Nel suo braccio anche la nostra storia
Mamiliano, il santo che evangelizzò il Giglio, l'Elba, la costa e la Maremma toscana nei tempi duri del paganesimo, morì a Montecristo il 15 settembre del 460.
La storia di San Mamiliano, patrono dell'isola del Giglio, venerato dalla popolazione e festeggiato nella parrocchia di san Pietro apostolo, al Castello, mi lascia sempre, con piacere, meravigliata per le tracce che ogni tanto trovo in riviste specializzate o meglio, sulle continue appassionate ricerche legate al mistero della sua vita di asceta e santo.
Con un vissuto ancoratosi per lo più su un'isola deserta nell'oscuro, profondo medioevo, dove la scrittura non era ancora facile strumento di testimonianza per chi lo seguiva nel peregrinare sul mare, il fresco ricordo del Santo, a tutt'oggi, ha qualcosa di miracoloso, e per me, legato alla presenza dell'ulna destra conservata nel reliquiario d'argento a forma di braccio, portato sull'isola proprio il 15 settembre del 1725 da don Miliani, cittadino isolano e segretario particolare di Papa Innocenzo XIII.
L'Ulna, pregata con devozione, e il terrore di vivere la deportazione se non la morte, aiutò i nostri avi con la forza della disperazione a respingere l'ultimo assalto, ancora piratesco. Era il 18 novembre del 1799.
Tale ulna, resta pregiata impronta che rende continua non solo la storia di Mamiliano e il Giglio, ma la nostra; filo sottile altrimenti bruciato e cancellato dalla memoria dopo un feroce, sanguinario assedio da parte del pirata Ariadeno Barbarossa nel 1544.
Buon San Mamiliano dei Turchi.
Palmaperla Silvestri
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