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Ho riletto qualche passo del libretto "Le Mammafette" fatto stampare dal Circolo Culturale Gigliese e dal'Associazione "Il Castello" nel 2011. Per me è una testimonianza straordinaria e toccante della Gigliesità d'epoca che andrebbe maggiormente valorizzata ... ovviamente insieme alla attualità che ci avvolge e spesso un po' ci opprime.
Per non personalizzare l'iniziativa mi piace riportare alcuni commenti che mi ha inviato una cara Amica (da decenni Amante dell'Isola) alla quale qualche settimana fa ho regalato il Libretto.
Quanto sopra per dar merito a peculiarità, capacità e infinito amore per il Giglio che Caterina infonde con le sue "Maestrali Novelle".
I racconti di Caterina Baffigi Ulivi, deliziosi e vivi, anche se appartengono al passato. Leggere lentamente e con grande attenzione: da essi traspare la Sacra Memoria, che colpisce al cuore e diventa indimenticabile. I personaggi, Camillo, Biagino, l'Uomo nero, il Carbonaio, il Capraio, il Medico, ad ognuno dei quali è dedicato un raccontino, hanno come comune denominatore l'Isola, che li circonda, li avvolge, li unisce. Per cercar di capire il presente ed il futuro, bisogna conoscere il passato, conoscere le "radici".
Brava Caterina, che con la sua prosa, lo stile chiaro, limpido, incisivo, riesce a creare immediatamente immagini nitide davanti agli occhi di chi legge.
Dai racconti deliziosi di Caterina, se ne ricavano anche molte notizie anche su erbe, fiori, animali, cucina ... le macine che frangevano le olive ed ogni goccia d'olio era preziosa, ... le Vendugliere ... ciò che proveniva da quei piccoli orti doveva avere un profumo ed un sapore unico.
Un altro particolare del libro mi ha colpito: questa intelligentissima Signora è dotata di una memoria visiva fuori dal normale e riesce a ricordare tutto ciò che è passato davanti ai suoi occhi e dunque è capace di rivedere i tempi lontani: "Io ho questo privilegio. Fotografo, rielaboro e fisso i particolari ... io so la trina che ornava la cotta del prete ... il vestito di Lisetta e il fazzoletto di Clementina ..." dice queste cose nel breve racconto "Le rogazioni".
Così si spiega come sappia ricreare le immagini vive ... le vede ancora.
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