Tonino, il mio scolaro
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Chi più di me potrebbe confermare quello che Ylenia ci propone nel tenero e struggente ricordo del babbo? L’ho avuto scolaro per 5 anni: un caro, amorevole, incorreggibile birbone. Con candore mi diceva, se lo richiamavo all’attenzione, che gli sarebbe piaciuto di più andare a tendere le tagliole sull’aia di Santacroce, piuttosto che stare tante ore seduto “al chiuso”. Mi voleva bene e si compiaceva quando gli dicevo che era molto intelligente e che, se appena l’avesse voluto, sarebbe stato il più bravo tra i suoi compagni. Tonino scherzava già con arguzia e lasciava intravedere quello che sarebbe stato in futuro. Chi le metteva le ranocchie nel cassetto? 

Tonino Centurioni Scuola Isola del Giglio GiglioNewsPoi la scuola finisce, ciascuno va per la sua strada. Ci si ritrova dopo tanti anni sulla spiaggia del Campese. Tonino meccanico, elettricista, poeta, era diventato pescatore. Andava per mare da solo, talvolta con Beppe di Carminiello. Io lo rincorrevo quando tornava verso casa con il pescato. Lidia, la mamma lo aspettava con l’ovetto appena raccolto e il bicchiere di caffè. Subito dopo incominciava la vendita. Tanta gente, poco pesce, ma lui non scoraggiava nessuno: “Se il pesce non lo prendi oggi, lo prenderai domani, oggi mangi la carne che ti fa bene” e rideva, rideva col suo fare sornione. “Brigante!” gli dicevo io, perché me lo potevo permettere. Così l’indomani e nei giorni successivi. Un giorno gli chiesi delle triglie. Mi disse che non le aveva. Io, che le avevo intraviste, frammiste ad altri piccoli pesci, me ne andai via delusa. Dopo un po’ lo vidi arrivare ai piedi delle scale che conducono a casa mia. Aveva un sacchetto in mano, dentro tre triglie così belle che sembrava volessero tornare in mare. “Le avevo messe da parte, perché la mattina c’è la guerra, tutte con le mani ritte queste donne, ci sono prima io! No ci sono io ... e qualche volta vedrai che si pestano pure” mi disse e rideva, rideva. Tra il colore donatogli dal sole e il rossore del viso che gli saliva fino alle orecchie, lo rivedevo bambino, quando ne aveva combinata qualcuna delle sue. 

Poi un giorno la barca di Tonino non tornò. Non puoi pretendere di avere il cuore di una mamma, ma quasi, se sei stata maestra per cinque anni.
Così ogni volta che torno al Campese rivedo il mio scolaro sbruffone che mi dice: “Ma ti pare che mi potevo scordare di te?” Certamente no, perché io non mi sono scordata di lui. Mai.

Caterina Baffigi Ulivi

Nella foto Tonino è al centro con il cappellino bianco