiata con l’istituzione della Zona di protezione speciale (Zps) della Direttiva Uccelli del’Ue dell’Elba Orientale, che comprende esattamente tutto il territorio dl Parco che va da Punta Calamita a Capo Vita e praticamente tutto l’ex compendio minerario. L’altra Zps, quella di Monte Capanne-Promontorio dell’Enfola si estende addirittura anche in aree al di fuori del Parco. Praticamente tutto il territorio del Parco è Protetto da ZPS e da Siti di importanza comunitaria (SIC) della Direttiva Habitat dell’Ue, senza contare che tutta l’Elba e L’Arcipelago fanno parte di un’Important biord area (Iba) e che tutto questo fa parte della Rete Natura 2000 dell’Ue. Inoltre, il DPR che istituisce il Parco dell’Arcipelago Toscano richiama esplicitamente un allegato nel quale si fissano (in accordo con Comuni, Provincie e Regione) le percentuali di territorio da proteggere: per l’Elba oltre il 50% (oggi è infatti il 53%).
La revisione dei confini del Parco, che deve essere fatta secondo serie e documentate motivazioni scientifiche, deve tener conto di questi accordi sottoscritti e vincoli sovranazionali che i nostri governi (quasi sempre di centro-desta al momento dell’istituzione delle ZPS/SIC) hanno istituito per ottemperare alle Direttive Ue e per non beccarsi sanzioni da centinaia di migliaia di euro al giorno.
Tanto per capirsi: non si potranno rivedere i confini del Parco perché qualcuno ci vuole cacciare o perché qualcuno ci vuole costruire, non sono questi criteri accettabili perché, prima che con quanto previsto dalla legge italiana, cozzerebbero con le Direttive europee e il nostro governo si prepara ad andare ad ottobre in Giappone alla Conferenza sulla biodiversità di Nagoya con una Carta di Siracusa fatta approvare al G8 dell’Aquila del 2009 che prevede di difendere ed estendere la protezione dell’ambiente a terra e a mare.
Questo non vuol dire che una revisione dei perimetri del Parco , con aggiustamenti e “scambi di territori” non possa essere anche utile e perfino necessaria, ma i comuni dovranno dire cosa vogliono tagliare e cosa aggiungo no in cambio, senza furbizie venatorie e senza pensare di tagliare il Parco per aggiungere altro cemento in un’isola già esausta e che sta già pagandola la crisi di un’economia basata sulla rendita, scelte sbagliate e errori politici e amministrativi che qualcuno vorrebbe scaricare sul parco, sono quelli che vedono la difesa dell’ambiente e del paesaggio al massimo come un optional e non come la base reale della nostra economia turistica e della vita sulle nostre isole.

Legambiente Arcipelago Toscano