Gara aperta sull'aggiudicazione della compagnia pubblica. Miglia, capitale e investimenti. Sono queste le contestazioni rivolte alla società Toscana di Navigazione che, prima del clamoroso rinvio, era in testa nel punteggio della commissione regionale

Domani il fatidico verdetto su Toremar. La commissione regionale assegnerà la compagnia di navigazione pubblica a uno dei due soggetti privati rimasti in gara, Moby o Toscana di Navigazione. A giudicare dall’andamento del confronto, nelle sedi istituzionali ma anche sulla ribalta mediatica, per ora con certezza si può dire si può dire solo che sono stati ampiamente smentiti quanti parlavano di una gara in qualche modo scontata.

Il 20 aprile l’assegnazione del punteggio riconosciuto ai concorrenti è stato oggetto di primo un annuncio, che vedeva in testa Toscana navigazione, ma le contestazioni di merito di Moby hanno indotto la commissione a decidere un primo rinvio di una settimana, e poi un ulteriore slittamento per i necessari ulteriori approfondimenti. Insomma la battaglia navale è vera e dura, e promette di avere strascichi legali.

Diverse le contestazioni di Moby, che ha chiesto il non accoglimento dell’offerta avanzata dalla cordata rivale. In primo luogo la questione dei servizi aggiuntivi, vale a dire l'inserimento nella documentazione di un numero di corse aggiuntive superiore a quello richiesto dalla Regione, quindi non conforme - per la “Balena Blu” - ai contenuti del bando e motivo di non accoglimento dell'offerta. Ma altri rilievi riguarderebbero requisiti ulteriori, per esempio le miglia percorse nell’ultimo triennio: 450mila miglia. Tutte le corse messe in mare da Moby sulla tratta Elba-Piombino non raggiungono la soglia minima. Servono le tratte sarde per arrivarci. Il fronte opposto a Toscana Navigazione si chiede dunque come possa raggiungere il requisito la cordata avversaria. La società guidata da Salvatore Lauro annovera due soci con attività marittima, Lauro e Delcomar, i quali partecipavano con quote di partenza rispettivamente da 20mila euro (Lauro.it spa) e 15mila euro (la Delcomar srl) in un capitale sociale partito da 100mila euro. Pochi giorni fa è stato deciso un aumento che l’ha portato a 5 milioni di euro. Nelle quote iniziali, fra gli altri soci, la Imca sas di Mario Sorrentino (imprenditore edile), la Socesfin srl, finanziaria con sede a Fiumicino, Isolemar srl, Ciano Trading & service ct srl (attivo nel settore del catering), l’agenzia marittima Fanfani spa, la Elettrovit srl, società specializzata nella costruzione di elettrodotti. Sul versante elbano della società ci sono Tiziano Nocentini, leader nel settore del commercio alimentare, e Vincenzo Gorgoglione con Massimo Piacentini, soci della Mvd costruzioni, leader nella fornitura di materiali edili.

L'ad di Moby ha pubblicamente avanzato dubbi sulla sproporzione fra l'investimento annunciato e il capitale sociale attuale, evocando una esposizione bancaria fortissima. I requisiti di gara imporrebbero un fatturato medio di 25 milioni negli anni 2006-2008. Oggi Moby è una società con 36 milioni di capitale sociale, un fatturato annuo che supera i 250 milioni e una flotta di 16 navi. Sull’altro fronte Lauro ha creato in Campania un impero da 45 milioni di euro di fatturato annuo. E una holding, la Lauro.it spa, che punta su mezzi veloci, progetti per il turismo e nuove tecnologie informatiche. Ma se per Delcomar si parla di una rendita media di 6-7 milioni, Lauro - secondo le contestazioni - avrebbe dal settore marittimo un fatturato inferiore a quello richiesto. E questo rappresenterebbe un ulteriore scoglio. A meno che non si voglia considerare attività e partecipazioni che configurerebbero però una classica holding a prescindere da un'attività di impresa in senso stretto legata al bando. Su questi elementi di controversia si innestano i dubbi avanzati dal sindacato Filt-Cgil con il segretario Agostino Salza: “Entro il 2011 tre navi usate noleggiate in sostituzione di altrettante navi Toremar. Ma con quali equipaggi? Per quanti anni? E soprattutto le attuali navi di proprietà della Toremar che fine faranno? Se vengono vendute e sostituite con navi a noleggio restano valide le garanzie sulla flotta richieste dal bando?". "Se non abbiamo inteso male il contenuto del bando prevede che la Toremar sia venduta e che, pur con una nuova proprietà, il contratto di servizio venga comunque affidato a Toremar per tutti i 12 anni”. “Non vorremmo che fra 5 anni (o forse meno) – ha detto Salza - fossero vendute tutte le navi, e restasse una società di navigazione senza navi, e magari anche senza la sede di Livorno anch'essa di proprietà della Toremar. Certo la commissione che dovrà decidere sul futuro della Toremar e dei collegamenti marittimi con l'Arcipelago Toscano sicuramente avrà tenuto conto di questo e avrà chiesto le dovute garanzie”. La gara, insomma, è aperta.