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Sedici colpi per uccidere un ragazzo "diverso"
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SEDICI COLPI PER UCCIDERE UN RAGAZZO "DIVERSO"

L’hanno, infine, abbattuto, come tant’altri, l’energumeno di colore! Ci sono voluti, ben sedici colpi di pistola, ed, al momento, non è dato sapere se ci sia pure voluto quello della “Grazia”, tanto era possente il “mastodonte”, uscito da chi sa quale “recesso” di Chicago, assetato di sangue.

Forse, se solo avesse osato sopravvivere l’avrebbero chiamato “Al Capone”, quel fanciullone “negro” e diciassettenne, che, brandendo un semplice coltello e sproloquiando, vagava di notte, spaesato e fuor di senno, per una città, ancor memore di stragi e sparatorie d’anni “Venti”.

“Aveva un’arma in mano! E, quindi, era pericoloso per sé e per gli altri!”, sembra abbia detto, pe’ scolparsi, l’intrepido “soldato” che ha affrontato il “nemico”, a viso aperto, s’ un campo di battaglia inesistente.

Inesistente ed impari ché, se anche, l’adolescente nero fuor di senno, invece d’allontanarsi dall’intruso, che s’accingeva, uccidendolo, a violar la follia, in cui era rinserrato, avesse inteso affrontarlo, ben poco avrebbe potuto contro la Smith & Wesson dell’Agente.

Ma questi, di mentalità certo razzista, riteneva il “negro”, in quanto tale, un rischio mortale per la sua città di diseguali. Altrimenti, visto che gli Americani hanno tutti, come si vede nei films, una mira infallibile, gli sarebbe bastato, colpirlo ad una gamba e portarlo in ospedale a rinsavire.