COMUNE ISOLA DEL GIGLIO
Provincia di Grosseto

All’Isola del Giglio un convegno promosso in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente
LA TUTELA DELL’AMBIENTE NON PUO’ PASSARE DALLA CHIUSURE DELLE ISOLE
Il sindaco Sergio Ortelli: "Le aree protette si basano ancora su una legge vecchia vent’anni. Cambiare il sistema di governance in modo da riuscire a conciliare gli obiettivi socio-economici con quelli ambientali"

"Sono trascorsi vent’anni dall’emanazione della legge quadro sulle aree protette e oggi abbiamo la necessità di aprire un dibattito, nel panorama ambientale dell’insularità, per fare un esame attento della situazione ed invocare una svolta che fin ad oggi non c’è stata e che ci viene richiesta con forza dalle comunità isolane". Lo ha ribadito Sergio Ortelli, sindaco di Isola del Giglio nel corso del convegno “Strumenti e modelli per la sostenibilità ambientale. Intervenire sul territorio” promosso da Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Ingegneria delle Georisorse e dal Comune di Isola del Giglio e che si è tenuto nei giorni scorsi nella Rocca Pisana.

Durante il convegno, a cui hanno preso parte tra gli altri, il senatore Guido Viceconte sottosegretario di Stato Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Mario Alì Direttore Generale Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Jonathan Parker Direzione Generale Ambiente Commissione Europea è stato l’occasione per fare il punto sui principali strumenti di pianificazione territoriale ad oggi presenti come la Via, Valutazione di Impatto ambientale, la Vinca e la Vas. Ma è stato anche l’occasione per fare il punto circa il rapporto tra le isole e la loro pianificazione territoriale in relazione alla loro fruibilità. Del resto forti criticità si annidano nelle attuali frammentazioni di competenze, non molto chiare per evidenti sovrapposizioni di poteri che invece andrebbero ricondotte alle funzioni amministrative dei Comuni e delle Province, enti che rivendicano la gran parte delle funzioni di gestione del territorio. Criticità di un ventennio di gestione i cui punti di debolezza sono stati ampiamente illustrati anche alla Commissione Ambiente della Camera al Giglio lo scorso mese di ottobre.

"Deve essere stabilita una nuova alleanza tra l’uomo e l’ambiente. Basta con le battaglie di retroguardia, le tecnologie italiane sono all’avanguardia mondiale. Si può estrarre petrolio anche in Val d’Agri nel rispetto dell’ambiente e creare sviluppo" - ha sostenuto il Sottosegretario Guido Viceconte nel suo intervento introduttivo.

"Ai fini della tutela ambientale la fruibilità di parte dei territori del parco è spesso limitata o addirittura totalmente esclusa – ha ribadito Ortelli - Non è vero che le isole sono aperte. Si tende a chiuderle e a vincolarle pensando in teoria che le cose funzionino ma nella realtà l’accesso alle isole non è così praticabile come spesso qualcuno vuol far credere. La gente che vive tutto l’anno in questi territori è consapevole di queste incongruenze ed il meccanismo di ingresso e di autorizzazione sfianca i turisti perché si è in preda ad una burocrazia che spesso spinge alla rinuncia. Giannutri ne è l’esempio più eclatante. In generale le popolazioni protestano perché spesso il processo di istituzione dei parchi è, come si dice, calato dall’alto, cioè imposto e non condiviso dai territori. Le amministrazioni per prime non concepiscono questo percorso e manca soprattutto il coinvolgimento diretto delle popolazioni che in questo tipo di scelte non delegano le decisioni alle rappresentanze amministrative".

Con il risultato che la chiusura o il divieto di accesso di alcune parti del mare rendono congestionate le poche aree marine rimaste libere. Spesso la concentrazione di barche, solo nel periodo estivo, è frutto del dannoso provvedimento di chiusura. Quindi, per assurdo, i provvedimenti che nascono dalla legge 394 non vanno nella direzione della tutela ma collassano un sistema che deve assolutamente rimanere in equilibrio. Da qui la proposta lanciata durante il convegno di cambiare il sistema di governance in modo da riuscire a conciliare gli obiettivi socio-economici con quelli ambientali ed identificare le diverse strategie per conseguirli.

"Il sistema di governance dei parchi da parte degli Enti così concepiti non funziona perché non vengono fatti investimenti e perché non ci sono i fondi a disposizione, - ha concluso Ortelli - i costi di gestione lievitano perché la struttura pesa e le aree protette, abbandonate dagli investimenti e dalla mancata vigilanza, si trasformano in vere cattedrali nel deserto. Il processo di istituzione dei parchi è irreversibile. In generale il principio di fondo sulla tutela contenuto nella legge è da noi condiviso al 100% perché riteniamo la risorsa ambientale un bene prezioso di grandissimo valore anche per quello che può essere l’indotto in ambito economico e turistico. Peraltro il fondamento di base della politica dell’ambiente deve essere e dovrà essere quello di contemperare le ragioni della tutela ambientale con quelle della fruibilità e della disponibilità delle bellezze naturali del nostro paese. Si chiamano appunto bellezze, ovvero cose da vedere e non da nascondere".