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"Sos Parchi Nazionali": l'appello di Franco Tassi

IL TEMPO DELLA VERITA’

Nell’anno 2022 ricorre, come ormai tutti sanno, il Centenario dei due primi Parchi Nazionali d’Italia, Abruzzo e Gran Paradiso. Un’occasione unica, per rilanciare le Aree Protette come presidio essenziale di equilibrio ecologico, idrogeologico e climatico, e come garanzia di tutela del paesaggio, della salute e della qualità della vita, sempre più insidiata da alterazioni ambientali, inquinamenti e invadenti cementificazioni, che stanno rendendo la Terra arida, sterile e improduttiva.

Da molto tempo il Centro Parchi Internazionale richiede, reclama, auspica, invoca, sollecita e attende il rilancio del sistema delle Aree Protette, e la creazione di nuovi Parchi Nazionali, Riserve Naturali e Parchi Marini. E non si tratta di una semplice aspirazione ecologista o di un “verde capriccio”, come si vorrebbe far credere. E’ in gioco, invece, lo stesso futuro del Pianeta, la cui salvezza dipenderà dal conseguimento dell’obiettivo indicato dalle Organizzazioni internazionali (ONU, UNEP, IUCN, WWF, UNESCO), già condiviso dai Paesi più avanzati (USA, UK), e fatto proprio dalla stessa Europa (EU): proteggere almeno il 30% delle terre e dei mari entro l’anno 2030.

Non solo gli ambientalisti, infatti, ma tutte le persone di buon senso hanno finalmente capito che questa volta va assolutamente difesa la sopravvivenza del genere umano, che dipende dall’esistenza e dalla funzionalità dei grandi ecosistemi continentali e oceanici, ormai troppo sfruttati e devastati. Ci aspetteremmo, quindi, che nel Centenario dei Parchi si levasse un coro di voci unanimi in difesa della Vita, della Natura e della Biosfera … E invece?

Mentre si preparano scenografiche esibizioni condite di promesse rassicuranti, ciò che di fatto sta avvenendo procede, purtroppo, nella direzione esattamente opposta. Le prime avvisaglie sono, a dir poco, raccapriccianti. A San Rossore (Toscana) viene annunciata la sottrazione di oltre 70 ettari di Parco, per costruire una cittadella militare di 440mila metri cubi (sì, avete letto bene, cemento a profusione!). All’Amiata, da oltre un trentennio Parco Nazionale vanamente atteso (e annunciato dalla stessa Legge quadro fin dal 1991!), si vuole creare un polo di produzione energetica geotermica, forse dimenticando che proprio da quella “Montagna Sacra” sgorga l’acqua che disseta tutte le pianure circostanti. Ma è nel Mezzogiorno della più prodigiosa natura che covano i peggiori misfatti. Perché nel cuore del Pollino è stato autorizzato (inattesa sorpresa di Pasqua!) il taglio dei boschi di Cugno dell’Acero, uno dei principali (e in teoria meglio protetti) “scrigni di biodiversità” di quel Parco (*).

Si vuole allora celebrare questo Centenario con il sistematico smantellamento del “sistema” dei Parchi italiani? Davvero i sommi decisori vorrebbero far credere che le foreste naturali e seminaturali del nostro Paese debbano essere destinate al sacrificio per produrre cippato, pellet, legname e biomasse? E cosa ne dicono i responsabili dei Parchi, le Associazioni ambientaliste, i Movimenti di cittadinanza attiva e di opposizione? Forse gli ecosistemi forestali ancora vivi e pulsanti, quelli che costituiscono il prezioso “Manto Verde” dell’Italia, erano stati tutelati per fornire comodo materiale alle scuri, alle motoseghe e alle truppe degli avidi tagliatori?

Sarebbe il caso che qualcuno, dalle sommità del Palazzo, facesse finalmente sentire una parola di responsabilità e buonsenso: “Non è la Natura ad aver bisogno dell’Uomo, ma è l’Uomo che ha – e avrà sempre più – bisogno della Natura viva, sana e capace di offrirgli aria, acqua, cibo e salute negli anni a venire”.

Ormai, sembra davvero giunto il tempo della verità.

(*) Fu infatti proprio dalle ricerche condotte nel secolo scorso qui, e nelle zone circostanti, da schiere di naturalisti precursori, Università di Napoli, Museo di Verona e Centro Studi Ecologici Appenninici, che emerse tutto il valore e l’importanza della Biodiversità del Massiccio del Pollino.

Prof. Franco Tassi,
Centro Parchi Internazionale

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