Quei brevi, lunghissimi attimi (L’Io narrante – di Palma Silvestri)
I brevi, lunghissimi istanti di quel freddo mattino non hanno devastato soltanto la mia casa. Alba del dodici novembre scorso, sono le 7,30 e piove. Piove ininterrottamente da tre giorni e tre notti; non ho mai visto così tanta acqua venire giù e così tanto buio nel cielo. Stavo sorseggiando il caffè quando va via la luce. “Ecco, ci siamo, i tuoni hanno tolto la corrente” mi dico, ma questo è l’ultimo pensiero ragionevole di quella mattina.
In pochi secondi, forse il regista Spielberg poteva inscenare ciò che invece stava accadendo intorno a me: sentire i piedi bagnati e trovarsi con l’acqua alla vita, poi alle spalle, su, su alla gola sino al soffitto e nuotare per tenere fuori la testa.
… La porta bloccata dalla pressione e alle finestre, le inferiate … Con la mia piccola barca di pescatore sportivo ho affrontato tante volte le onde di Maestrale immaginando in alcune situazioni di morire; il morire poetico nella furia degli elementi amati … Ma no, non qui, non così … e intanto dicevo addio ai miei figli, a mio padre Angelo che giovane minatore romagnolo portò me e la famiglia in questo lembo di spiaggia nel lontano 1948 da cui non mi sarei più separato nemmeno quando chiusa la miniera di pirite mi portò via a 18 anni.
Poldo, Alberto, Aurelio e tanti altri campesai del Trenino, vera gente di mare, gente umile ma grande in saggezza e lealtà.
Li avevo conosciuti.
Con le vacanze della scuola elementare, la mattina ero il primo ad arrivare allo scalettino e li aspettavo con il sacchetto della colazione in mano. Salivo in silenzio sulla barca di uno o dell’altro e loro manco una parola. Attenti alle manovre, alle reti. “Chissà se si sono accorti che sono salito”
Invece si accorgevano di tutto e di tutti quei lupi; le loro parole erano nei gesti e nei pesci che poi mi davano da portare alla mamma.
Loro, i miei maestri di pesca e di vita.
Tutto un turbinio: la mia carriera il mio ritorno al Giglio gli agi della pensione ora lottavano con me annaspavano nel liquido aggressivo e vorticoso delle stanze invase.
Aiuto …
… La porta si sfonda come cartone marcio ed io mi ritrovo seminudo seduto sulle scale esterne privo di pensieri se non la consapevolezza di esser vivo.
Gente del Campese, silenziosa catena umana di solidarietà e conforto. Grazie, grazie con tutto il cuore.
Grazie a Michele e la moglie Eleonora, ad Angioletto Milano e la moglie Manuela, a Mirri il giovane e la moglie Silvia, ad Aroldo del Porticciolo, a Tiziano Alessandrini, a Giovanni d'Enrico, ad Alessio il menestrello, ad Hamed e la moglie, a Dante, a Lilli Nanni e Palma Silvestri, rispettivamente presidente e volontaria della Pro-Loco.
Se avevo dei dubbi sul mio amore e rispetto per il piccolo Borgo del Campese, adesso, con voi, tutto è chiaro.
Vostro Sr. Jo’ - Sergio Giorgi
Quei brevi, lunghissimi attimi
Autore: Sergio Giorgi
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